Venerdì 22 Novembre 2024

Anche a Siponto una Chiesa di Sant’Agata

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Oggi 5 Febbraio, la Chiesa ricorda una protomartire del III Secolo di nome Agata.

Secondo la tradizione  vi fu a Catania una vergine e martire di nome Agata, venerata fin dai tempi antichi .

La sua leggenda, di cui esistono varie versioni, narra che era una ragazza di nobile famiglia, corteggiata da un uomo di rango consolare romano, di nome Quinziano.

Quando lei lo respinse risolutamente, lui la fece processare come cristiana.

Dopo essere stata consegnata a una donna che tentò invano di corromperla, Agata fu torturata  in vari modi e la tradizione dice che ad un certo punto San Pietro le apparve in una visione  e risanò le sue ferite; ma alla fine morì per i maltrattamenti.

Fra le barbarie  a cui si dice che fu sottoposta, vi era il taglio dei seni e nell’arte  viene spesso raffigurata  mentre li porta su un vassoio, cosa che ha avuto curiose conseguenze. La rassomiglianza dei seni  a piccole campane, portò all’adozione di  sant’Agata come patrona dei fonditori di campane; e la loro somiglianza a pani rotondi spiega l’usanza osservata in certi luoghi, di benedire il pane in chiesa nel girono della sua festa.

A Sant’Agata di Puglia  in provincia di Foggia,  è la Santa protettrice e  Patrona.

In questo bellissimo Borgo (veramente splendido e accogliente da visitare) ogni anno, appunto il 5 febbraio, la tradizione vuole  che in casa nei forni del paese si preparino le cosiddette “Rè mènn”, ossia pane azzimo a forma di mammelle  che il Comune fa benedire dal Vescovo e grazie alle “agatine” (ragazze del luogo vestite in abiti tipici), distribuisce agli abitanti …(Ass.Sant’Agata).

Anche a Siponto  c’era (e ci sono ancora pochi resti ma importanti) una chiesa dedicata a Sant’Agata ( e Santo Stefano), due  protomartiri, attribuita al Vescovo Lorenzo Maiorano.

Lorenzo, secondo le fonti, giunse a Siponto  portando con sé le reliquie dei due martiri, in un’urna:

il braccio di Santo Stefano e la mammella di Agata, donate dall’Imperatore Zenone, insieme ad una delegazione sipontina che era andata a Costantinopoli.

Giunto nei pressi  del porto dell’antica città di Siponto, pose l’urna con le reliquie a terra, mentre il popolo lo accoglieva festante.

Quando fu il momento di dirigersi verso la città, l’urna con le reliquie era divenuta così pesante che non vi fu verso di spostarla, fino a che non fu fatto voto di costruire ,in quel luogo, una chiesa dedicata ai Protomartiri.

La chiesa diventerà il fulcro della Necropoli della Siponto Antica ,riconoscibile oggi nell’area della Pineta  di Siponto, addossata alla riva del canalicus lapillorum oggi noto come canale delle acque alte o, più semplicemente, il fiumetto di Siponto.

Di questo edificio religioso, riportato alla luce durante i lavori della Bonifica degli anni trenta, rimangono delle basi dell’apparato delle colonne della chiesa che, date le dimensioni, danno contezza di un notevole edificio.

Vi sono anche ,in superficie, delle tombe  scavate sub divo, nel manto tufaceo e  un ipogeo con i resti di 12 tombe all’interno del quale sono stati riposti frammenti di colonne, fregi, di altri elementi architettonici.

Il pezzo più prezioso è un lacerto di mosaico policromo databile VI sec. di chiara arte costantinopolitana e facente parte  dell’intero pavimento originale della chiesa che per ovvie ragioni si estendeva al di là della piccola superficie recintata negli anni ’30.

Un gioiello di chiesa ancora tutto da scoprire che certamente sconfinava nella vicina pineta di Siponto, un sito unico che  tutt’ora è chiuso per una discutibile  quanto assurda decisione di chi al contrario, dovrebbe incentivarne l’apertura e la fruibilità e anche proseguire le ricerche archeologiche  nell’area adiacente e che sicuramente riserveranno straordinarie sorprese.

 

Aldo Caroleo, Siponto

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