Domenica 22 Dicembre 2024

In riva al Golfo monumento di rifiuti

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Ignoti hanno utilizzato i rifiuti raccolti sulla battigia per fare stravaganti opere d’arte

L’AUTORE o più verosimilmente gli autori, sono ignoti, ma chiunque essi siano il messaggio che hanno lasciato è chiaro e ammonitore: anche i rifiuti possono essere riciclati per manufatti anche fantasiosi. Come quelli incontrati per caso sulla spiaggia di Siponto, in quella parte non colonizzata dagli stabilimenti balneari. Ne rimangono ancora parecchi chilometri che potrebbero fare da base per attività balneari-turistiche di grande interesse.

SULLE RIVE del mare si possono rinvenire tante cose anche le più impensabili. Ma delle costruzioni a mo’ di opera d’arte assemblando i rifiuti evidentemente raccolti sulla battigia sospinti dalle onde del mare del golfo di Siponto, mai. Installazioni di fantasia ottenute disponendo in un gioco di equilibrio avventuroso, pezzi di materiali che la permanenza in acqua e poi l’esposizione al sole hanno evidentemente deformato. Pezzo per pezzo sono stati montati probabilmente seguendo un disegno inventato momento per momento. L’effetto scenico e cromatico è entusiasmante esaltato dalla natura limpida del luogo.

A VOLER idealizzare quelle indubbiamente fascinose installazioni, si direbbe che sono una forma d’arte contemporanea riconducibile alla “land art” tanto in voga negli Stati Uniti d’America, vale a dire costruzioni artistiche ambientate in spazi incontaminati, lontani dalle città e dai luoghi urbanizzati, come deserto, praterie, sponde di laghi, spiagge deserte. I temi sono i più inimmaginabili possibile, rigorosamente anti-formale, le opere fugaci. Come pare siano le composizioni astratte della spiaggia di Siponto.

«IMBATTERSI in quelle costruzioni, quattro distanziate fra loro, è stata una sorpresa impensabile. Ma anche una emozione insospettabile» racconta Paolo Cascavilla, scrittore e blogger sipontino imbattutosi in quelle opere d’arte in una delle passeggiate che si concede di buon mattino su quella spiaggia che da Manfredonia si distende per chilometri verso sud seguendo la cornice del golfo che pare una costola del Gargano che la guarda sornione.

QUELLA larga e silente riva fa da scudo alla contigua vasta fascia di ubertoso terreno sabbioso residuo dell’antica laguna d’Arpi, un tempo non molto lontano, coltivata con grandi profitti, chiamata “Sciali” per l’abbondanza di prodotti ortofrutticoli che si ottenevano. Una serie di piccoli “poderi di mare” per la vicinanza al mare del golfo, dotati di casolari civettuoli dove in estate le famiglie passavano la villeggiatura. Ne sono stati censiti oltre una trentina ormai praticamente abbandonati, i caseggiati ridotti a ruderi fatiscenti. Una loro ristrutturazione potrebbe trasformarli in residenze per vacanze turistiche.

UN AMBIENTE caratteristico, suggestivo, ai margini del placidi golf, pervaso da una atmosfera ammaliante che ha ispirato poeti e scrittori a cominciare – ricorda Cascavilla – dallo stesso re Manfredi che qui veniva a cantare “strambuotti e canzune” fino a Cristanziano Serricchio che vi ha ambientato il romanzo “Seppina degli Sciali” e molto verosimilmente gli autori di quelle opere d’arte moderne dedicate alla natura di Siponto.

   Michele Apollonio

 

 

 

 

 

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Commenti

  • Se andate nella mia pagina facebook potete constatare che quelle opere le ho recensite già da qualche mese,e cioè da quando io col mio amico Michele e qualche altro abitudinario della passeggiata giornaliera sul litorale della pineta di Siponto giorno per giorno raccogliamo rifiuti che posso essere nocivi per gli abitanti del mare, specialmente le retine delle cozze, e le andiamo ad impilare in quei rami di quel tronco che ormai fa bella mostra di sé da diversi anni. Mentre le altre piccole opere in fase di allestimento le abbiamo conficcate nella sabbia da poco tempo.

    Matteo Santovito 17/06/2022 23:03 Rispondi

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