Ho avuto il compito di moderare il convegno che ha accolto per la prima volta Giovanni Melillo, nuovo Procuratore Nazionale Antimafia, nella sua terra. Un privilegio che mi ha permesso di avere non solo una chiara conferma dell’impegno forte e deciso della Magistratura nella lotta ai sistemi criminali insediati a Foggia e in Capitanata, ma anche di acquisire la tensione ideale e morale che sostiene un’azione che è corale, sospinta com’è da uno spirito democratico molto profondo, direi inestirpabile. Le strategie di contrasto per arginare la criminalità in Capitanata sono tutte attive e i risultati si vedono e si sentono. Ma per sconfiggere un male così oscuro serve che la politica si rigeneri e che si riaprano spazi di dialogo in un tessuto collettivo che è sfibrato. Non ha usato mezzi termini Giovanni Melillo, nuovo procuratore nazionale antimafia, intervenendo a Foggia, la città dov’è nato, in un’aula magna che ancora trasuda di storia. Un impegno difficile il suo, di “particolare autorevolezza” ebbe a dire il primo presidente della Corte di Cassazione Pietro Curzio all’indomani della nomina che pone oggi Melillo al vertice della Procura Nazionale Antimafia. “Quello che è accaduto in questa città è il risultato di una piaga che ha radici sociali ed economiche, ma che sconta anche una grave sottovalutazione del fenomeno che non si può sottacere”. Poi l’affondo del Procuratore “le mafie non sono un’emergenza, perché nascono nell’economia e nella società, come è accaduto in questa provincia, trasformandola in una terra di schiavi”. “La storia è lì che ci ricorda le lotte contadine che inseguivano il riscatto di gente operosa piegata dalle sopraffazioni sociali. Poi le cose si sono capovolte e questo deve farci riflettere”, dice Melillo sfiorando un tema politico spinoso molto attuale. Parla con tono pacato, elegante, fermo e risoluto soprattutto quando richiama alcuni passaggi dell’impegno magistratuale degli ultimi trent’anni per lanciare poi lo sguardo su quella che definisce una lunga strada ancora da percorrere. Intorno a lui i Procuratori della Repubblica di Bari, Roberto Rossi, di Trani, Renato Nitti e di Foggia Ludovico Vaccaro. Tocca a lui chiudere una giornata intensa, con l’ennesimo messaggio ad una comunità non ancora consapevole del guanto di sfida sventolato dai poteri criminogeni. “Se manca la forza di reagire – dice Vaccaro – il quadro circostante rimane consegnato all’incertezza generando solo insicurezza che è lo spazio grigio d’azione della criminalità”. Poi, con la determinazione che tutti gli riconoscono, aggiunge: “La nostra sintonia con la Dia sarà sempre più intensa e decisa” dice Vaccaro incrociando lo sguardo di Giuseppe Gatti, coraggioso magistrato sul campo. Pieno di passione civile anche il contributo di Pina Picerno, Vice Presidente del Parlamento Europeo, che scalda l’uditorio con un deciso monito ai poteri criminali, richiamando anche l’impegno dei tanti amministratori schierati in prima linea contro l’illegalità diffusa ed invocando il ruolo di una stampa che vorrebbe più reattiva, come nei suoi anni migliori. La politica ascolta, si interroga ed osserva i contorni complessi di una fase storica ancora parecchio complicata per Foggia come per la sua provincia. È un impegno che non demorde, come quelli del Vice Presidente della Regione Puglia, Piemontese e del Senatore Pellegrini, presenti all’iniziativa tra brillanti assenze degli enti locali, mentre Giancarlo Dimauro, Giuseppe Chiappinelli e Damiano Gelsomino confermavano l’attenzione di Confindustria, della Fondazione Antiusura e dell’Ente Camerale in un vertice che non si doveva e non si poteva perdere per i suoi valori simbolici. Insomma, una giornata densa di contenuti, non la solita passerella quella promossa dall’Aiga, dall’Ordine degli Avvocati e dall’Università di Foggia, con significative testimonianze di Anna Lops, del Rettore Pierpaolo Limone e di Gianluca Ursitti che schiera con orgoglio la classe forense in un avamposto democratico sul tema dei diritti e dei doveri da ribadire con fermezza. Ma si è avvertito forte anche il palmare sostegno dell’Associazione Nazionale Magistrati, intervenuta con Roberta Bray e Marco Gambardella, entrambi sostituti procuratori della Repubblica del Tribunale di Foggia, giovani magistrati apertamente schierati contro il malaffare, ovunque si annidi. E ad accogliere Melillo, c’era lei, Annamaria Tosto, Procuratore Generale di Bari. Una presenza autorevole e discreta che ha messo il timbro sulla compattezza di una squadra che lavora, ogni giorno, nel tentativo generoso di far rinascere una terra troppo dolente che non merita di essere dimenticata.
di Micky dè Finis