Quando nel novembre 2020 la SEASIF presentò a Bari all’Autorità di Sistema Portuale una manifestazione di interesse per le banchine, i nastri trasportatori e le aree antistanti il porto industriale, proponendosi come azienda “leader mondiale della lavorazione della bentonite”, nessuno si allarmò più di tanto.
E non ci furono levate di scudi nemmeno quando nel marzo 2021 SEASIF precisò la proposta con una nota stampa, nella quale scrisse che avrebbe voluto realizzare un impianto per l’estrazione e/o pre-lavorazione di bentonite e di minerali polimetallici (per il quale intendeva rimettere in funzione i nastri trasportatori); un impianto di produzione di biocarburanti, uno di depurazione dell’aria e un deposito di gas naturale liquido (GNL) con annesso rigassificatore.
Prevalse in tutti gli interlocutori istituzionali e non un sano scetticismo sul soggetto proponente (di cui poco si sapeva e si sa) e sulle attività che venivano proposte, vista mancanza di sufficienti informazioni in merito.
Qualcuno consigliò opportunamente a SEASIF di escludere l’impianto di rigassificazione, cosa che ha fatto subito dopo, ma, per il resto, tutti dissero che bisognava attendere il progetto industriale per poi esprimersi a riguardo, riponendo fiducia negli Enti tenuti a tali valutazioni prima di rilasciare autorizzazioni e concessioni varie.
E per più di due anni non se ne è saputo granché di più, al di là della ricerca di personale che la SEASIF ha avviato in maniera a dir poco prematura all’inizio del 2021.
Solo dalla lettura nei giorni scorsi di una Relazione Tecnica datata 23 gennaio 2023 si è appreso però che SEASIF intende in realtà realizzare una centrale termoelettrica della potenza di 400 MGW e riattivare i serbatoi in c.a. della capacità complessiva di 55.000 mc per il deposito e la vendita di gasolio per autotrazione.
In realtà, considerando anche la scelta di localizzare nella stessa area ex Enichem l’impianto regionale che chiude il ciclo della plastica, per la quale il Comune di Monte Sant’Angelo si era candidato ottenendo il relativo finanziamento (dopo aver chiesto ed ottenuto una deroga al regolamento ASI, che escludeva in quell’area qualsiasi impianto di trattamento di rifiuti), già nel dicembre 2020 ce n’era abbastanza per chiedersi e chiedere con quale idea di sviluppo industriale e in quale quadro di sostenibilità complessiva si pensava di poter gestire i relativi processi decisionali, tenuto conto dei tempi molto stretti previsti per l’approvazione dei progetti dalla normativa sulle ZES e della pluralità degli enti tecnicamente coinvolti nella decisione.
E l’ho fatto personalmente in un’intervista rilasciata nel novembre 2020 ad un giornale online locale (facilmente recuperabile su internet), ricordando anche che si tratta di un’area SIN con attività di bonifica ancora in corso, sulla quale andava (e va) posta l’attenzione necessaria, senza troppo affidarsi a chi di quell’inquinamento è il soggetto responsabile e che oggi ha interesse a vendere le aree e le relative infrastrutture.
Devo dare atto che l’unico a rispondermi fu proprio il Sindaco D’Arienzo, dicendomi però polemicamente che stavo rinfocolando vecchie lotte di campanile. Eppure non avevo posto la questione della modifica dei confini (e non l’ho mai posta, in quanto fuorviante).
In realtà, intendevo soprattutto evidenziare che per quest’area industriale dismessa la Regione Puglia con il PPTR (Piano Paesaggistico Territoriale Regionale) aveva messo a punto dal 2013 uno strumento di pianificazione partecipata, l’APPEA, che, se avviato per tempo, avrebbe consentito – e consentirebbe – ai due comuni di programmarne e gestirne insieme lo sviluppo, magari con l’aiuto dell’Università degli Studi di Foggia o del Politecnico di Bari (come hanno fatto a Bitonto, dove il Politecnico ha svolto un prezioso ruolo di progettazione del Piano e di animazione e coinvolgimento dei soggetti coinvolti, compresa la popolazione nelle sue diverse articolazioni).
