Lo storico Luca Diliberto legge per noi l’evento della doppia canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II.
“Guarderanno in molti a Roma, il prossimo 27 aprile: quel giorno, nel corso di una solenne celebrazione eucaristica in San Pietro, verranno canonizzati, cioè proclamati santi, due pontefici tra i più significativi del secolo passato: Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II.
Entrambi hanno vissuto a lungo: papa Giovanni è nato a Sotto il Monte, in provincia di Bergamo, nel 1881 ed è morto nel 1963; Giovanni Paolo, che ha portato nel nome stesso la memoria del suo predecessore, nacque invece a Wadowice, in Polonia, nel 1920 ed è morto -dopo un lungo periodo di malattia e nonostante avesse subito nel 1981 un attentato quasi mortale- nel 2005. Saldando idealmente le loro due vite, si riesce ad abbracciare tutta la storia del Novecento, con i drammi di un secolo che qualcuno ha voluto definire “breve”, ma che certamente ha visto crescere in modo esponenziale sia le possibilità di benessere per larghi strati della popolazione mondiale, sia le occasioni di distruzione, di sterminio, di orrore simboleggiati, ma purtroppo non limitati, dai periodi delle due guerre mondiali (1914-1918 e 1939-1945).
Questa canonizzazione “doppia” spinge inevitabilmente a porre a confronto le due vicende, sia umane che ecclesiali, trovando somiglianze e differenze; l’esercizio è interessante, anche se non del tutto rispettoso delle personalità dei singoli, in cui è sovrabbondata in maniera del tutto speciale e specifica la grazia del Signore per questa terra. E’ però possibile affermare con tranquillità, e senza timore di forzare troppo il dato storico, che sia Giovanni XXIII che Giovanni Paolo II hanno rappresentato, per la stagione civile e di Chiesa in cui sono stati protagonisti, forze di trasformazione irreversibile, decisamente rivoluzionarie, finendo per contribuire in modo evidente al movimento ed al progresso di una struttura tanto complessa come il cattolicesimo universale, ed incarnando contemporaneamente ideali di libertà e di pace per l’intero consesso umano. Così, il loro magistero ha raggiunto il cuore di milioni e milioni di persone, grazie anche ai moderni mezzi di comunicazione sociale che ne hanno moltiplicato il messaggio ed i gesti.
Giovanni XXIII, divenuto papa nel 1958 quasi ottantenne, ed allora immaginato forse come poco più che un uomo di transizione, seppe attraverso una decisione personale maturata nel suo intimo, e giustificata dalla sua vicenda e dalla sua spiritualità, portare la Chiesa fuori dalle secche dello scontro con l’età moderna, obbligandola ad un “aggiornamento” inimmaginabile sino a qualche anno prima.
Il Concilio Vaticano II spinse ad uscire dall’immobilismo dottrinale ottocentesco, per cercare nuovi linguaggi e nuovi stili di vita credente. Il papa non vide la conclusione né i frutti di questa rivoluzione; ne decise però l’inizio, che segnò l’avvio di una nuova stagione in cui la Chiesa cercò di respirare e far respirare l’aria nuova del Vangelo, riportandolo a tutti.Del lungo periodo (oltre vent’anni) in cui Giovanni Paolo II fu pastore della comunità cattolica si potrebbero richiamare tanti passaggi; ma è certo che, a poco più di dieci anni dalla sua elezione, avvenuta nel 1978, l’Europa ed il mondo videro con lui crollare un sistema di idee ed una organizzazione dello stato basata sull’annullamento delle libertà, a partire da quella religiosa. Con l’abbattimento del muro a Berlino (1989), la fine del comunismo nell’Europa dell’Est e poi in Russia, apparve chiaro che occorreva ricostruire le speranze dell’uomo a partire da un’altra speranza; e Giovanni Paolo II, che nella Polonia comunista era divenuto prete e vescovo, e che da papa aveva sostenuto i movimenti di opposizione al regime totalitario del suo paese, moltiplicò le forze per far conoscere al mondo il messaggio di Cristo. Fu infatti, fin quasi alla fine, pellegrino instancabile in ogni angolo del pianeta.
Guarderemo anche noi a Roma, il 27 aprile; ci sarà molto altro da scoprire, e da rendere grazie.
Articolo presente in:
News