Emessa pochi minuti fa la sentenza in Corte d’Appello per i sette imputati coinvolti nel processo “Romanzo Criminale” ed accusati di ben quattro omicidi. Ergastolo senza isolamento diurno per Francesco Giannella, colui il quale è ritenuto il capo del gruppo che in pochi mesi ha seminato terrore a Manfredonia. Esclusa l’accusa di associazione a delinquere. Ergastolo senza isolamento diurno anche per il suo braccio destro, Ilario Conoscitore, anch’esso senza associazione a delinquere; sedici anni di reclusione, invece, per Leonardo Salvemini, e sei anni a Christopher Paloscia; quattro anni invece per Mario Renzulli, Emanuele Biondi e Nicola Uva.
La richiesta dei Pm: Ergastolo per Francesco Giannella ed Ilario Conoscitore era la richiesta del Pubblici Ministeri Alessandra Fini e Rossella Pensa, per i 4 omicidi commessi tra il giugno ed il novembre 2012, ovvero quelli di Cosimo Salvemini, il ragazzo di 21 anni, scomparso a luglio 2012, il cui corpo senza vita venne poi ritrovato il 10 dicembre nei pressi dell’Aeroporto Militare di Amendola; Francesco Castriotta ed Antonio Balsamo uccisi il 5 giugno 2012 in Viale degli Eucalipti a Siponto ed ancora quelli di Matteo di Bari, l’uomo ammazzato durante una rapina il sei novembre 2012. Per Giannella, considerato l’autore materiale degli omicidi, la richiesta era anche di isolamento diurno, non richiesto invece per Conoscitore. Le altre richieste del Pubblico Ministero: 20 anni di reclusione per Leonardo Salvemini (cugino di II° grado di una delle vittime, Cosimo Salvemini); 8 anni di reclusione per Mario Renzulli e 9mila euro di multa; 6 anni per Nicola Uva e 9 mila euro di multa; 8 anni per Emmanuele Biondi ed infine 8 anni più 12 mila euro di multa per Christopher Paloscia. A nessuno degli imputati (tutti e 7 hanno chiesto il rito abbreviato) sono state riconosciute le aggravanti generiche, data la gravità dei reati e la ferocia con la quale sono stati commessi. Ricordiamo che l’inchiesta «Romanzo criminale» il 2 febbraio scorso portò all’arresto di sette persone di Manfredonia accusate a vario titolo di quattro omicidi, sequestro di persona, rapina, spaccio, armi, soppressione di cadavere e favoreggiamento. L’ottavo “complice” secondo gli inquirenti, Luigi Pollidoro, colui il quale avrebbe attirato il Salvemini nel tranello mortale, è anche l’unico a non aver chiesto il rito abbreviato. La difesa di Pollidoro aveva chiesto un patteggiamento, rifiutato dal Pubblico Ministero.
Già condannata a 13 anni di reclusione la fidanzatina di Giannella, minorenne all’epoca dei fatti per concorso nell’omicidio di Cosimo Salvemini, per concorso rapina e sequestro di persona (Matteo Di Bari), per favoreggiamento per il duplice omicidio di Francesco Castriotta e Antonio Balsamo, associazione a delinquere, e porto illegale di armi da fuoco. La minore è stata giudicata con il rito abbreviato. La ragazza incensurata era una figura chiave, sia per il coinvolgimento diretto sia per le dichiarazioni rese contro altri indagati, dell’inchiesta condotta dalle Procura di Foggia e del Tribunale per i minori, della squadra mobile foggiana, degli agenti del commissariato e dei carabinieri. Fu arrestata per concorso in due omicidi (Matteo Di Bari e Cosimo Salvemini), rapina in entrambi i delitti, concorso nel sequestro di persona di Salvemini ed è indagata per favoreggiamento per il duplice omicidio di Francesco Castriotta e Antonio Balsamo: ha reso dichiarazioni importanti anche contro l’ex fidanzato.
La requisitoria: “Nessuna attenuante, erano belve pronte ancora a sparare”
Una baby gang spietata. Il più grande ha 33 anni, i più piccoli solo 17 anni. Sono loro assassini seriali, criminali incalliti, rapinatori esperti – tuonano gli inquirenti. Una brutalità rara. In particolare c’è una conversazione di Francesco Giannella in cui ride e fa ridere la propria fidanzata e Emanuele Biondi nel raccontare di come, tornando sul luogo del duplice omicidio, ha trovato i cadaveri di Antonio Balsamo e Francesco Castriotta poco prima da lui stesso ammazzati. Brutalità e ferocia rimarcate da entrambi i sostituti procuratori durante le requisitorie.
I due magistrati hanno chiesto al giudice di non riconoscere le attenuanti generiche per la crudeltà dei fatti ed anche perché gli imputati hanno reso dichiarazioni spontanee a polizia e carabinieri solo dopo essere stati arrestati. Uno scenario aberrante e sanguinolento quello tracciato dai pm fatto di emulazioni, spirito d’appartenenze ed omertà tra i componenti del gruppo. Erano pronti a sparare e l’avrebbero fatto ancora se non fossero stati fermati dalla giustizia. Si dicono soddisfatti i legali rappresentati delle parti civili: 21 in totale, tutti parenti prossimi delle quattro persone uccise dal gruppo capeggiato da Francesco Giannella. «Non è assolutamente vero che sono stati costretti a delinquere da Giannella – tuona l’avvocato Raffaele Di Sabato che in questo procedimento rappresenta la famiglia di Matteo Di Bari – , anzi erano anche piuttosto propositivi e non hanno mai mostrato uno stralcio di pentimento».
Graziano Sciannandrone
….corte d’appello?
Un giorno sarà fatta giustizia divina.
GIUSTIZIA FATTA FARABBUTTI