Oggetto: dubbi, perplessità sulla bonifica delle aree del sito SIN Manfredonia, area ex EniChem- Agglomerato industriale di Macchia e del processo di lavaggio della falda acquifera con relativo controllo dei sedimenti a mare.
Gentili Autorità presenti al consiglio comunale monotematico sullo stato della bonifica, l’Associazione Manfredonia Nuova, attraverso evidenze documentabili esprime molti dubbi sullo stato della bonifica, una bonifica nata male, perché di tipo industriale e di difficile realizzazione per la storia delle attività che vi si svolgevano, per la violenza cieca perpetrata contro il territorio dalle attività dell’ex EniChem, la natura del suolo. Perciò per noi anche quei 29 ettari certificati rappresentano un problema.
La conoscenza della storia delle attività che si svolgevano nel sito SIN Manfredonia (legge 426/98), grazie alle informazioni pervenuteci da operai ex Enichem, anche di chi ha seguito le fasi della reindustrializzazione del Contratto d’Area, i numerosi sopralluoghi effettuati da Manfredonia Nuova, le foto in nostro possesso allegate alla presente, insieme all’analisi della situazione delle isole 5, 12, 9, 16, 15, 13, già sede degli impianti della produzione di urea e del caprolattame e delle discariche dei rifiuti ad essi riconducibili così come emerge dai vari verbali delle conferenze decisorie relative ai vari procedimenti di autorizzazione dei progetti di bonifica proposti da Eni Rewind, e la bonifica autorizzata dal Ministero competente nel 2019 ed effettuata ed in corso di svolgimento ci dicono che è una bonifica farlocca quella effettuata finora.
Possiamo affermare questo anche solo attraverso l’analisi della situazione di alcune isole:
ISOLA 16
All’interno dell’area come si sa erano presenti:
– un impianto di produzione benzaldeide, alcune vasche di accumulo consistenti in un terrapieno (un terrapieno per i liquidi all’occorrente fatti scivolare giù in falda che coloravano il mare di tutti i colori, pensate!!!) degli scarti liquidi del caprolattame (i cosiddetti sali sodici) dove, come si nota dalle foto aerea n° 18 del 2018 nell’opera di bonifica del 2014 è stata rimossa la terra fino alla roccia, lasciando il cordolo del terreno presumibilmente inquinato con licenza di inquinare ancora le falde freatiche;
– N° 3 discariche (vedi foto aerea N° 11), denunciate e scoperte nel 2011 e poi ripulite in un opera di bonifica parziale senza la rimozione del materiale delle pareti che li accoglieva, anche qui con licenza di continuare ad inquinare le falde acquifere.
Ora se è vero che dagli esiti delle analisi delle acque di falda condotte nel 2014-15 sono stati riscontrati “superamenti delle CSR sanitarie ed ambientali di sostanze inquinanti per lo più cancerogene quali: “Triclorometano, Dicloroetilene e Tetracloroetilene, Benzene, Toluene, Caprolattame, Metalli Alluminio, Antimonio, Arsenico, Ferro, Manganese, Mercurio e Nichel, Azoto Ammoniacale, Nitrati, Nitriti, Solfati, Cianuri”. E se è vero che l’aria era irrespirabile (e lo era) in prossimità della stessa soprattutto durante e dopo la pioggia, fino al 2021 come si può ipotizzare che la semplice riprofilatura del terreno contaminato abbia per incanto smesso di ammorbare l’aria di sostanze inquinanti? Dimentichiamo forse la natura carsica della roccia sottostante?
Ora ci chiediamo e chiediamo a Eni Rewuind:
In merito poi a quella vasca di rifiuti coperta da brecciame rosa (dalla foto aerea N° 20 del 2019) prelevati nell’ambito della bonifica (foto JPG 934 maggio 2021) e sostituiti da brecciame qualcuno si è preoccupato di capirne la natura e se permangono gli inquinanti? Un sopralluogo effettuato da Manfredonia Nuova a fine maggio 2021 ha evidenziato un fetore immondo che colpiva le narici e la trachea. Gli inquinanti rimanenti permarranno eternamente in quella vasca? La riprofilatura dell’isola 16 metterà al riparo dal fetore acre che sempre ti serrava la gola in vicinanza della stessa fino a quando è stato possibile effettuare sopralluoghi, ossia fino a prima dell’incendio dei rifiuti accumulati dalla SIF- Trade di giugno 2021?
