Sulle banchine del porto mancano le colonnine per la fornitura dell’acqua
FURONO denunciati in tre per furto d’acqua potabile. Tre pescatori protagonisti loro malgrado, di una vicenda giudiziaria nella quale figuravano imputati di furto aggravato di acqua potabile, fortunatamente conclusasi con piena assoluzione. Una vicenda che ha per sfondo la marineria peschereccia di Manfredonia, e dunque il porto, il molo di tramontana in particolare, dove sono ormeggiate buona parte della flotta peschereccia sipontina, l’altra parte attraccata ai moli di levante e ponente del bacino storico di Manfredonia. Un luogo del lavoro a terra preparatorio e di supporto di quello a mare. E dunque rammendi di reti da pesca, manutenzione del motore della barca e degli attrezzi che saranno utilizzati per la pesca. Fra questi anche l’approvvigionamento dell’acqua, necessaria per i bisogni quotidiani e per rifornire l’apparecchiatura della produzione del ghiaccio utilizzato nelle celle frigorifere e per refrigerare il pesce appena pescato.
UNA RETE idrica c’è sui moli portuali, ma, come per l’appunto sulla banchina di tramontana, non è finalizzata alla fornitura all’utenza, cioè i pescatori devono collegarsi direttamente con i tombini sparsi qua e là per attingere l’acqua necessaria a bordo. Nel caso specifico quelli del mercato ittico. Sono stati proprio i tubi che fuoriuscivano da un tombino e raggiungevano, attraversando la banchina, un peschereccio ormeggiato a quella banchina, a richiamare l’attenzione dei carabinieri della locale Sezione navale per dedurre che si trovavano di fronte ad una attività illecita. Di qui l’investigazione e la denuncia dei titolari dell’imbarcazione per furto di bene pubblico.
LA COSA è finita dinanzi ai giudici del Tribunale di Foggia dove finalmente è stato possibile ricostruire i fatti ad opera degli avvocati Pierpaolo Fischetti e Michele Guerra, i quali hanno fatto emergere la reale situazione di difficoltà in cui opera la marineria peschereccia di Manfredonia, penalizzata, fra tanto altro, «dall’assenza cronica dei servizi di supporto agli equipaggi dei pescherecci e la storica carenza di predisporre le forniture essenziali necessarie allo svolgimento dell’attività di pesca. A ricorrere a quello stratagemma – hanno evidenziato i legali – non era solo quel peschereccio, ma quasi la totalità delle imbarcazioni presenti nel porto di Manfredonia».
FRA le altre prove a dimostrazione che non si trattava di furto d’acqua, quella della presentazione delle bollette del consumo di acqua prelevata da quei tombini, pagate dalle cooperative di appartenenza dei pescatori. L’assoluzione con la formula più ampia è stata conseguenziale.
MA ORA, dopo questo mortificante episodio, si provvederà a rendere usufruibile un servizio essenziale per il lavoro dei pescatori?
Michele Apollonio