La politica a Manfredonia va seguita e capita anche andando oltre le primarie del 21/12/2014 e della lotta tra i due contendenti G. Prencipe e A. Riccardi ed i rispettivi gruppi dirigenti PD, loro sostenitori. Tale contesa è certamente un fatto significativo e straordinario per la città, per la nettezza e l’ampiezza del coinvolgimento in atto di persone e forze di qualsiasi colore e politico, dalla sinistra alla destra. È come se si stesse eleggendo direttamente il Sindaco (e così è) senza che ci sia alcun schieramento alternativo al Centro Sinistra, cosa piuttosto anomala.
QUAL È LA POSTA IN GIOCO NELLA CONTESA?
Già questo evidenzia di per sé che Manfredonia è un unicum: per un comune di 60.000 abitanti, nella provincia e nell’intera Italia non si è mai verificata una situazione simile, anche perché in più di vent’anni non c’è mai stato al governo della città uno schieramento alternativo. Perciò occorre capirne il perché, il senso e le conseguenze sul futuro e sulla possibilità che si metta in moto un cambiamento politico e sociale, vero e reale, tenendo conto che non c’è democrazia e dinamismo senza opposizione politica e sociale.
La domanda è: qual è la posta in gioco nella contesa? Il prevalere di un gruppo di potere su un altro o anche il prefigurare una lotta tra chi vuole lasciare Manfredonia così come è, dominata dagli stessi di sempre e chi propone un cambiamento radicale della politica, della vita e del futuro della città? Perciò è importante capire quale idea di città ciascuno schieramento prefigura, dopo aver ben piantato l’albero del nuovo. Si vuole una città vecchia dominata dall’immobilismo, dal clientelismo, dall’affarismo dei soliti potenti o una città nuova fondata sulla rivitalizzazione dei partiti aperti ed impegnati ad animare la società, sulla partecipazione sociale attiva, sull’impegno personale volontario e gratuito e non sui mestieranti della politica che devono sparire tutti, fissando regole che impediscano il loro riprodursi? Una città nuova fondata sulla lotta ad ogni tipo di favoritismo e per il diritto di tutti, una città nuova costruita non sullo strapotere e l’onnipotenza del sindaco ma sulla partecipazione collettiva alle decisioni, sulla trasparenza di ogni atto amministrativo, sul controllo sociale periodico dell’operato amministrativo, sulla rendicontazione sociale dei risultati e della attuazione del programma, una città in cui non ci sia un uomo solo a comando, chiunque esso sia, che ne diventa poi potenziale e oggettivo padrone. Se questa è la vera posta in gioco, una città nuova, viva e partecipata e non una città vecchia, immobile e clientelare allora occorre avere la consapevolezza che un cambiamento reale è frutto di un processo lungo ed articolato che non si può esaurire nelle primarie, pur fondamentali, ma richiede impegni duraturi e strumenti organizzativi adeguati, poiché c’è da superare il deserto nella nostra città e nelle nostre coscienze, che i potenti hanno lasciato.
L’AMBIVALENZA DELLE PRIMARIE
In questa prospettiva le primarie PD sono ambivalenti: semplice lotta di potere tra due gruppi dirigenti e, contemporaneamente, inizio di un nuovo percorso di reale cambiamento politico e sociale. La conquista del governo politico-amministrativo di Manfredonia è importante e fondamentale poiché è uno strumento che indirizza ed in buona parte determina la vita della città, infossandola o facendola crescere. Le primarie possono essere, quindi, il primo passo, l’inizio di un percorso, non la fine o la sua conclusione. In tal senso i due contendenti, pur essendo ugualmente renziani, non sono equivalenti per stile, storia ed impegno personale, per attività lavorativa e professionale, per idee che prospettano, per il modo di gestione che propongono, per l’arroganza e la durata di occupazione di posti di potere, per l’essere o meno mestieranti della politica, per il tipo di squadra e la partecipazione che sollecitano, per la capacità di ascolto, per i gruppi d’interessi economici che li circondano, per l’idea di politica e di partito che prospettano, e soprattutto per la città che vogliono costruire, l’uno con i cantieri programmatici in atto e l’altro con i grandi e costosissimi manifesti pubblicitari. Infine c’è un aspetto più profondo, simbolico da considerare: il Sindaco è una figura genitoriale, un genitore collettivo, un modello di riferimento che, perciò, oggettivamente e per lo più inconsapevolmente, influenza tutti, ed in particolare i giovani, nei valori, nella concezione di vita e nella sua pratica. Per tutto questo la bilancia pesa sicuramente a favore di G. Prencipe. La cosa più positiva, comunque, che tale contesa realizza è il confronto, specialmente se si struttura nel tempo oltre le primarie in modo da creare una continua e stabile dialettica nel partito e nella società manfredoniana, tanto più se la si inserisce all’interno della contesa elettorale regionale.
I DUE SCENARI POSSIBILI: UNA MANFREDONIA NUOVA ED UNA VECCHIA
Il primo scenario è quello più negativo per la democrazia a Manfredonia e per la possibilità di un reale rinnovamento della città. Il vincente alle primarie (qualunque sia) assorbe il perdente o una parte dei suoi sostenitori, trovando un accordo. Tutto continuerà come prima e forse ancora peggio poiché sarà stata distrutta la fiducia. L’unica speranza sarà data dal M5S e dai movimenti civici autonomi se riusciranno a presentare liste credibili per persone e contenuti e se l’elettorato libero e finora non votante si attiva, comprendendo la situazione di emergenza democratica che si determinerebbe. Lo stesso varrebbe per la destra, se ritrova le motivazioni e la passione per una opposizione democratica puntuale e continua nella prospettiva di una alternativa. Avrà, comunque, valore, inoltre, la presenza di associazioni politico-culturali che mantengano viva con analisi, riflessioni, proposte la prospettiva di una Manfredonia Nuova, oltre alla stampa libera locale e provinciale, unica vera forza di coscienza critica e di crescita propositiva nel nostro territorio, pur con alcuni limiti. Il secondo scenario è quello più positivo per la città. Il vincente (qualunque sia) non assorbe il perdente che dentro il PD ma soprattutto nella città, muovendosi o con una lista civica o con altre forme durature di iniziative politiche, mantiene e costruisce una sua forza ed identità autonoma. Così continuerebbe il confronto e la dialettica sia nelle elezioni amministrative sia dopo, rianimando la nostra comunità e promuovendo un controllo sociale e politico dell’operato dell’amministrazione comunale. Nell’attesa non resta che impegnarsi per ciò che è meglio, mantenendo la propria dignità di cittadino pensante ed operante e non di suddito. Ricordando che qualsiasi dittatura, piccola o grande che sia, ha sempre avuto bisogno di tacitare la coscienza personale, la quale è l’unica cosa che ci rende veramente uomini.
Buon Natale a tutti i manfredoniani ed in particolare ai nostri bambini, figli e nipoti, a cui non possiamo che augurare una vita ed una città migliore.
Silvio Cavicchia
Sociologo e Ricercatore Sociale del Centro Studi e Ricerche “Eutopia”
silviocavicchia@libero.it