Cari fratelli e sorelle in Cristo che manifestate nella devozione l’affetto alla Regina di Siponto, cari amici e concittadini che costruite con la vostra presenza e le vostre professioni la città di Manfredonia, care persone che frequentate il territorio garganico perché affascinate dalla sua bellezza e attratte dalle sue secolari tradizioni:
Buona Festa patronale 2024!
La festa patronale non è solo una data che si ripete a scadenza annuale e che richiama in città tante persone che riconoscono in essa le proprie origini e radici; la festa patronale non è solo un legittimo e bel momento di svago per ritemprarsi dalle fatiche di un anno trascorso e ritrovarsi a godere insieme di gioiosi spettacoli e manifestazioni tradizionali. La festa patronale vuole andare alla radice della propria identità di Popolo, di Città e di Chiesa, ribadirne e rafforzarne l’identità comune, ristabilire il patto che costituisce l’unità tra cittadini e la testimonianza di fraternità tra credenti.
A queste caratteristiche della festa, che ho sinteticamente richiamate, intende collegarci la processione che ha percorso le vie della città accompagnando la sacra effige della Regina di Siponto: se non fosse così, saprebbe solamente di un retaggio d’antico, un puro gesto folkloristico incapace di dare significato al presente e indirizzarlo verso un futuro ricco di prospettive e carico di speranze.
Maria che da secoli veglia su Manfredonia, sul suo Popolo che in Lei si riconosce, e sul territorio a Lei dedicato, continua a suggerirci i sentimenti e le attenzioni che l’hanno vista protagonista all’Annunciazione; è interprete della visione della storia nel canto del Magnificat e consigliera, perché la festa continui e sia vita piena, come a Cana di Galilea. Il suo protagonismo, la sua visione e il suo consiglio sono validi anche per noi oggi, chiamati ad essere cittadini attenti e partecipi e credenti responsabili durante un cambiamento d’epoca pieno di incognite e offuscato da violenze ed ingiustizie. Violenze ed ingiustizie che invadono il mondo intero, ma che purtroppo continuano a trovare terreno di sviluppo anche nel nostro territorio e tra la nostra gente. Violenze ed ingiustizie che sfigurano la bellezza naturale e culturale di cui la nostra città e l’amato Gargano sono state dal Creatore benedette. Guardare a Maria, la cui effige storica percorre le strade e piazze della città, che viene salutata dalla gente ed ammirata con commozione, deve portarci a accogliere nella nostra mente e nei nostri cuori il suo messaggio: sapere che Dio non ci abbandona con la sua grazia, ma che la rinnova continuamente e la rende piena; aderire alla sua visione della storia che riconosce in Dio il difensore dei poveri e l’esaltatore degli umili; accogliere l’invito a fare quanto il Signore ci dice.
Come ogni anno, da questa piazza che costituisce il cuore di Manfredonia, faccio appello alla Città vera, saggia, laboriosa e pulita che ne costituisce l’anima, proveniente dalla sua storia bimillenaria e dalla sua fede, che da secoli ha visto nella Madonna di Siponto la sua Regina ispiratrice oltre che protettrice. Con l’indicare in Maria la Regina si rafforza non solo il credere, ma anche l’identità civica, basata sulla logica politica espressa da Maria nell’inno del Magnificat. Il Magnificat, non è semplice manifestazione di gioia ed espressione di fede popolare, ma è la teologia della storia vista con gli occhi del Creatore: il percorso della storia secondo Maria parte dal basso, dagli ultimi, dai poveri, solleva dalla miseria per costruire relazioni autentiche, rende solidali, non scarta nessuno, dà a tutti il giusto ed edifica il bene di tutti. Il Magnificat rappresenta, nel deserto della cultura globalizzata, che degrada e compromette le relazioni vitali, un manifesto politico-religioso per un nuovo umanesimo, che non calpesta la dignità di nessuno, che valorizza le diversità e rilancia la dimensione comunitaria di ogni agire individuale e collettivo. Guardando a Maria Regina e donna della carità politica del Magnificat, scopriamo l’identità comune che parte dai poveri, dagli ambienti più diseredati e dalle periferie marginalizzate. Non sentiremo questi luoghi come pesi o semplici emergenze da tentare di risolvere, ma come fondamenta affinchè la mente pensante ed il cuore pulsante della nostra amata Città sappia progettare e costruire il proprio futuro arricchito di speranza e coeso da solidarietà. E’ dal Magnificat che apprendiamo la logica che non scarta nessuna persona, nessuna famiglia, nessuna periferia, ma che sa recuperare e trovare motivazioni per fare della politica un servizio, renderla l’avvocata dei poveri e non la difesa dei poteri forti; per fare dell’economia reale una ricchezza condivisa e volano di sviluppo per tutti e non solo di chi si divide i profitti; per fare delle Istituzioni strumenti del bene comune e della Chiesa l’anima di un amore disinteressato e gratuito che apre alla trascendenza e da questa alla fraternità universale e all’amicizia sociale, fino ad abbracciare l’intero creato che con la sua bellezza invoca l’urgenza di un’ecologia integrale capace di ascoltare e rispondere con responsabilità al doppio ed unico grido che sale dalla Terra e dai Poveri. Che il Magnificat ispiri qui ed ora la nostra politica, indichi il fine alla nostra economia e consolidi attorno al bene per tutti le Istituzioni e la Chiesa.
