Era la primavera del ’92, ero giovane e in quei giorni molto felice. Avevo appena conseguito con soddisfazione la laurea ed avevo tante aspettative, sapevo che da quel momento la mia vita avrebbe
avuto un importante cambiamento, quella che mi sarei scelta, quella dell’autonomia economica, della realizzazione dei miei sogni. E’ forse proprio per questo mio stato d’animo che, associando a quel mio momento magico una evento così raccapricciante, io lo ricordo come se fosse oggi: la strage di Capaci.
Una strage di mafia, come mai era avvenuta sino a quel momento. Era il salto di “qualità” dei corleonesi nel disegno malefico di inoculare terrore tra la società civile e di lotta agli uomini dello
Stato: dagli omicidi con armi da fuoco all’utilizzo della dinamite, tanta dinamite. Quel giorno una carica di circa 500 chili di tritolo veniva fatta esplodere da Giovanni Brusca senza nessuno scrupolo: tre auto ed un tratto di autostrada venivano fatti saltare in aria. Nella deflagrazione, in quella tremenda deflagrazione, furono coinvolti tutti coloro che si trovarono a passare proprio in quel punto nel momento sbagliato.
Quel giorno moriva il simbolo della lotta alla mafia, moriva Giovanni Falcone e sua moglie, Francesca Morvillo, anche lei magistrato e tre uomini della scorta. Quel giorno moriva Palermo,
moriva la Sicilia e moriva l’Italia intera. Era il 23 maggio. Non solo il giudice Falcone, sua moglie e la sua scorta. Qualche tempo dopo, non si era ancora elaborato quel lutto, quel dolore, che la nazione, la stessa Sicilia e Palermo, subivano una nuova tragedia. Era il 19 luglio quando veniva ucciso il giudice Paolo Borsellino, fatto saltare in aria assieme a cinque agenti della sua scorta. E se quelle stragi gettavano nel peggior sconforto possibile la nazione, da quel preciso momento sono germogliate nuove norme, nuove misure, nuovi strumenti e si è iniziato a parlare di “antiriciclaggio” e, quindi, di “lotta alla mafia” in maniera più compiuta e profonda.
Da quelle morti sono nate nuove forze.
Così scrive oggi Maria Falcone, sorella di Giovanni. Il Comitato di Manfredonia In Azione (MIA), nell’anniversario della strage di Capaci, si unisce a tutti coloro che credono che la morte dei giudici Falcone e Borsellino non sia stata inutile e urla all’unisono: abbasso tutte le mafie. Perché la mafia a prescindere da dove nasce è, e sarà sempre, solo orrore! Abbasso la mafia, morte alla mafia sempre.
PATRIZIA SALVETTI
Comitato Manfredonia in Azione