Lunedì 4 Novembre 2024

L’esposizione ‘Il paesaggio, la natura’ del pittore sipontino Michelangelo Mercurio

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I cinquant’anni della carriera pittorica di Michelangelo Mercurio

Nell’agosto scorso (15 e 16 agosto, per la precisione) si è tenuta presso il bellissimo Bosco di San Francesco (Assisi/PG) la mostra di tredici quadri del fraterno amico Michelangelo Mercurio. Si tratta di opere ‘non in vendita’ (periodo interessato: 2005-2015). Lavori – di medie e grandi dimensioni – appartenenti perlopiù a collezioni private. Esse raffigurano vari scorci di Assisi e dintorni (nonché di Manfredonia). Alquanto suggestive vedute, esposte all’interno di un maestoso scenario naturale. Esposizione intitolata, per l’appunto, ‘Il paesaggio, la natura’. Michelangelo Mercurio (Manfredonia, 1950) da molti anni vive ed opera a Santa Maria degli Angeli (Assisi/PG). Egli è un pittore autodidatta di straordinaria abilità tecnica che, grazie alla sua ampia e variegata produzione artistica, ha ottenuto negli anni numerosi premi e riconoscimenti. Tra essi spiccano: ‘Premio Acquisto Museo Regionale della Ceramica’ di Deruta (negli anni 1996 e 1998); 1° posto al ‘Concorso Nazionale di Pittura Agriumbria’ (nel 1995); 1° posto al ‘Concorso Nazionale di Pittura a Costano’ (nel 2000). Ma torniamo alla mostra ‘Il paesaggio, la natura’. Essa è stata fortemente voluta dal direttore del FAI (Fondo Ambiente Italiano) del Bosco di San Francesco ossia dal dott. Luca Chiarini. E proprio lo stesso dott. Chiarini, nel 2013, propose alla direzione generale del FAI l’acquisto di opere grafiche multiple riproducenti un piccolo acquerello (eseguito dal vero) del Mercurio. Raffinatissima opera raffigurante una luminosa veduta del Bosco di San Francesco. Quest’anno (in cui ricade il cinquantesimo anniversario della carriera pittorica del Nostro), invece, è stata proprio la direzione del FAI a commissionare al Mercurio la realizzazione di un acquerello raffigurante un altro scorcio (a scelta dell’artista) del medesimo bosco. Ebbene, il pittore sipontino non ha esitato ad accettare l’incarico. Dopo non molto tempo, difatti, ha realizzato un delicatissimo lavoro riproducente la trecentesca Torre Annamaria. Anche quest’ultimo acquerello è stato utilizzato per la produzione di opere grafiche multiple. I proventi della vendita (presso il ‘bookshop’ del Bosco di San Francesco) delle grafiche in questione saranno devoluti allo stesso FAI. Torniamo ora nuovamente alla mostra ‘Il paesaggio, la natura’. Nei predetti tredici lavori (raffiguranti incantevoli e silenziosi paesaggi) la rappresentazione della figura umana è volutamente e totalmente assente. L’unica grande protagonista è, dunque, la natura. Sì, la madre natura a cui faceva riferimento il poeta e filosofo romano Tito Lucrezio Caro (nel poema didascalico Il De rerum natura) ossia quella che concede il dono di una ‘serena felicità’ solo a chi si ‘abbandona’ ad essa. E il Nostro, a giudicare dai lavori prodotti, si è più e più volte ‘abbandonato’ alla natura. E la sua ‘serena felicità’ è diventata la nostra. E se lo si vede all’opera (il Mercurio) si percepisce pienamente questo suo ‘abbandono’. Dico ciò in quanto ho avuto più volte il privilegio (e l’onore) di assistere alla realizzazione di alcuni suoi lavori. Mi riferisco soprattutto al periodo in cui frequentai assiduamente il suo studiolo (al piano terra della storica via Campanile della nostra città). Studio d’artista che conobbi per la prima volta nel 1985, anno in cui Alessandro (Sandrino) La Scala mi presentò al Mercurio. Sandrino, uomo particolarmente sensibile ed ironico, era tra i più colti e conosciuti antiquari della Puglia. Egli intuì, forse più di ogni altro, la mia propensione per il disegno (nonché la mia grande passione per l’arte). L’esperto antiquario (attivo fino agli anni ’70 del Novecento), durante il primo periodo in cui frequentai il precitato studiolo, più volte