Giovedì 21 Novembre 2024

Salvemini Show sui misteri comunali: ma ne ha fatto parte anche lui

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L’AUDITORIUM “Serricchio” affollato zeppo come nelle grandi occasioni attesta inequivocabilmente della curiosità fino all’interesse che ha suscitato l’annuncio della conferenza da Angelo Salvemini, avvocato, ex assessore alle opere pubbliche nel governo del sindaco Gianni Rotice, dal quale è stato estromesso in tronco perché in disaccordo sulla gestione dell’appalto milionario dei servizi di illuminazioni ed energetici comunali. L’oggetto che faceva sottintendere l’iniziativa dell’ex amministratore comunale, era appunto quello: spifferare la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità sui misteri, gli intrighi, i complotti, le illegalità accumulati in questo poco più di anno del governo Rotice. E verità è stata? Si, no, forse.

NELL’OLTRE un’ora di racconto di notizie accuratamente controllate fatte emergere, non sono andate oltre quelle già rese note nella lettera-manifesto diffusa da Salvemini appena dopo la sua destituzione dalle funzioni che Rotice gli aveva affidate e che se l’è aggiunte a quelle già in dotazione. Ma, repetita iuvant, la baraonda è esplosa virulenta quando Rotice ha inteso sostenere due proposte arrivate in extremis, dopo quella già definita con apposita istruzione tecnica-legale protrattasi per circa un anno. Due proposte, ha accuratamente confermato Salvemini, irricevibili per una serie di discordanti oggetti operativi, avanzate da due società diverse (ma aventi la stessa impostazione e la stessa battitura al computer) ma riconducibili – ha accertato – ad un solo ben noto personaggio ben introdotto in loco. Insomma l’ex assessore ha fatto bene intendere che sotto c’era il trucco.

SALVEMINI ha accuratamente omesso tanti particolari tecnici e amministrativi che si è riservato di declinare al Magistrato al quale ha fatto pervenire le sue deduzioni sulla conduzione dell’assegnazione dell’appalto, e dal quale aspetta di essere convocato. Si è però spesso e volentieri soffermato a tratteggiare il retroscena che si è creato in quel coacervo governativo guidato da Rotice: sindaco per definizione ma non di fatto in quanto «il governo è tutto nelle mani di Stefano Pecorella che gestisce a piacimento: convoca e presiede le riunioni di giunta, scrive gli interventi di qualche consigliere, eccetera. Una presenza “illegale” così come quella dell’addetto stampa. Uno staff illegittimo – ha rimarcato – che non si sa da chi e come viene pagato ma che opera come se fosse regolarmente assunto dal Comune». Il disorientamento nella tecnostruttura comunale è concreto e diffuso: «il protocollo – cita – non funziona, la posta non viene recapitata, gli uffici sono sguarniti». La macchina municipale è descritta a tinte fosche. Una babilonia.

COSI’ PARLO’ Salvemini solitario accusatore senza contraddittorio. Si è risolto a vuotare il sacco – si è susurrato tra il pubblico – solo quando è stato toccato un affaire sostanzioso che sosteneva. In tutto quest’anno che ha condiviso il fare di Rotice acquattato tra i suoi ranghi, perché si è comportato come le famose tre scimmiette? Perché non ha reagito? Non ha denunciato come fa ora? Più di una volta è anzi corso in sostegno di Rotice a difenderlo dagli attacchi.

UN QUADRO sconvolgente che dice drammaticamente in che stato è finita Manfredonia. Il tempo delle parole (e si spera non solo di quelle) è esaurito: la situazione è in mano alla Prefettura e alla Magistratura. Si attendono gli esiti.

Michele Apollonio

 

 

 

 

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