In altri termini, ferma restando la sua destinazione industriale, anche grazie a quello strumento di pianificazione e gestione, quest’area può e deve essere orientata ad uno sviluppo paesaggisticamente ed ecologicamente sostenibile, considerando la sua storia (di area già sede di un petrolchimico, di cui porterà ancora per decenni le ferite), le sue condizioni (di area SIN con attività di bonifica ancora in corso) esoprattutto la sua posizione geografica (essendo circondata, a mare, da impianti di allevamento di pesce, spiagge attrezzate, approdi e stabilimenti balneari e, a terra, dall’abitato di Manfredonia, da una parte, e, dall’altra, dalla Piana di Macchia, con le sue distese di uliveti, case rurali, residenze, ville e attività turistico-balneari).
Quindi, realizzare l’APPEA non è un’idea astratta e provocatoria ma l’attuazione del Piano paesaggistico regionale e delle sue linee direttrici di sviluppo.
Per altro, già nel 2019 entrambi i Comuni, con le rispettive delibere di presa d’atto dell’approvazione delle ZES (quella del Comune di Manfredonia è la delibera commissariale n.47 del 9 settembre 2019), avevano approvato, d’accordo tra loro, un Protocollo che prevedeva espressamente l’impegno a realizzare l’APPEA. Fatto è che da allora siamo … a zero! Prima, probabilmente, per la mancanza di interlocutori politico-istituzionali a Manfredonia, vista la presenza dei Commissari, e poi, quasi certamente, per difficoltà di rapporti tra le due amministrazioni di diverso colore politico (non che prima si dialogasse meglio).
Ora, è troppo chiedere agli amministratori dei due Comuni di incontrarsi per provare a definire in maniera condivisa le linee di sviluppo di quest’area industriale per orientarne gli investimenti, prima che altri decidano ancora una volta per loro e per i loro cittadini, almeno per i prossimi 30-50 anni?
E, visto che nel frattempo la SEASIF ha già acquistato le aree e le infrastrutture necessarie e preso in concessione le banchine, mi domando e dico:
– c’è proprio bisogno di conoscere in dettaglio il progetto della centrale elettrica della potenza di 400 MGW per esprimersi a riguardo? Non basta farsi una passeggiata nell’agro di San Severo o di Candela, per non andare molto lontano, per vedere come è fatta, capirne le implicazioni e concludere che è solamente dell’investitore il vantaggio di localizzarla non in aperta campagna ma in un’area industriale già ampiamente attrezzata ma purtroppo a poche centinaia di metri dall’abitato di Manfredonia?
– quali progetti si ha ancora bisogno di vedere per capire in che maniera verranno riutilizzati o meno i serbatoi in cemento esistenti o per realizzarne due nuovi della capacità complessiva di 55.000 mc per il deposito e la vendita di gasolio per autotrazione?
– c’è proprio bisogno di quel tipo e di quella quantità di combustibile per rendere un adeguato servizio di bunkeraggio alle navi in transito?
– non è già un buon motivo per dire no alla centrale termoelettrica il fatto che solo pochi anni fa il Comune di Manfredonia si è battuto, riuscendovi, perché non fosse riavviata da ENICHEM SpA una centrale della potenza di 420 MGW già costruita, e per altro alimentata a gas naturale?
– e non è anche un buon motivo per dire no al riutilizzo dei serbatoi per tale uso il fatto che nel 1997 i Sindaci di entrambi i Comuni, insieme a quello di Mattinata, hanno detto no ai vari progetti di localizzazione che erano stati presentati con lo stesso scopo?
– quali carte o progetti si ha ancora bisogno di vedere per esprimersi definitivamente almeno su queste due proposte ed evitare che ne arrivino altre di analogo tenore?
Siamo d’accordo a rendere più funzionali le aree, le banchine e le infrastrutture e che vengano date in gestione affinché il Porto industriale diventi un grande fattore di attrazione anche per chi abbia interesse all’attività di logistica e di movimentazione delle merci (e magari anche dei passeggeri).
Stiamo attenti, però, a non dare il monopolio di quelle aree, come purtroppo sta già avvenendo, a chi propone progetti incompatibili con il territorio (come SEASIF ed ENERGAS) e senza una vera prospettiva di futuro per i suoi giovani.
Discutiamone e confrontiamoci pacatamente, riaffermando il primato della politica.
Ma in fretta.
Gaetano Prencipe –Consigliere comunale ed ex Sindaco di Manfredonia