Venerdì 3 Gennaio 2025

Le Scienze Sociali al servizio del nostro territorio: la ricerca antropologica su Manfredonia promossa dall’Università di Foggia (1^ PARTE)

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Spero che non passi inosservato l’incontro pubblico, martedì 29 ottobre, alle ore 17, presso Auditorium Serricchio di Manfredonia, promosso dall’Università di Foggia, Dipartimento di Scienze Sociali diretto dalla Prof.ssa Carmela Robustella, per presentare il Progetto Nazionale di Ricerca Antropologica, “QUASI-RUINS: PLACE, NOSTALGIA AND FUTURE IN LATE-INDUSTRIAL ITALIAN TOWNS”.

Il PROGETTO NAZIONALE è condotto da 2 unità di ricerca: la prima opera a e su Manfredonia, la seconda, coordinata dall’Università di Salerno, indaga sulla città di Colleferro, in Provincia di Roma.

La ricerca su Manfredonia è condotta da un gruppo di lavoro dell’Università di Foggia costituito dai Proff. Francesca Scionti e Lorenzo D’Orsi, responsabili scientifici e dai i Dott. Valentina Acquafredda e Michele Claudio D. Masciopinto, assegnisti di ricerca.

A tale iniziativa sono state invitate a partecipare con un loro specifico intervento di riflessione e proposta tutte le associazioni operanti nel nostro territorio, politiche, sociali, economiche, sindacali, culturali, ambientaliste e di volontariato sociale, in modo da promuovere fin dall’inizio una partecipazione attiva della cittadinanza, nelle sue diverse articolazioni, alla caratterizzazione e sviluppo della ricerca stessa.

La ricerca, infatti, vuole indagare sui processi di trasformazione sociale e culturale che ha profondamente segnato la nostra comunità in conseguenza degli insediamenti industriali di Stato, quali ANIC-ENICHEM. Tale industrializzazione ha veicolato, almeno inizialmente, sogni di modernizzazione e benessere, ma poi ha lasciato sul territorio un impoverimento complessivo, non solo di tipo economico ed ambientale, visto la distruzione delle rilevanti risorse presenti e l’inquinamento continuo e catastrofico, ma anche ferite profonde sulle speranze, sulle memorie, sulle coscienze e sugli immaginari collettivi delle persone, singolarmente, dentro le varie famiglie e nei diversi gruppi sociali.

La ricerca vuole anche indagare ed individuare potenzialità presenti nel territorio su cui far leva per portare avanti una strategia corale e comune al fine di promuovere sviluppo e benessere del territorio.

PUO’ UNA RICERCA ANTROPOGICA AIUTARE UNA CITTA’ A COMPRENDERSI DI PIU’ E MEGLIO ED INDIVIDUARE I PROPRI PUNTI DI FORZA DA UTILIZZARE COME LEVA PER IL PROPRIO SVILUPPO E BENESSERE?

Il progetto di ricerca sollecita da subito una domanda essenziale: può una ricerca antropologica aiutare una città, una comunità a conoscersi di più e meglio, a riflettere su se stessa per capirsi e individuare da se stessa il cammino da intraprendere verso il futuro, individuando non solo le proprie debolezze e fragilità ma anche i propri punti di forza da utilizzare come leva per il proprio sviluppo e benessere? E più in generale, le Scienze Sociali possono aiutare a capire il mondo in cui viviamo (e noi stessi) e le specifiche situazioni territoriali del nostro vivere, portandone alla luce i limiti bloccanti, ma anche le risorse possibili e vivificanti?

Probabilmente sì. Proviamo a ragionarci.

Prima di tutto voglio evidenziare che ritengo tale iniziativa molto importante per 3 ragioni fondamentali:

  1. Per il valore scientifico culturale in se stesso, qual è ogni ricerca, di laboratorio o sul campo.
  2. Per la città, per noi cittadini del presente e del passato, perché può vivificare e dare forza e senso all’impegno ed alla speranza, delusa ma mai persa ed abbandonata, di un mondo migliore.
  3. Per la stessa Università di Foggia che con questa ricerca evidenzia la volontà di costruire un rapporto con le città supportandole, rafforzando il senso del suo operare non solo nelle aule ma aperta alle esigenze concrete espresse dal territorio.

In tal senso la metodologia proposta, RICERCA PARTECIPATA, è elemento centrale, è la caratteristica fondamentale delle Scienze Sociali, come discipline che, a partire dalle conoscenze scoperte ed elaborate, sono orientate di per sé alla valorizzazione delle risorse umane, culturali, naturali presenti nel territorio.

