Da faticoso sistema di pesca a spettacolo folkloristico
FINO a qualche decennio orsono la “sciabica” era un particolare tipo di pesca molto praticata dalla marineria sipontina. L’evolvere dei tempi che ha inciso sulle trasformazioni delle arti e dei mestieri, ha oscurato quell’attività fino ad essere addirittura proibita. È divenuta oggetto di spettacolo da rievocare nelle feste cittadine ad uso turistico, spesso travisandone i contenuti culturali con interpretazioni talvolta anche grottesche con finti pescatori travestiti da sciabicaioli. Una attrazione folcloristica da presentare nelle feste cittadine che in ogni caso desta curiosità. Anche quest’anno a Manfredonia ha fatto capolino nel contesto della Festa patronale nella interpretazione autentica da parte di veri pescatori sipontini.
NEGLI ANNI passati la manifestazione si è svolta in località diverse della riviera sipontina e ha avuto una impronta più aderente alla sua valenza culturale nel variegato e ingegnoso mondo delle attività marinare. Ma non è stata mai considerata come una risorsa educativa da partecipare ai giovani. Uno spunto per parlare del settore pesca in grande affanno. Un esempio fra i tanti da attingere alla tradizione se non alla storia sipontina, che possono rafforzare, forse innescare quel senso civico fortemente carente in un tempo di grandi difficoltà cittadine.
LA SCIABICA parla di lavoro, di ingegno speculativo per affrontare le difficoltà della vita quotidiana. Oggi appare tutto facile e scontato: ci sono una infinità di supporti tecnici che agevolano le attività lavorative. È il progresso che spinge sempre più verso il futuro. Che ha nel passato, nella memoria le sue radici senza delle quali nulla potrebbe evolversi. E se la pratica della sciabica, nella sua accezione originaria non è più esercitata, la ritroviamo adattata alla pesca del “rossetto”, un tipo di pesca specialistica effettuata con l’impiego dei pescherecci.
INDIZI che riportano alla sciabica risalgono al Paleolitico superiore, circa 40mila anni fa. La pesca con la sciabica si effettua entro non oltre mezzo miglio di mare dalla costa. Nella sua configurazione originaria, preminente è l’impegno del pescatore. La rete è a forma di sacco. Un capo è fissato a terra, mentre l’altro viene portato al largo da una barca a remi che la dispone a semicerchio, e riporta l’altro capo a terra. Una squadra di una dozzina di pescatori provvedeva a trascinarla a riva. Le foto sbiadite dal tempo mostrano i pescatori ricurvi tesi nello sforzo di tirare la rete utilizzando una tracolla agganciata alla corda della rete con una “tirella” arrotolata alla corda stessa. Un sistema semplice ma efficace. Così per qualche ora fin quando il sacco arriva a terra e viene svuotato del contenuto di pesci ancora saltellanti.
SCENE dal mare ormai lontane e visibili solo in fotografie. La tecnica della sciabica la ritroviamo applicata alla pesca del “rossetto”, un tipo di pesce dalle piccole dimensioni (massimo 6 centimetri) ma molto gustoso e richiesto dai mercati. È una “pesca speciale” rigorosamente regolamentata e autorizzata per brevi periodi e per un numero limitato di imbarcazioni. Per la loro cattura si adopera la “rossettara”, ovvero “sciabica da natante”: la tecnica è quella della sciabica da terra, solo che viene effettuata da due pescherecci in alto mare.
Michele Apollonio
Foto Rita Basta
Foto Bruno Mondelli