NON si erano ancora affievoliti gli echi del vibrante discorso al popolo sipontino che gremiva la Piazza antistante la Cattedrale, dell’arcivescovo padre Franco Moscone che con accenti netti e definiti esprimeva la preoccupazione per come (non) vanno le cose a Manfredonia, che a poca distante dal cuore della città, nell’affollato Luna Park, sono riecheggiati quattro spari da arma da fuoco, uno dei quali ha attinto una persona, che hanno provocato panico e fuggi-fuggi tra la gente.
LA TRASPOSIZIONE reale e concreta di una situazione di sofferenza di una città che da anni ormai è alle prese con una congiuntura negativa sintesi di rovesci politici, ammnistrativi, economici, riverberati maldestramente sul sociale. Le denunce dell’arcivescovo Moscone di quest’anno sono la naturale prosecuzione aggravata di quelle degli anni precedenti nonché dei suoi predecessori. Da anni si invocano cambiamenti e innovazioni che incidano sul tessuto umano di una città che pure ha conosciuto e vissuto condizioni di prosperità e benessere. Una città che pare abbia perduto la bussola che la orienti verso quegli orizzonti che pure le risorse che si ritrova, variegate e straordinarie, ne solleciterebbero il raggiungimento. Si assiste sempre più ad un decadimento dei valori fondanti una sana comunità, alla resa incondizionata ad un nemico subdolo e camaleontico. Gli indicatori statistici dei vari settori che costituiscono il format cittadino, sono quanto mai eloquenti di un arretramento vistoso in progress. Manca il lavoro ma soprattutto l’interesse a promuovere attività lavorative. Preponderante è il sostegno pubblico.
L’EPISODIO del Luna Park, la sparatoria con ferito (peraltro non nuova anche da queste parti), non è un caso a sé. Qualunque siano le motivazioni al vaglio degli inquirenti, è inammissibile che c’è gente che circola armata e spari. Si sperava in un cambio di visuale del futuro immediato. Speranze al momento in standby con un establishment politico amministrativo alquanto disorientato.
COME succede in questi casi (la provincia di Foggia ne è piena) si dà la stura alla parata di denunce della esigua e insufficiente presenza di forze dell’ordine. Ci sono tutti, dagli amministratori pubblici (anche qualcuno del passato dimentico delle proprie responsabilità), ai parlamentari ancora in servizio o candidati ad esserlo (persino Salvini ha intinto il biscotto in questo calice amaro), gli stessi organi sindacali di polizia. Sono annunciati summit, fotocopie di tanti altri, nei quali discutere sul da farsi. Il rimedio cui si tende è quello del rafforzamento dei contingenti di polizia. Che naturalmente va bene anche perché sottodimensionati. Ma non è il toccasana. Occorre andare oltre, in profondità. Chissà se questa sarà l’ennesima occasione per decidere di almeno raddoppiare la Procura di Foggia.
MA SONO pannicelli caldi per tamponare una emergenza, fino magari alla occasione successiva. È tempo di andare oltre le apparenze, provvedere a sostenere le fondamenta traballanti di una società in disfacimento per evitare, come denunciato da padre Moscone, che siano «le mafie e la criminalità organizzata o chi difende il loro status quo» ad avere il sopravvento.
LA LETTURA della realtà instaurata è ben intelligibile: manca chi la legga e agisca di conseguenza.
Michele Apollonio