CON l’iscrizione della squadra Manfredonia calcio al campionato di serie D, si è conclusa la fase propedeutica alla organizzazione del campionato. Una lunga, travagliata, penosa, nervosa attesa colma di incertezze, con momenti di grande tensione, con colpi di scena clamorosi barcamenatisi su un filo di rasoio. Nella quale si sono agitati motivi tecnici, organizzativi con sfumature politiche. E dunque sociali.
A SBLOCCARE una situazione ferma sull’impasse della somma di denaro necessaria per l’iscrizione al campionato, è stato l’intervento di Gianni Rotice «con un grande sforzo economico personale» ha scritto in un post. Un gesto indubbiamente lodevole senza del quale la tifoseria del pallone chissà a quali chiassate sarebbe ricorsa. Un atto che tuttavia ha suscitato delle riserve per l’identificazione nella stessa persona dell’imprenditore e del sindaco. Naturalmente è l’imprenditore ad aver fatto il «grande sforzo economico» nella vaga speranza che altri suoi colleghi lo imitassero. Ma Gianni Rotice – è il rilievo che viene mosso – è anche e soprattutto il sindaco della città, una figura istituzionale super partes. Più opportuno se non più corretto, sarebbe stato – è la considerazione che viene anche dagli ambienti della politica – che quell’intervento economico lo avesse fatto formalmente una delle sue aziende lasciando fuori il sindaco ed evitando così quelle perniciose ed equivoche commistioni tra politica e altro che in tempi andati hanno tanto fatto male al gioco del pallone. Una deriva inopportuna che ancora una volta ha evidenziato parzialità se non proprio limitata conoscenza, delle realtà sportive cittadine
NON sono pochi, i “non tifosi del calcio”, che si sono posti la domanda: «Quel “grande sforzo economico” Rotice lo farebbe anche per altre discipline sportive? Il Rotice-sindaco suggerirebbe al Rotice-imprenditore di mettere mano alla borsa per un analogo intervento?» Non è un quesito capzioso, bensì sostanziale. Gianni Rotice ha rimarcato che il suo è stato un intervento a titolo personale. E va bene. Ma allora: dove inizia e finisce – è l’interrogativo – la figura di imprenditore e dove invece quella di sindaco?
IL FATTO è che a Manfredonia lo Sport si identifica con il calcio decretando così una povertà di cultura sportiva che viene da lontano. A parte qualche altra disciplina come la palla a volo, il basket che menano una vita grama ben lontana da quella riservata al calcio, il panorama “sportivo” sipontino è tutto lì, nel pallone che sia a undici o a cinque. Attività sportive come l’atletica leggera che comprende una serie di specialità affascinanti, il nuoto e derivati (pallanuoto), ciclismo, tennis, scherma e via discorrendo, sono bandite. Insomma, lo Sport non è solo calcio. Continua a difettare una politica dello Sport.
UN VUOTO che pesa molto sulla educazione e sulle prospettive dei giovani locali che non hanno la possibilità si sperimentare quei valori e quei principi che l’esercizio dello sport anche a livello amatoriale, trasmette sin dalle remote antichità. A Manfredonia non c’è neanche il richiamo degli impianti. Per tanti versi ha fatto scalpore l’inaugurazione del Centro sportivo FRALP realizzato da Luciano Manfredi, un complesso di strutture sportive con spazi di intrattenimento frequentato da giovani e ragazzi accompagnati dalle rispettive famiglie. Un esempio di Sport sociale tanto utile e benefico.
Michele Apollonio