ISOLA 13
Collocata nell’area Sud a ridosso dell’isola 16 e attualmente occupata dal capannone della Zadra vetro, come si evince nella foto N° 20 era l’area in cui insisteva l’impianto per la produzione del caprolattame, ossia dell’area più interessata dall’inquinamento del suolo, del terreno e della falda sottostante per le sostanze che venivano utilizzate nella produzione, che vanno dal toluolo all’ammoniaca, all’acido solforico, anidride solforica e tanto altro. Nonostante ciò non figurava nei verbali delle varie Conferenze dei Servizi, dove si parla di bonifica.
Sappiamo che l’impianto è stato demolito in fretta e furia per far posto nell’ambito del Contratto d’Area al capannone della Zadra Vetro della ditta Sangalli. Infatti nella foto N° 1 allegata, notiamo che in alto a destra il capannone c’è già prima ancora che sia smantellato l’impianto della produzione dell’Urea dell’isola 5.
Come si spiega tale dimenticanza? E’ mai stata interessata da operazioni di bonifica? E’ una svista della Syndial quella di affermare che l’isola 15 era la sede della produzione del caprolattame o una bugia per coprire la mancata bonifica dell’isola 13? Esiste una certificazione di avvenuta bonifica dell’isola 13? Chi ha autorizzato l’insediamento del capannone della Zadra Vetro? Quali rischi corrono gli addetti che hanno lavorato prima per la Zadra Vetro e poi per le ditte che successivamente hanno occupato quel capannone?
Guarda caso solo in occasione dell’ultima conferenza dei servizi compare il riferimento all’isola 13 e quello che si coglie è che siamo all’anno zero della bonifica.
ISOLA 5
Sede dell’impianto della produzione dell’urea dove è avvenuto lo scoppio della colonna dell’arsenico nel ’76, oggi finalmente dopo 45 anni in cui si è lasciato scendere l’arsenico attraverso la roccia carsica sempre più giù verso la falda acquifera, ci è stata propinata una Messa in Sicurezza Permanente(tombamento). E pensare che le associazioni ambientaliste si sono sempre battute contro tale soluzione, avversata anche dal Comune di Manfredonia che con nota prot. n° 32.088 del 10. 09. 2018 “ribadisce la contrarietà […] ad interventi di messa in sicurezza permanente dei terreni contaminati”.
Nel verbale della seconda conferenza decisoria prot. n° 0001533 del 28- 01-2019 si legge che l’ISPRA “non concorda con la definizione di MISP Messa in Sicurezza Permanente in quanto interventi di questa natura prevedono un isolamento completo non solo superficiale, ma anche laterale e del fondo. Ritiene invece che l’intervento si possa configurare come Messa in sicurezza operativa (MISO)” “inoltre, il rappresentante dell’Ispra ricorda la natura carsica dell’area in oggetto, che non consentirebbe mai un totale isolamento dell’area in oggetto sulla base del solo intervento di impermeabilizzazione. E’ opportuno […] in quanto non bisogna dimenticare che è presente un importante sorgente di contaminazione di arsenico, perciò dal punto di vista tecnico l’intervento in questione andrebbe approvato come un intervento di MISO che va monitorato nel tempo”.
I nostri sopralluoghi ci hanno mostrato prima uno scavo di pochi centimetri della roccia per un quadrato di poche decine di metri.
Sulla rimanente parte dell’isola 5 si è coperto il vecchio cemento con pietre e materiali di risulta. E’ quanto previsto dal decreto del MATTM? Non dovrebbe essere interessato prima da impermeabilizzazione? E in tale situazione si parla sempre più insistentemente di allocare attività industriali varie. Siamo impazziti, ma la vita umana non vale proprio niente. In siffatta situazione dovrebbero lavorare delle maestranze? E la vita di noi cittadini di Manfredonia e di Macchia non vale un soldo?
ACQUE di FALDA
Dal 2006 è in atto la bonifica della falda freatica dal grave inquinamento presente nel sito dell’ex EniChem (come previsto da vari comitati e proposti dal Ministro dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del Mare) consistente nella formazione di una barriera per evitare il deflusso a mare delle acque di falda inquinate.