RICERCA PARTECIPATA ANTROPOLOGICA da fare, che si collega autonomamente e spontaneamente con quella già in essere, la RICERCA PARTECIPATA EPIDIOMIOLOGICA, guidata dal Prof. Biggeri.  Entrambe possono alimentarsi reciprocamente, essere strumenti di collegamento del passato al presente e al futuro, rilevando dati, risorse e potenzialità, modelli di vita che consentono confronti e riflessioni su noi stessi e sul nostro ecosistema, per costruire ponti, elementi di coesione e visioni comuni. Alla ricerca di ciò che è sano, buono e meglio, mantenendo tutta la forza è l’autorevolezza della scientificità della ricerca, e, quindi, delle scoperte, delle conoscenze individuate e dell’analisi elaborata.

E’ POSSIBILE UN PROGETTO NAZIONALE DI RICERCA SOCIALE ANTROPOLOGICA LONGITUDINALE IN TUTTI I SITI SIN, COME GIA’ OPERA S.E.N.T.I.E.R.I.?

In proposito mi permetto di lanciare un idea.

Esiste e viene portato avanti a livello nazionale uno Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento (S.E.N.T.I.E.R.I.), finanziato dal Ministero della Salute e coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità che in modo sistematico e longitudinale indaga la situazione epidemiologica e sanitaria delle zone di interesse nazionale per le bonifiche a maggior tasso d’inquinamento, nei cosiddetti 45 SIN (Siti d’Interesse Nazionale), tra cui c’è Manfredonia. Tale progetto S.E.N.T.I.E.R.I., condotto da ricercatori di diverse Università ed Enti Culturali e Scientifici, periodicamente pubblica un Rapporto Scientifico dal 2006 su mortalità, incidenza oncologica e ricoveri ospedalieri nelle aree SIN, che è diventato nel tempo un punto di riferimento essenziale per gli studiosi ed i medici, ed ancor più per adeguare ed orientare concretamente la politica sanitaria nelle varie Regioni. Recentemente, a settembre 2023 è stato pubblicato il sesto rapporto che, insieme ai precedenti, consente di mappare, fotografare, evidenziare l’evoluzione nei territori SIN delle problematiche sanitarie.

Prendendo spunto e luce da tale grande e positiva esperienza scientifica sanitaria, si potrebbe pensare di elaborare un Progetto Nazionale di Ricerca Sociale Antropologica di tipo Longitudinale in tutti i siti SIN. A tal fine l’Università di Foggia, insieme alle altre università già operanti sui territori, potrebbe farsi parte attiva e promotrice nei confronti del Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica, date le evidenti interconnessioni esistenti nei siti SIN tra salute, ambiente e società. In tal modo, tale progetto potrebbe dare un contributo per individuare limiti e risorse presenti, in una logica non solo di risanamento delle feriti sociali ma anche di benessere dei singoli specifici territori e dell’intera società italiana.

CONDIVIDERE, VALIDARE E DISCUTERE INSIEME LE IPOTESI DELLA RICERCA E DEFINIRNE LE MODALITA’ DI PARTECIPAZIONE

In questa prospettiva e su queste basi è fondamentale, pur nel totale rispetto dell’autonomia del progetto di ricerca elaborato, che in qualche modo le stesse ipotesi di indagine siano condivise, validate e discusse insieme ai soggetti stessi dell’indagine e che, da subito, si definiscano le modalità di partecipazione nel percorso di ricerca, nelle diverse tappe, dando ovviamente ai ricercatori il ruolo centrale nella strutturazione scientifica e metodologica della ricerca stessa.

Inoltre è altrettanto fondamentale che gli stessi risultati dell’indagine vengano discussi in più sedi, in più occasioni e momenti con le diverse articolazioni sociali della città, anche per una comprensione collettiva dei suoi possibili effetti operativi, proposte ed indicazioni utili per benessere del territorio.

Lo studio, la ricerca non può essere pensato e portato avanti a se stante, estraneo alle esigenze della comunità, né tanto meno l’elaborazione conclusiva può rimanere chiuso in un libro, dentro un cassetto o sullo scaffale di una biblioteca, al meglio, in aula scolastica o universitaria.

