Ieri sera, alle 20.30, vado ad osservare l’allenamento della locale squadra di rugby: la A.S.D. Shark Rugby Manfredonia.
Sono ragazzi, alcuni giovanissimi, i più piccoli hanno 12-13 anni.
Si allenano su un campo in terra battuta, quello parrocchiale della San Carlo.
Hanno trovato ospitalità solo lì, grazie alla sensibilità di Don Luciano.
Non affrontano gare ufficiali in quanto non sono ad oggi strutturati per farlo, ma si allenano da anni.
Il rugby è uno sport di disciplina, di rispetto per l’avversario, ma anche di dedizione. È lo sport di squadra per definizione.
Il rugby è in continua ascesa in Italia: aumentano gli iscritti, aumentano anche gli sponsors.
C’è una definizione cara agli anglosassoni che recita così: “il rugby è un gioco da bestie giocato da gentiluomini, il calcio è un gioco da gentiluomini giocato da bestie”.
Chi gioca a rugby sa che la concetrazione e l’approccio mentale è determinante.
Il gruppo storico di questa compagine è costituita da Marco Lupoli (capitano), Filippo Lupoli (allenatore), Salvatore Grieco (presidente), Michele Guerra e Francesco Panza.
Ricevono consigli ed aiuti tecnici da Marco Gallifuoco, ex rugbista in Trentino.
“Pratichiamo questo sport per passione, per trasmettere dei valori positivi ai tanti ragazzini che vengono ad allenarsi qui con noi” dice il presidente. “Abbiamo fondato un associazione, ci autotassiamo su tutto, anche per l’aquisto delle divise.”
Ad oggi la squadra non riceve alcuna forma di sostegno, né da privati né tantomeno dal Comune. Abbiamo chiesto mesi fa un incontro con gli amministratori locali, ma ad oggi nessuna risposta.
Nei paesi a grande tradizione rugbistica quali la Nuova Zelanda e la Francia, il rugby viene usato per fini rieducativi.
A questo proposito è illuminante la storia di Jonah Lomu, campione degli All blacks, cresciuto nel ghetto di Auckland, capitale della Nuova Zelanda. Un infanzia difficile, risse, lo zio ucciso a colpi di machete. Jonah Lomu confidò una volta alla stampa: “Non avrei potuto vivere senza rugby: sarei senz’altro morto o finito in galera”.
L’anno scorso alcuni elementi della compagine sipontina hanno giocato nelle fila del Torremaggiore, società iscritta alla FIR (Federazione Italiana Rugby).
“Si presentano almeno in 20 all’allenamento ” dice l’allenatore, “Tuttavia sono circa 50 gli appassionati nel giro della Shark Rugby Manfredonia”.
L’allenatore continua: “utilizziamo schede individuali, per ogni rugbista, dove tracciamo per ogni seduta di allenamento, miglioramenti o peggioramenti sotto l’aspetto della velocità, passaggio, intelligenza tecnica etc..”. Filippo Lupoli aggiunge: “Da un po’ cominciamo anche a riprenderci con la video camera, filmati che poi rivediamo con calma”.
L’allenatore chiede concentrazione, i ragazzi lo ascoltano attentamente.
Sebbene si allenino fino alle 23, il quartiere prova una silente simpatìa per la squadra.
Per saperne di più o per vedere questi ragazzi allenarsi basta andare su Facebook e cercarne la pagina: A.S.D. Sharks Rugby Manfredonia.
Antonio Esposito