IN QUESTA torrida estate i granchi blu hanno fatto parlare molto di sé. Additati da una parte come responsabili della moria dei molluschi di mare, dall’atra come prelibato ingrediente per piatti gustosi e ricercati. Anche la premier Meloni si è fatta fotografare mentre, nel corso delle vacanze in Puglia, porta a tavola un ricco vassoio di granchi blu (che cotti diventano rossi).
A INNESCARE quella che sarebbe diventata una polemica fra pescatori del nord, del veneto in particolare, e i colleghi del sud, di Manfredonia in particolare, la formale denuncia dei pescatori veneti, amplificata e supportata dal governatore del Veneto Luca Zaia, secondo cui quel crostaceo “alieno” è il responsabile della distruzione del parco molluschi nella laguna veneta. Un crostaceo vorace e di rapida riproduzione. A sostegno di questa tesi, Zaia ha riferito che dall’inizio dell’anno nel solo Veneto sono state raccolte più di 326 tonnellate di granchio blu. «Abbiamo dichiarato lo stato di calamità e richiesto lo stato di emergenza nazionale» ha annunciato Zaia. E il ministro Lollobrigida si è affrettato ad annunciare che sono stati stanziati per i primi interventi, tre milioni di euro.
E AL SUD, dai pescatori del golfo adriatico, grande e prolifico bacino anche di molluschi prelibati, cosa si ribatte? La posizione è marcatamente in antitesi a quella veneta. Un vecchio pescatore, ora in disarmo, afferma che il granchio blu non c’entra. Smentisce le affermazioni venete secondo le quali il crostaceo è in grado di aprire il guscio della vongola e divorare il frutto. Ma ammette che la produzione di quei frutti di mare (vongole, noci, muscoli e via dicendo) è andata fortemente calata. «Da alcuni anni, almeno cinque – afferma l’anziano pescatore Antonio – la raccolta di quei frutti di mare è fortemente calata».
LA CAUSA? «Certamente non attribuibile al granchio» sostiene deciso. «Quanto meno – aggiunge – non in misura determinante. La causa prima è il caldo, le alte temperature, che anche per effetto dei bassi fondali, determinano una carenza di ossigeno che provoca la moria dei vari frutti di mare. E dire – chiarisce – che nel nostro golfo c’è un largo fondale roccioso ottimo habitat per la riproduzione di muscoli ed altro: ebbene non si trova più niente. La crisi nella pesca c’è, è anche pesante – ammette – ma sono tante le cause sulle quali c’è poca o niente affatto attenzione. Della pesca ci si ricorda – lamenta – solo per fare sceneggiate da divertimento quando ci vorrebbe una seria riflessione e interventi appropriati».
E IL GRANCHIO BLU? «Si pesca anche da noi, ma non in quantità da fare paura. Viene venduto come ottimo ingrediente per specialità gastronomiche. Eccellente per antipasti, ma anche per un primo o un secondo». A Manfredonia è antica la tradizione dei granchi. Di dimensioni più piccole ma assai prelibati. La “pelosa” così chiamata, di colore rosso vivo dopo la cottura, veniva venduta sulle spiagge e andava a ruba. Una usanza pressoché sparita. Ora impazza il granchio blu che viene servito anche nei ristoranti preparato in stuzzicanti ricette molto apprezzate dai gourmet.
Michele Apollonio