Trasmettendo il verbale dell’incontro istituzionale tenuto qualche giorno fa con le province di Foggia e Bat e con il sindaco di Ordona, alla presenza dei tecnici di Arpa, del Cnr, degli uomini del Noe e delle strutture della Regione.
L’Assessore regionale all’ambiente della Puglia ha chiesto un incontro per discutere della possibilità di proporre un decreto legge che permetta l’uso delle risorse economiche poste a sequestro penale per le esigenze di caratterizzazione e per rendere innocue le situazioni a rischio. Il decreto 136/2013, quello sul caso Ilva, conteneva una indicazione preziosa che nel caso dei rifiuti tombati nel foggiano potrebbe essere utile ad intervenire tempestivamente per le necessarie attività di messa in sicurezza e di bonifica eventuale senza gravare sulle finanze degli enti locali.
L’art. 7 del 136 prevedeva addirittura che potessero essere utilizzate per fini ambientali risorse sottoposte a sequestro penale anche in procedimenti di natura diversa. Nell’incontro con il Ministro, sperando che sia il prima possibile, l’Assessore all’Ambiente chiederà che si adotti un decreto specifico per quello che sta emergendo a Foggia o che potrebbe venir fuori anche altrove: i reati ambientali, i cui effetti sono permanenti per cui è necessario un intervento che ristabilisca la salubrità, rischiano di pesare due volte sui cittadini. In primo luogo per i già citati effetti sulla matrice ambientale e per i rischi sulla salute pubblica e poi, in seconda battuta, per i costi connessi alle attività di bonifica.
L’indagine foggiana ha individuato delle responsabilità e sottoposto a sequestro risorse economiche e mezzi che sono il frutto dei reati consumati. Se si potessero utilizzare quelle risorse senza aspettare le definitiva confisca che richiede parecchi anni, si eviterebbe di gravare sugli enti locali e si potrebbe massimizzare l’efficacia degli interventi.