Sabato 18, sul porto peschereccio di Manfredonia
“99 giorni per salvare l’agricoltura e la pesca riaprendo la speranza”, è l’esplicativo slogan della manifestazione indetta da Coapi (Coordinamento agricoltori e pescatori italiani) per sabato 18 sul porto commerciale di Manfredonia. «Sulle tavole degli italiani – è la denuncia – il pescato dei nostri mari è appena il 20 per cento del mercato. E questo è un segnale negativo sullo stato di crisi della nostra marineria, che deve fare i conti con i costi di produzione che non reggono rispetto alla concorrenza di altri Paesi. C’è una filiera da difendere come quella del settore primario, che ha visto i pescatori manifestare insieme ad agricoltori e allevatori. Il “made in Italy” va difeso rinforzando le reti. Al governo Meloni il compito di ascoltare e intervenire con fatti concreti. La protesta di sabato prossimo a Manfredonia è soprattutto questo».
Una serie di iniziative tematiche iniziata il 5 aprile scorso e proseguirà, per 99 giorni appunto, fino al 13 luglio prossimo, con l’obiettivo di sviluppare alleanza a rete fra produttori del cibo del territorio, vale a dire agricoltori, pescatori, trasformatori artigianali, pe affrontare insieme la crisi imposta dal modello della speculazione finanziaria e commerciale e dal modello agroindustriale. «Un’alleanza sempre più urgente e indispensabile, quella fra chi lavora la terra e nel mare, che ha di fronte a sé problemi comuni, nemici comuni, interessi comuni».
La dimostrazione lampante di una verità ormai ben acclarata, è il comparto della pesca di Manfredonia, scaduto dall’esaltante numero di oltre quattrocento natanti da pesca di alcun i anni orsono, agli attuale circa 180 unità. Numeri inequivocabili che i cui effetti negativi si ripercuotono a cascata su un vasto e variegato indotto. Una situazione particolare di quella più generale nazionale. «Il mercato del pesce proveniente dai nostri mari – viene evidenziato – rappresenta solo il 20% del totale consumato dagli italiani, segnalando così una situazione critica per la nostra industria marittima. I costi di produzione, non competitivi rispetto ad altri Paesi, stanno mettendo a dura prova la sostenibilità economica dei nostri pescatori. È necessario difendere la filiera della pesca come abbiamo fatto per il settore primario, unendo le manifestazioni di pescatori, agricoltori e allevatori».
Il fine della iniziativa è quello «di creare una unità tra produttori locali: agricoltori, allevatori, pescatori, artigiani fornitori, per affrontare la crisi dovuta alla speculazione finanziaria e al modello agroindustriale. L’alleanza tra coloro che lavorano la terra e il mare – rilevano – diventa sempre più cruciale poiché affrontano problemi simili, con avversari comuni e interessi condivisi».
Michele Apollonio