Le dimissioni di tredici consiglieri comunali hanno decretato la prematura fine dell’esperienza di Gianni Rotice alla guida della città, dopo appena due anni dall’insediamento e dalla vittoria elettorale al ballottaggio nel 2021. Quella che rappresentò una vittoria storica, la prima di un sindaco non di centro-sinistra dall’elezione diretta del primo cittadino (1995), è naufragata per dissidi interni che hanno portato Forza Italia, primo partito alle amministrative del 2021, ad abbandonare l’ex presidente di Confindustria. Il centro-sinistra di Manfredonia ha sperimentato per la prima volta il ruolo dell’opposizione e complice la poco esperienza politica della maggioranza, è riuscita ben presto a scalfirne la posizione di vantaggio, fino alla recente caduta. Per l’ex minoranza ora arriva il difficile: ripresentarsi alla città con una proposta convincente che sappia intercettare una delusione e un disincanto striscianti in città. Di tempo fino a giugno ce n’è e dovrebbe essere propizio per valutare proposte e idee ed offrire alla città una visione che sappia coniugare programmazione ed orizzonti futuri. Prima di nomi ed architetture partitiche, occorre delineare il famigerato “campo”, senza farsi ingolosire dal vincente esempio di Foggia, perché pensare di convertire a Manfredonia una proposta di coalizione così eterogenea potrebbe dimostrarsi difficilmente efficace (e lo strumento delle primarie sarebbe un’anticamera di fallimento preliminare). La situazione dei conti pubblici e della tecno-struttura comunale resta critica e pertanto occorre chiarezza da parte del campo progressista, con schemi nuovi e scelte di rottura che consentano di recuperare le persone prima dei voti.
di Graziano Sciannandrone
Vorrei chiedere alla persona che ha scritto l’articolo: non ho capito niente cosa vuoi dire e se vuoi veramente dire qualcosa dillo in maniera semplice in modo che ognuno ti possa capire.