Voglio sintetizzare 2 concreti esempi positivi della funzione proattiva di STUDI E RICERCHE SCIENTIFICHE PARTECIPATE condotte su ed il nostro territorio, accantonando per il momento altri studi dello stesso tipo meno positivi.
Il primo, lontano, lontano nel tempo, è ben vivo, attuale e presente, ben strutturato e radicato nella nostra comunità, come patrimonio scientifico culturale e nei suoi effetti operativi, economici ed ecologici.
Mi riferisco alla più importante RICERCA SOCIOLOGICA LONGITUDINALE, italiana ed europea, condotta nel 1965 da Sabino Acquaviva e G. Heisermann sul Gargano, pubblicata nel 1971 con il titolo” LA MONTAGNA DEL SOLE: IL GARGANO. ROTTURA DELL’ISOLAMENTO ED INFLUENZA DEI MEZZI COMUNICAZIONE DI MASSA IN UNA SOCIETA’ IN TRANSIZIONE”. Ripetuta nel 1978 e ripubblicata nel 1982 con titolo “La Montagna del Sole. Il Gargano: 14 anni di storia fra due inchieste (1965-1979)”. Infine ripetuta una terza volta, questa volta condotta dalla Prof.ssa Fiocco Paola Maria nel 1988 e pubblicata nel 1990 con il titolo “IL GARGANO: TERZA INCHIESTA”, come capitolo del volume di S. Acquaviva “DALL’EUROPA ALL’UOMO”. Tale terza inchiesta, poco conosciuta e diffusa per varie ragioni, fu rielaborata molti anni dopo, nel 1998, e pubblicata nel 2002 con prefazione di S. Acquaviva con il titolo “Il Gargano: un’inchiesta fra due millenni. (1965-2001)” .
La prima inchiesta fu condotta in collaborazione tra l’Università di Bonn con quella di Padova per stabilire l’influenza dell’emigrazione e dei mass media sul cambiamento sociale e sullo sviluppo dell’area. Dalla ricerca emerse che l’influenza dei mass media era particolarmente modesta, perché mediata dalle relazioni e comunicazioni interpersonali e dei gruppi sociali di riferimento. Mentre una maggiore influenza esercitavano le informazioni degli emigranti che si recavano nelle zone industrializzate dell’Italia e dell’Europa Continentale. Influenza che, pur introducendo mutamenti nei valori e nell’immagine del mondo, non portavano ad una accettazione automatica dei modelli tipici della società industriale, ma, piuttosto, portavano al crollo dei modelli tradizionali.
Anche perché, è bene sottolineare, una loro specifica rielaborazione adeguata al contesto garganico, richiedeva (e richiede) tempo e dinamiche sociali ed interpersonali, continue e profonde, come richiede ogni patrimonio culturale, valoriale e storico di una comunità e di un popolo, patrimonio che ne è la struttura portante.
A tal fine e non al caso, furono condotte le altre due inchieste, per cui, nell’insieme, questa RICERCA SOCIOLOGICA LONGITUDINALE è da considerare l’unica, in Italia ed in Europa, che affronta in modo sistematico e nei tempi lunghi, il problema del passaggio dal sottosviluppo allo sviluppo in una area in precedenza quasi isolata, che si trasforma con estrema rapidità.
LA PROPOSTA, IL DIBATTITO, LA NASCITA DEL PARCO NAZIONALE DEL GARGANO
Ebbene, il Prof. Acquaviva, alla luce dei risultati della ricerca, della sua importanza e diffusione anche in ambito europeo, e del suo innamoramento del Gargano, fu il primo a diffondere il Gargano con il termine “La Montagna del Sole”, contribuendo alla costruzione della sua immagine attrattiva ed affascinante ed al suo relativo successo di richiamo turistico.
Egli è da considerare, addirittura, il fondatore scientifico, culturale e “POLITICO STRATEGICO” del Parco Nazionale del Gargano. Infatti Acquaviva si convinse della necessità di preservare quel promontorio straordinario per ambiente, paesaggio e cultura profonda rappresentata dalla Montagna del Sole. Intravide nella costituzione del Parco Nazionale del Gargano uno strumento fondamentale per lo sviluppo sano, equilibrato, rispettoso delle vocazioni territoriali e risorse delle nostre comunità. Egli fin dagli anni ’70 il modo costante, metodico, documentato promosse una grande campagna culturale, scientifica, giornalistica e comunicativa, scrivendo editoriali su LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO e su altri giornali, promovendo incontri e partecipando come relatore a vari convegni ed iniziative pubbliche su tema del ruolo e senso del Parco Nazionale del Gargano, coinvolgendo tanti altri studiosi di altre discipline e suscitando l’attenzione della politica e dell’economia imprenditoriale sana.
Acquaviva voleva difendere LA MONTAGNA DEL SOLE soprattutto dall’aggressione del cemento che depurtava l’ambiente, il paesaggio e l’ecosistema, ma anche l’identità culturale, le radici antichissime, della MONTAGNA DEL SOLE. C’erano molte reazioni contrarie, anche da parte di sindaci di comuni garganici soprattutto per il timore che IL PARCO potesse diventare un forte limite, un ostacolo per la crescita del turismo ed in generale per l’economia.
