Giovedì 21 Novembre 2024

Bilancio in rosso e debiti, i danni della politica che si fa industria…

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“Le risorse del Comune si sono assottigliate anche per il diminuito trasferimento dallo Stato delle risorse spettanti: una riduzione del 53%, dagli oltre 14 mln di euro del 2010, ai circa 6,7 mln del 2013, mettendo in grave affanno l’amministrazione comunale. Nel frattempo i costi a carico del Comune sono aumentati”. Queste affermazioni sono state più volte pronunciate sia dal Sindaco Riccardi che dall’Assessore al Bilancio Rinaldi. Dati incontrovertibili, che evidenziano come i Comuni, compreso il nostro, siano vittime di pesanti tagli da parte del governo centrale. Ma numeri assolutamente non asettici ma esemplificativi sono anche i 93.837.644 mln di debito locale comunale (bilancio 2012), che seppur da leggere tenendo conto del contesto appena descritto, testimoniano una situazione gestionale difficile. L’indebitamento procapite è di 957.52 € che moltiplicati per il numero abitanti residenti (56.239) significa 53.849.967 €, da sommare ai residui passivi per 35.815.984 € e le anticipazioni di tesoreria (debiti verso il tesoriere, ovvero denaro anticipato dalla banca non coperto da mutui, che si dovrà presto restituire ) per 4.171.693 €. Il Comune garantisce i debiti con dei residui attivi (crediti certificati e non riscossi) certificabili in 39.584.480 € che sommati ai valori dei beni patrimoniali disponibili  di 74.499.240 € -con la svalutazione dei crediti e la svalutazione patrimonio di  20 mln- crea un attivo di  €94.083.720.  Relativamente alla svalutazione crediti e svalutazione del patrimonio, il Comune di Manfredonia ha tanti crediti certificati ed accertati ma spesso non riesce a recuperarli o li recupera in minima parte (esemplare il caso della fallita Gema). Inoltre quando realmente si va ad effettuare la vendita del patrimonio disponibile, spesso non si realizza negli importi auspicati. Dunque spese che si concretizzano, coperte da entrate non del tutto certe. Paradossalmente pur vendendo completamente il suo patrimonio disponibile, il Comune di Manfredonia non azzererebbe tutti i suoi debiti, anzi pagherebbe sempre più interessi, non avendo risorse per investimenti propri. Ma in materia di riduzione di spesa non si vede un intervento drastico: dalla gestione diretta del mercato ittico (difficile che il nuovo bando emesso possa fruttare novità), alle consulenze esterne,- in numero troppo elevato vista anche l’assunzione di 6 nuovi tecnici-, dai servizi affidati a cooperative con continue proroghe di appalti in attesa di  nuovi bandi, ai contributi al GAL ed agenzie varie. Risparmi, che se attuati, finanzierebbero ulteriori servizi, sia per compensare possibili nuovi tagli ai trasferimenti, sia per ridurre la pressione fiscale sui cittadini e le imprese. In più vediamo dirigenti ed amministratori di società partecipate che a loro volta hanno dei consulenti e dei dirigenti. E poi revisori nominati dalle partecipate che dovrebbero a loro volta controllare. E poi ancora i commissari e le autorità locali. Tra questi anche qualche “fortunato” che si ritrova con più incarichi, spesso nel ruolo di controllore e controllato. Poi i guadagni, esorbitanti: per un direttore o dirigente di municipalizzata si va dai 160 ai 190 mila euro; un revisore circa 20 mila. I consulenti portano a casa le cifre più disparate: qui le cifre oscillano mediamente tra 20 e le 50 mila euro. In un momento storico probabilmente irripetibile, con le famiglie in una situazione estrema di difficoltà, un’amministrazione comunale deve davvero rendersi credibile davanti agli occhi dei propri cittadini: Matteo Renzi, che vorrebbe incarnare il cambiamento e la “rottamazione” della cattiva politica, e che a Manfredonia annovera parecchi estimatori e sostenitori, compreso il sindaco Riccardi, ha tuonato qualche giorno fa: “Basta ai contratti a tempo indeterminato per i dirigenti”. Gente che spesso non ha fatto alcuna selezione pubblica, ma viene pagata con i soldi di tutti. La politica, anche a Manfredonia, non può farsi industria. Il sociologo tedesco Max Weber, diceva “che si può vivere ‘per’ la politica oppure ‘di’ politica”. Chi vive ‘per’ la politica costruisce in senso interiore tutta la propria esistenza intorno ad essa, mentre della politica come professione vive colui che cerca di trarre da essa una fonte durevole di guadagno”. Era il 1919, ma la lezione è quanto mai attuale.

Graziano Sciannandrone

Come dovrebbe essere la politica, per esempio…

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Commenti

  • Egregia redaz.questo art. andrebbe messo all’inizio di ogni discorso:DELENDA CARTAGO ed iniziava a parlare un grande uomo del passato.I fatti gli hanno dato ragione.Il servilismo degli uomini,l’inettitudine,l’incapacità operativa e decisionale,la voracità in tutte le sue forme(anche le più becere)ci hanno portato a tanto.HO SCOPERTO L’ACQUA CALDA.

    mario 23/01/2014 17:48 Rispondi

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