Ci sono dei fondi residui al MISE (Ministero per lo Sviluppo Economico) per completare le opere di urbanizzazione dell’area industriale di Manfredonia i cui lavori sono iniziati oltre vent’anni fa. Se il nostro territorio non è al passo con i tempi, non risponde alle esigenze del mercato dell’offerta produttiva e del lavoro, una delle ragioni è questa. Burocrazia pesante, ma soprattutto una classe politica non in grado di gestire tempestivamente le questioni legate al territorio. Una lentezza gestionale che ha fatto assopire le aspettative di molti imprenditori potenzialmente intenzionati ad investire nelle nostre aree industriali. Le poche aziende superstiti sono ormai rassegnate a non poter fare affidamento sulla gestione comunale troppo elefantiaca e poco fantasiosa nella tempestiva soluzione dei tanti problemi che affliggono la città di Manfredonia, dove manca pianificazione e programmazione. Questo rallenta tutto e la cronaca che stiamo scrivendo da oltre vent’anni lo testimonia. Scuse, giustificazioni, scarica barile, ma la storia non cambia. I fondi Cipe messi a disposizione per l’ormai arcaico Contratto d’Area di Manfredonia potrebbero essere rimodulati per l’impianto depurativo a servizio della zona industriale di Manfredonia. Le risorse economiche disponibili sono tra i 2 milioni di euro o poco più. Somme che, dopo due decenni giacciono ancora su qualche conto ministeriale poiché non siamo stati in grado di impiegarle. Fondi che potrebbero essere utilizzati per rendere operativa la rete della distribuzione dell’acqua ed il trattamento delle acque nere. L’idea, paventata ormai da tanti anni, è quella di utilizzare l’esistente impianto di depurazione realizzato da una delle tante aziende che ha cercato l’eldorado nella zona industriale di Manfredonia. Struttura industriale acquistata anni fa dall’azienda ecologica ASE. Gestire il depuratore per poi riutilizzare le acque reflue trattate e reimpiegate in agricoltura. La nuova questione è che i fondi non potranno essere utilizzati se l’impianto non è nella proprietà del Comune, come nel nostro caso. Infatti, l’impianto di depurazione si trova nel patrimonio dell’azienda ASE il cui Consiglio di Amministrazione è stato da poco rinnovato. Ora la patata bollente è nelle mani del Segretario Generale del Comune di Manfredonia, il dott. Maurizio Guadagno, che dovrà trovare la soluzione per impiegare le risorse economiche disponibili sul depuratore esistente. Poco o nulla di nuovo si sa dell’impianto di separazione dei rifiuti, ormai obsoleto, che giace nel capannone ASE, anch’esso ottenuto grazie a finanziamenti pubblici, macchinario del valore di quasi un milione di euro mai entrato in funzione per diatribe burocratiche. A che punto siamo anche su questo fronte? Boh … e la storia continua…
di Raffaele di Sabato