IL RUOLO DELLA POLITICA STRATEGICA, DELL’ISTITUZIONI LOCALI DEMOCRATICHE E DELLA PARTECIPAZIONE SOCIALE ATTIVA E’ RISULTATA ALTRETTANDO FONDAMENTALE DELLA RICERCA SOCIALE LONGITUDINALE
I suoi continui appelli trovarono, per fortuna ed intelligenza, attenzione e sensibilità da parte della politica provinciale, ed in particolare da Matteo Fusilli, giovane Assessore Provinciale all’Ambiente, il quale attraverso varie iniziative pubbliche, politiche e culturali, condotte in più anni riuscì a realizzare questo sogno, questa visione prospettica straordinaria.
Indimenticabile e basilare fu il Convegno a Manfredonia nel 1980 promosso da Matteo Fusilli con al centro la relazione di Sabino Acquaviva, Convegno che finalmente aprì una nuova prospettiva culturale e politica all’ipotesi del Parco. Fu disegnato un percorso politico che di lì a pochi anni con la Legge 324 del 6 dicembre del 1991 portò alla istituzione del Parco Nazionale del Gargano. Non al caso Matteo Fusilli fu Presidente del Parco Nazionale del Gargano dal 1999, per 5 anni, e poi Presidente Nazionale di FEDERPARCHI fino alla sua morte.
Ovviamente è da sottolineare che il Parco nacque per l’impegno grande di alcune persone, sulla base di studi scientifici sociologici, ma anche per la lungimiranza e la visione aperta di tutta la politica del tempo e delle istituzioni, in particolare per la progettazione di altissimo livello elaborata e messa in campo dall’Amministrazione Provinciale con il PROGETTO CAPITANATA, in quegli anni, 1976-1981, guidata dal Presidente Francesco Kuntze.
Il percorso fu lungo tormentato e la battaglia e il confronto con i Sindaci e le popolazioni fu duro e pesante. Però finalmente la classe politica, interessata al Parco, fu capace di decisioni anche scomode e senza garanzie di ritorni immediati di consenso, decisioni che, tuttavia, prospettavano un benessere complessivo, duraturo.
ENICHEM, LOTTE CITTADINE E LA RICERCA EPIDEOMOLOGICA PARTECIPATA
Il secondo esempio positivo è dato dalla RICERCA EPIDEMIOLOGICA PARTECIPATA, nata e condotta a Manfredonia dal 2015 e tuttora in atto, la quale può essere considerata, pur nella sua specificità, una ricerca sociale dato che affronta il problema della tutela e salvaguardia della salute delle persone e dell’ambiente. Nata sotto la spinta di persone esemplari, Nicola Lo Vecchio e Maurizio Portaluri, promossa dal Comune, sotto la guida scientifica di ricercatori illuminati, coscienti e innamorati della funzione proattiva del loro lavoro, è riuscita a rivivificare il senso delle lotte, delle riflessioni e studi di varia natura condotte a Manfredonia, in particolare nel 1988-89 ed anche dopo.
Indagando, rilevando, dimostrando i gravi effetti nocivi sulla salute e ambiente dell’inquinamento prodotto dall’ENICHEM, tuttora in essere, ha permesso l’elaborazione di strumenti di riflessioni e d’intervento concreto per ben comprendere il presente e il futuro di Manfredonia, ed aprire una prospettiva per affrontare un futuro centrato sulla tutela della salute e dell’ambiente e sul benessere complessivo.
Il libro di Giulia Malavasi e il documentario di Massimiliano Mazzotta entrambi intitolati “LA CATASTROFE CONTINUATA” esprimono le visioni collettive, le ferite, i bisogni ed i sogni della città attraverso gli occhi e l’intelligenza dei protagonisti attivi della lotta della chiusura dell’ENICHEM. Sono anche strumenti concreti di autoriflessioni, ripensamenti, consapevolezze singole e collettive necessarie a prefigurare un futuro migliore. Sono strumenti duraturi, pietre e colonne che contribuiscono a costruire un patrimonio culturale a cui potersi rifare nelle difficoltà e necessità ed un IMMAGINARIO COLLETTIVO da comprendere nella sua profondità ed articolazione per intraprendere insieme come comunità un cammino nuovo, più sano e solidale.
La RICERCA EPIDEMIOLOGICA PARTECIPATA ha inoltre portato alla nascita della CASA DELLA SALUTE E DELL’AMBIENTE, istituita all’unanimità dal Consiglio Comunale di Manfredonia, quale strumento di riflessioni e proposte per la tutela della salute e dell’ambiente, e di collegamento e ponte per la PARTICIPAZIONE ATTIVA DELLA CITTADINANZA.
Inoltre la stessa RICERCA EPIDEMIOLOGICA PARTECIPATA, nella parte attualmente ancora operante, consentirà l’istituzione di un CENTRO TERRITORIALE SPERIMENTALE DI SORVEGLIANZA EPIDIEMOLOGICA E SANITARIA da realizzare prossimamente mediante una apposita convenzione tra Regione Puglia e Comune di Manfredonia.
In conclusione ed in generale è evidente che la sinergia tra RICERCHE SCIENTIFICHE PARTECIPATE, LE ISTITUZIONI LOCALI DEMOCRATICHE, ASSOCIAZIONISMO E FORZE SOCIALI E POLITICHE consente ciò che da soli ciascun soggetto non può: valorizzare risorse, costruire una visione comune dei problemi, prefigurare le condizioni materiali e immateriali per promuovere un mondo migliore, un benessere dell’intera comunità, un futuro per le nuove generazioni.
Diamoci da fare e lavoriamo in questa direzione. Anche perché oggi più che mai ci sono condizioni molto favorevoli per un percorso comune. Con forza, con convinzione, con tenacia, per la nostra città.
Silvio Cavicchia