In tal senso è fondamentale coinvolgere non solo e tanto le associazioni ambientaliste storicamente al centro della vicenda ENICHEM, ma possibilmente tutte le diverse articolazioni associative presenti nella città e rappresentative dei diversi strati sociali, strutturate ed operanti in circoli e luoghi chiusi, dai sindacati dei lavoratori dipendenti ed autonomi a quelli dei datori di lavoro, dai partiti alle associazioni di vario genere presenti nel territorio, dalle parrocchie al volontariato, ed anche quei gruppi associativi spontanei presenti in luoghi aperti, zone e piazze frequentate da anziani, giovani e adulti.  

E’ POSSIBILE INDAGARE A MANFREDONIA SULL’IMMAGINARIO COLLETTIVO ENICHEM?

Su queste basi, a mio parere, è importante poter indagare l’IMMAGINARIO COLLETTIVO nei confronti della industrializzazione di Stato e, specificamente, dell’Enichem, immaginario che ha toccato e tocca profondamente ogni aspetto della nostra vita e della nostra cittadina, Manfredonia.

So e comprendo che il concetto ha avuto ed ha grande fortuna nel suo uso in vari contesti, a volte e/o spesso distorcente e strumentalizzante, deformante la realtà, usato, perciò’, fortemente nell’industria culturale e pubblicitaria per influenzare il cittadino/utente al consumo di un determinato bene, di qualsiasi genere, dalla cioccolata all’auto ed al turismo.

So che viene usato spesso per dire tutto per non dire niente, per esprimere una affettata grandiosità e falsa complessità di pensiero.

So anche che tale concetto ha di per se’ una dimensione ambigua, incerta, indefinita, sfuggente, anche e soprattutto per il suo forte carattere inconscio.

E, quindi, il suo studio non è facile.

Ma so anche, ne sono fortemente convinto, che l’Immaginario Collettivo Enichem influenza sicuramente l’attuale vita sociale cittadina ed anche la possibilità di individuare basi comuni per costruire un futuro di benessere.

Conoscerlo è, quindi, fondamentale per il nostro vivere. E se si lavora insieme come LA RICERCA ANTROPOLOGICA PARTECIPATA propone e richiede, è possibile farlo, almeno nei suoi tratti essenziali, tanto più col sostegno scientifico dei ricercatori, sulla base di una sua definizione operativa, metodologicamente adeguata, corretta e coerente agli obbiettivi e caratteristiche della ricerca stessa.

L’ IMMAGINARIO COLLETTIVO, in tal senso, sinteticamente, è dato da un insieme di simboli, sentimenti, vissuti, conoscenze, esperienze, ecc., ecc., accumulate nella nostra memoria collettiva che orienta, anche in modo inconsapevole, i nostri rapporti e le nostre iniziative, le nostre aspettative, le nostre visioni del mondo sociale, presente e futuro.

L’ IMMAGINARIO COLLETTIVO è per noi manfredoniani una costruzione storica, una rappresentazione collettiva dell’Enichem, nel suo evolversi, dal suo insediamento alla sua cacciata/andata via.

Posso, perciò’, ipotizzare che tale Immaginario Enichem, a più di cinquant’anni dal suo insediamento e ad oltre trent’anni dalla sua cacciata/andata via, non è uniforme e comune, ne’ tanto meno condiviso. Probabilmente è diversificato e frammentato nei vari strati e gruppi sociali locali per istruzione/cultura, per posizione politica/ideologica, per tipo di religiosità (attiva o passiva), per nascita/residenza, per tipo di lavoro ed attività economica, ed ancor più per età.

Quest’ ultimo è, forse, il parametro più significativo e differenziante: anziani, adulti, giovani, giovanissimi.

Differenziazione e frammentazione  che potrebbe oscillare da un vissuto/immaginario di indifferenza/estraneità/lontananza e distacco, ( giovanissimi e giovani) ad un senso negativo di vissuto, riflesso e passivo, ( adulti) ad una incorporazione profonda (anziani), visto il loro storico attivo coinvolgimento nella vicenda Enichem, interiormente anche fortemente conflittuale, date la speranze iniziali e le disillusioni, gli inganni, le consapevolezze del disastro e della catastrofe continuata subita, per i gravi danni alla salute ed all’ ambiente prodotto dal persistente inquinamento Enichem.

A tale specifico riguardo sarebbe molto utile conoscere quali consapevolezze sono presenti nei diversi strati della popolazione manfredoniana, per confrontare l’immaginario con la realtà.

                                                                                                          Silvio Cavicchia

 

FINE PRIMA PARTA. LA SECONDA PARTE SARA’ PUBBLICATA DOMANI.

 

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