si rivolse al Mercurio – con aria di sfida e sorriso beffardo – per dire in perfetto dialetto manfredoniano: statt’attinde a stu uagnone: nd’u mangianne scorz’ e tutte! Coste tone na bbona méne (letteralm. stai attento a questo ragazzo: non te lo mangiare scorza e tutto! Questo tiene una buona mano). Ricordo ancora oggi quell’uomo. Lo ricordo con grande affetto e simpatia. Ho ancora stampato nella mente il suo volto occhialuto e scarno. Subito dopo la sua morte (avvenuta nel 1988) realizzai – quasi di getto – un piccolo mezzobusto con le sue sembianze. Statuina in argilla cruda (a quel tempo non conoscevo ancora le principali fasi di lavorazione dell’argilla. Le appresi, non molti anni dopo, presso il noto laboratorio ‘Ceramiche Artistiche Robustella’). Piccola scultura che, a causa di numerose crepe sopravvenute, si ruppe irrimediabilmente. Tuttavia, il ricordo di Sandrino è e rimarrà integro nella mia mente (e nel mio cuore). Quella statuina piacque molto anche al Mercurio. Lo stesso pittore sipontino ancora oggi conserva gelosamente un alquanto suggestivo ritratto ‘dal vero’ (a mezzobusto) di Sandrino. Effigie che il Nostro eseguì verso la fine degli anni ’80 del Novecento. Raffigurazione realizzata, dunque, proprio nel suo studiolo di via Campanile. Luogo vivo e attivo. Spazio di incontro e confronto culturale in cui, però, non mancavano momenti di goliardia e divertimento. Emblematico, a questo proposito, è l’episodio avvenuto in una gelida serata autunnale del 1991. Sera in cui il sottoscritto (allora alle prese anche con la difficile arte del Cabaret) imitò più volte, in modo verosimile, il canto del gallo. Ciò dall’interno del precitato Atelier (volutamente buio). Questo avvenne durante il passaggio di un gruppetto di anziani contadini (compagni di lavoro di mio padre). Campagnoli che, dopo aver udito quel verso (all’ora del vespro e non all’alba), restarono strabiliati e iniziarono a parlottare (e discutere) animatamente. Il fatto appena narrato conferma, in un certo qual modo, anche quello che disse Oscar Wilde in merito alla ‘serietà’ dell’artista: “L’arte è l’unica cosa seria al mondo. E l’artista è l’unica persona che non è mai seria”. Ma torniamo alla pittura del Mercurio. Sempre a quel periodo ossia ai primi anni ’90 del Novecento (al 1991, per l’esattezza) appartengono i numerosi quadri esposti nell’allora elegante sala espositiva di Corso Manfredi, 222-224. Mi riferisco alla mostra personale di pittura ‘Manfredonia: viaggio nel passato’. Esposizione che il prof. Pasquale Ognissanti così descrive: […] Un ritorno ancestrale ad una realtà fuggente, ma pur sempre incombente, una modulazione struggente, ma pregnante nella sua valenza culturale: tutto questo è il disegno scenico (ma anche storico) che il Mercurio propone in queste sue visioni sipontine. Sono tematiche, sì, mutuate da vecchie cartoline, ma riprodotte dall’artista, in modo da svecchiarle dalla loro (sublime, ma oggi anacronistica) staticità, e alle quali ha dato corpo e vitalità con sapiente gioco di luci e di colori (i bianchi, le terre e l’ocra gialla le dominanti suadenti della sua tavolozza e dei nostri panorami). […] Non molti anni dopo (nel 1995, per la precisione) fu l’autorevole storico e critico d’arte Prof. Mariano Apa ad esprimere lusinghieri apprezzamenti per l’arte espressa dal Mercurio. Ciò avvenne in occasione del 2° Concorso Esposizione di Pittura Estemporanea ‘Andar per terre umbre’ – XXVII Agriumbria (Azienda di Promozione Turistica di Assisi – Umbriafiere Bastia Umbra/Perugia). Competizione di Pittura in cui il Mercurio conseguì il 1° Premio. Qui di seguito il testo critico di Mariano Apa: […] Una sapiente pittura capace di farsi corpo umorale, con odori e sapori con le qualità climatiche di una stagione che riassume l’identità di una regione: interiorità e introspezione invito a stare nella casa del proprio essere per custodire la verità che attraversa i tempi. […] E sempre il Prof. Apa, in u