Desidero ricordare alcuni avvenimenti che, in prima lettura sanno di dolore e di tragedia, e lo sono, ma che dimostrano la ricchezza morale, il coraggio e la generosità della nostra gente: segni della bellezza d’animo e di cuore che abita nei cittadini di Manfredonia e della carità cristiana che li sostiene.
Il 09 febbraio scorso, dopo una lunga malattia di Calvario infantile, è salita al cielo la piccola Martina di sei anni. I genitori, della parrocchia di San Carlo, non si sono chiusi nel loro dolore, ma si sono aperti alla sofferenza di altre famiglie con figli a rischio di vita o con una vita qualitativamente debole. Il consenso al trapianto di organi è diventato motivo di salvezza e resurrezione per altri otto minori e per le loro famiglie. Ringrazio a nome della Chiesa e della Città i genitori di Martina perché ci hanno testimoniato che solo l’economia del dono è economia di salvezza e vita, che solo la generosità a dare è segno della verità e possibilità di Risurrezione.
Nella notte tra il 6 e 7 maggio “Cristo si è fermato ad Eboli” dove la morte assassina ha rubato alla vita due giovani carabinieri tra cui il nostro concittadino Francesco Pastore di 24 anni, lasciando nel dolore immenso la famiglia ed attonita la città di Manfredonia, che partecipò in massa ai funerali solenni ed alla marcia di ricordo ad un mese dalla tragedia. Francesco ha offerto la sua vita, per una vita più grande e dignitosa, per tutti quanti noi, per la società, per la nostra cultura, per la nostra gioventù. Guardando a Francesco ed al suo compagno li vogliamo riconoscere come ‘martiri della nostra società contemporanea’, del nostro tempo; ‘martiri civili’ che avendo offerto la loro esistenza gridano ai nostri cuori l’impegno per la giustizia, per la ricerca della verità e per l’utilizzo corretto del significato delle parole e del senso delle stesse. Li abbiamo affidati al Signore, e contemporaneamente affidiamo al Signore anche il nostro dovere di ricerca e di impegno per far uscire dalla notte dell’insignificanza, che porta unicamente alla morte, la nostra società e le generazioni chiamate ad aprirsi al futuro.
Domenica 14 luglio (festa di san Camillo) un episodio di microcriminalità locale causa la morte di Afzal Muhammad: pakistano di 49 anni, emigrato regolare, titolare con la famiglia di tre piccoli esercizi commerciali di cui uno di bigiotteria in corso Manfredi. Afzal è testimone che anche coloro che vergognosamente chiamiamo “extracomunitari” sono capaci di fare impresa e far crescere il tessuto economico del Gargano. Di fronte alla testimonianza di dolore della famiglia di Muhammad mi domando perché l’opinione comune si ostina a chiamiare “irregolari” i tanti immigrati che lavorano nelle nostre aziende e permettono a queste di produrre prodotti e realizzare profitti che sono considerati “regolari”!