Questo viene realizzato attraverso l’emungimento di acque dai pozzi spia che sono poi trattate in un impianto di depurazione per renderle conformi alla qualità di scarico a mare nel rispetto della legge 152/ 2006 e successivi s. m. i. Alll’emungimento segue l’iniezione di acqua della Diga di Occhito, 14 milioni di litri impiegati finora.
Acqua impiegata tanta e sembrerebbe con esiti positivi sicché si è chiesto la riperimetrazione del sito Sin per escludere il mare, Un quadro idilliaco?
Come mai allora se tutto va bene Eni Rewind, ha richiesto al Governo finanziamenti per realizzare “Intervento n. 3 della deliberazione N° 22 del 04.12.2019 della Commissione Straordinaria del Comune di Manfredonia, consistente “nella messa in sicurezza d’emergenza delle aree di uso agricolo di privati e di proprietà di soggetti pubblici” che rientrano nell’“Area Sud Est” comprese nel Sito di Interesse Nazionale (Sito Ex EniChem). Tale ultimo intervento, a parere dell’Eni Rewind, avrebbe lo scopo di contenere la diffusione della contaminazione da[…] Cromo esavalente, Arsenico, Boro, Benzene, Triclorometano. In sostanza per ammissione della stessa Eni Rewind le acque di falda e i terreni agricoli dell’area Sud Est sono interessati da un grave inquinamento esteso fino a “ridotta distanza da aree residenziali e ridotta distanza dalla costa…”. Questi non possono che essere contaminate dal processo di lisciviazione dall’area Nord e dal quello di risalita dell’acqua di falda. Come è possibile che il miracolo sia avvenuto negli ultimi tre anni e a fine 2019 ci trovavamo ancora nella suddetta situazione?
Inoltre chiediamo di conoscere se e quali controlli, con quale frequenza, a quale profondità e con quali risultati vengono effettuati i prelievi delle acque del mare prospiciente il sito Sin del quale non è prevista alcuna bonifica, mentre noi sappiamo che data la situazione denunciata questi potrebbe essere contaminato dagli stessi veleni rilevati in falda.
Lo abbiamo chiesto in una lettera formale all’Arpa, senza nessuna risposta. Come mai? Sono state effettivamente svolte queste analisi per dire che va tutto bene?
Sicché, sta di fatto che i risultati della bonifica della falda creano dubbi e perplessità nella pubblica opinione della città di Manfredonia con enorme allarme sociale, sulla efficacia della bonifica delle falde freatiche ed anche sull’effettivo svolgimento della bonifica stessa che potrebbe risultare in via simbolica ed inutile, con uno spreco di danaro pubblico e di acqua preziosa.
Contraddizioni e inadeguatezze che dovrebbero sconsigliare una nuova industrializzazione essendo tute le isole comunicanti tra di loro e tutta l’analisi della situazione tecnica evidenzia una bonifica in corso d’opera difficile, lacunosa e spesso bugiarda che sommerebbe l’inquinamento pregresso. E’ perciò una scelta irragionevole quella di raddoppiare il danno sul territorio piuttosto che contenerlo.
E giunto il momento di dire basta alla pretesa del Sindaco di Monte di considerare quell’area idonea esclusivamente a nuove forme di industrializzazione e ancor meno a quelle pericolose e a forte impatto ambientale, anche perché non si risponde con tali iniziative al bisogno di lavoro stabile, duraturo e rispettoso della salute dei lavoratori e dei cittadini e cittadine della Piana di Macchia e di Manfredonia.
Il Sindaco di Monte non può più trincerarsi dietro forme di campanilismo sterile, ma far rientrare quell’area nella visione d’insieme di uno sviluppo turistico, culturale religioso, naturalistico, paesaggistico dell’area Daunia-Gargano, per proporre una più organica candidatura di Monte a Capitale della Cultura.
E’ necessario quindi Completare la bonifica in modo efficace e trasparente senza aggiungere danno a danno con nuove attività industriali impattanti sulla salute e l’ambiente
Si allegano: foto richiamate nel testo;
La Presidente Iolanda D’Errico