n’altra occasione, scrive: […] Nei paesaggi di Mercurio è evidente una capace sfilettata da veloce fendente, come tanti tagli che sfilacciano e feriscono la superficie. Ma tali taglietti è una capace veloce articolata pittura che costruiscono come un campo magnetico. E’ una pittura che può definirsi ‘metereologica’, capace di farsi carico degli odori e umori della terra e del cielo […] Dopo queste affermazioni non è azzardato accostare la pittura del Mercurio a quella di tre rinomati pittori di Capitanata quali Luigi Schingo (San Severo, 1891 – San Severo, 1976); Nicola De Salvia (Foggia, 1893 – Pescara, 1946); Giovanni Mancini (Foggia, 1903 – Manfredonia, 1984). Artisti, quest’ultimi, perlopiù neoimpressionisti che non si lasciarono suggestionare dalle cosiddette avanguardie pittoriche del sec. XX. Essi, proprio come il Nostro, rimasero piuttosto fedeli alla cosiddetta ‘Arte Figurativa’. La pittura del Mercurio (proprio come quella di Schingo, De Salvia e Mancini) è, perciò, pittura sincera. E’ arte spontanea, limpida e precisa. Essa esprime pienamente il genio del Nostro, ma anche la sua esistenza lontana dalla vanagloria. La sobrietà della vita del Mercurio è rispecchiata pienamente nei suoi numerosi acquerelli. Opere raffinate di rara ‘leggerezza’, nonché di mirabile ‘freschezza’. Lavori che mostrano eccellenti qualità di ‘trasparenza’ (caratteristica connaturata al procedimento pittorico in questione). Lavori, dunque, degni dei più grandi maestri acquerellisti italiani. Lo dico senza tema di smentita. Le opere del Mercurio piacevano tanto anche alla mia cara amica Anna (Annina) Castigliego. Giornalista scomparsa prematuramente non molti giorni fa. Anna, nel luglio del 2009, scrisse per il giornale online ‘Manfredonia.net’ l’articolo intitolato ‘Torna ad esporre il pittore sipontino Michelangelo Mercurio’. Testo in cui si faceva riferimento alla mostra personale ‘Silenzi’ del pregevole artista manfredoniano. Dico ciò anche perché ho scoperto, durante il mio ultimo straziante saluto alla cara Anna, che su una delle pareti della sua casa vi è una riproduzione (debitamente incorniciata) di un quadro di Michelangelo Mercurio. Stampa (con tanto di dedica autografa del Nostro) raffigurante le ninfee. Soggetto preferito, come è noto, dal celeberrimo pittore Claude Monet. Ebbene, la ninfea è una pianta acquatica perenne e particolarmente resistente. Sì, ‘perenne e particolarmente resistente’ proprio come l’affetto che mi lega e mi legherà alla carissima ‘Annina’ Castigliego e a Michelangelo Mercurio. La ninfea vive soprattutto nelle acque ferme o lente. Mi piace immaginare, pertanto, ‘Annina’ come una ninfea a fiore bianco (proprio come il suo ultimo abito): fiore tra i fiori. Bianco bocciolo che lentamente attraversa il confine di questa nostra vita (a volte davvero crudele e insopportabile) per arrivare al Padre. La grande potenza evocativa di un quadro d’artista. La involontaria prefigurazione profetica di una giovane donna dall’animo straordinariamente nobile e puro.

Francesco Granatiero

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  • Bravo Michelangelo! Ottima persona e grande artista. Da un vecchio amico del cortile delle gatte, dove si affacciava l’uscita del retrobottega del caffè e pasticceria Adolfo Castriotta, mio bisnonno.

    tiger 18/10/2015 18:08 Rispondi
  • Grande Michelangelo, amico d’infanzia…, di cui mi faccio pregio avere in casa un suo quadro…. “la pianta di basilico sul balcone”.
    Ciao Michelangelo…. arrivederci, spero, a presto qui a Manfredonia con un’altra tua mostra.

    svolta 17/10/2015 9:46 Rispondi
    • Grande amico Michelangelo, stimato uomo, raffinato comunicatore pittorico delle note piú sfumate che il paesaggio, il viaggio chiamato VITA racchiude..
      Grazie per le emozioni che ci sono. Con affetto e stima.
      Gianluca La Tosa

      Gianluca La Tosa 17/10/2015 19:38 Rispondi

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