Giovedì 21 Novembre 2024

Campo: “Autonomia differenziata anticamera della dissoluzione dell’unità nazionale. Chi vuole 20 sanità o 20 politiche energetiche? Io no!”

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Dichiarazione di Paolo Campo, presidente della V Commissione Ambiente del Consiglio regionale

Sono sempre stato convinto che l’autonomia differenziata sia una previsione in contraddizione con l’impianto complessivo del nostro ordinamento costituzionale. Fu un tentativo maldestro, compiuto nel 2001 con il centrosinistra al governo del Paese, per arginare la “fregola federalista” che sembrava aver contagiato tutti alla vigilia del voto. La Lega voleva la secessione, si rispose con questo pastrocchio e con lo sconsiderato aumento delle materie a potestà concorrente tra Stato e Regioni.

Oggi quelle previsioni trovano conferma con la scellerata intesa politica nel centrodestra, compiuta con la consapevolezza che essa possa essere l’anticamera della dissoluzione dell’unità nazionale.

Ne sono sempre più convinto e l’ho ribadito in occasione dell’incontro organizzato dalla Cgil Foggia a Pietramontecorvino, a cui ho avuto il piacere di partecipare insieme al segretario provinciale Maurizio Carmeno, il sindaco Raimondo Giallella e il presidente provinciale dell’ANPI Michele Galante.

Affrontiamo quotidianamente gli esiti infausti della riforma costituzionale fatta 22 anni fa e proprio questa esperienza dovrebbe dissolvere ogni dubbio sulla pericolosità dell’autonomia differenziata ulteriormente rafforzata.

Alcune delle funzioni concorrenti da allora attribuite alle Regioni hanno nel tempo prodotto conflitti istituzionali, aggravato il peso della burocrazia, arrecato disagi ai cittadini e ritardi alle imprese. Soprattutto, quella scelta non ha favorito la coesione tra aree geografiche che mantengono tutt’oggi gravi squilibri e sotto molteplici punti di vista.

Se, per ipotesi, tutte quelle stesse materie diventassero di competenza esclusiva delle Regioni, per un verso, i conflitti con lo Stato e le conseguenze di tali conflitti si aggraverebbero; per altro verso, allo Stato rimarrebbe la piena potestà legislativa solo per sicurezza, difesa e politica estera. Proprio lo Stato, soprattutto, non avrebbe più le risorse necessarie a riequilibrare le distanze e le differenze, come detta l’articolo 3 della Costituzione, perché sarebbero per la gran parte appannaggio di quella parte del Paese, le regioni ricche del Nord governate dalla destra, che del Paese non s’interessa.

La destra, utilizzando lo strumento del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, vuole esautorare il Parlamento delle sue funzioni e dar vita ad un nuovo patto sociale fondato sugli interessi di pochi a discapito di tanti, soprattutto dei più deboli.

La mia modesta proposta è che si metta all’ordine del giorno una nuova riforma del Titolo V della Costituzione, che aggiorni quanto deciso alla fine del ‘900 e faccia tesoro, anche, della tragica esperienza della pandemia e del drammatico impatto dei cambiamenti climatici sulla nostra vita. Davvero si vogliono 20 sanità e 20 politiche energetiche in Italia? Io non le voglio!

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