Queste tre testimonianze di “martirio” civile e religioso che ho ricordato (ma ce ne sono tante altre), dimostrano come la nostra città sia capace di accoglienza ed inclusione nel rispetto delle differenze, e possa risplendere come un autentico poliedro di pluralità: Manfredonia ne ha tutte le capacita, è la sua vocazione, terra che sorge dal mare e si apre come abbraccio, disegnato dal suo stesso magnifico golfo, all’accoglienza ed alla solidarietà!
Allora, cara Manfredonia, impara a dire basta a quanto ti sta in modo subdolo rovinando e rubando il futuro come città sana, accogliente, coesa e degna della grande storia che ti ha fatto crescere risplendente di bellezza e di vero onore.
Dì basta alla illegalità ancora troppo strisciante tra la tua gente, illegalità che non teme di far uso di violenza, di intimidazione, di sfacciataggine verso le norme del civile convivere.
Dì basta ad una economia che “vende” il lavoro invece che favorirlo come diritto riconosciuto e tutelato dalla Costituzione italiana e occasione di dignità e crescita per tutti i cittadini. Dì basta al lavoro nero, al lavoro povero o sottopagato, allo sfruttamento sempre presente da parte di un caporalato che si è sostituito alle corrette regole dello sviluppo economico. Dì basta a chi usa il lavoro come strumento di clientelismo politico e merce di scambio.
Dì basta alla pressione mafiosa che condiziona scelte e prospettive di ogni tipo, che continua a non aver paura di sparare, che invade il mercato di stupefacenti che indeboliscono e svuotano i giovani. Dì basta, come scrive Stefano De Carolis nel suo ultimo testo all’Infame Legge, dì basta alla presenza facile di armi sul tuo territorio e tra la tua gente.
Dì basta all’utilizzo egoistico del patrimonio edilizio che rende difficile se non impossibile a giovani e famiglie trovare casa e poter scegliere di vivere e produrre nella loro città di nascita, costringendo alla fuga verso altre città e favorendo il crescere dell’inverno demografico. Il profitto immediato e facile è un inganno sociale e civile, privilegiarlo è condannarsi a rimanere senza futuro, perché quello che sembra ora dare guadagno facile sottrare mezzi al domani.
In sintesi, cara Manfredonia, dì basta all’egoismo come logica di vita, e fai tua la logica e l’economia del dono e della solidarietà: costruirai un futuro degno della tua storia e delle tue autentiche tradizioni.
Manfredonia, oltre al coraggio di volerti rialzare, abbi il coraggio di CAMMINARE, ed allora guardati dentro e guarda avanti. CAMMINA, non fermarti a piangere di fronte ad ogni insuccesso,
Manfredonia CAMMINA, non ascoltare le voci di chi vede solo il negativo, puntando il dito per incolpare altri di quanto invece dipende da ciascuno: ognuno faccia la propria parte.
CAMMINA Manfredonia, rivestiti di luce. La luce per chi crede è Cristo Gesù, Luce del mondo e figlio di Maria, e per chi non crede sono la ragione e del buon senso, che correttamente usati indicano il vero bene comune da cercare e promuovere.
Manfredonia CAMMINA, abbi il coraggio di prenderti per mano e di camminare sulle tue gambe. Ritrova la fiducia perduta e scopri i tuoi talenti nascosti. Non farti disorientare, non farti sedurre da facili soluzioni che sanno di illusioni: coniuga quel sano ottimismo sempre abbondante di realismo.
Manfredonia CAMMINA con in mano due mappe: in una mano porta il Vangelo, ti insegna la logica dell’amore e della carità; nell’altra mano stringi la Costituzione, ti permette di riconoscere i diritti da difendere e i doveri da assolvere.
Manfredonia CAMMINA verso la meta che corrisponde al bene comune, non la semplice somma degli egoismi individuali, ma il patrimonio necessario per vivere una vita dignitosa a favore di tutti.
Maria, Regina di Siponto, guarda alla Città che tanto ami e che ti ama, aiutala a crescere, a camminare come Popolo e Chiesa ed a riconoscerti come Signora del Popolo e Madre di una Chiesa che pulsa con cuori capaci d’amare!
Amen!
+ p. Franco crs
Manfredonia, 31 agosto 2024