Lunedì 25 Novembre 2024

Quel quadro di rara bellezza che guardiamo distrattamente: il golfo di Manfredonia

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Un’ampia insenatura estesa per svariate decine di chilometri ed in grado di disegnare il profilo della penisola garganica; il golfo di Manfredonia, sul quale si affacciano 7 comuni dall’imboccatura meridionale fino alla testa del Gargano (Barletta, Margherita di Savoia, Zapponeta, Manfredonia, Monte Sant’Angelo, Mattinata, Vieste), rappresenta uno dei lineamenti geografici più caratterizzanti, non solo rispetto al profilo garganico e pugliese ma rispetto alla forma della nostra nazione. Se non ci fosse il golfo di Manfredonia, la costa adriatica, sul versante italiano, correrebbe ‘dritta’ da nord a sud, senza soluzione di continuità, ma il lungo corso della geologia ha voluto che il Gargano, che un tempo era un’isola, si congiungesse alla terraferma. Il golfo di Manfredonia non solo è stato protagonista di avvenimenti storici che lo hanno reso celebre nel corso dei secoli ma, soprattutto in un passato non troppo lontano, veniva considerato uno scrigno di biodiversità marina, patrimonio sempre più minacciato in ogni angolo del mondo. Tra la fine degli anni ’90 ed i primi anni 2000 le acque del golfo sipontino divennero la ‘casa’ di un delfino che attirò ricercatori e biologi marini di ogni parte del mondo; di quel delfino di nome Filippo, divenuto simbolo di Manfredonia, oggi rimane uno scheletro, custodito nel Museo del Mare, inaugurato da qualche settimana. Se la nostra progenitrice, Siponto, fu <<città delle seppie>>, non meno forte risultò essere, nel corso dei secoli successivi, il rapporto tra Manfredonia e quel golfo che le permise nel secolo scorso di diventare una delle principali marinerie italiane, rientrante nel novero delle aree marine più pescose del Mediterraneo. Il golfo di Manfredonia è il racconto di uno stupore che lascia a bocca aperta non soltanto in mare ma anche lungo la costa. L’ampia insenatura che dalla nostra città prende il nome, infatti, si caratterizza anche grazie ad uno dei tratti di costa più variegati d’Europa. A sud, le basse coste e la sabbia scura che, come vi raccontammo qualche tempo fa, sarebbe testimonianza di un vulcano (il Vulture) che colorò la sabbia dell’area meridionale del golfo sipontino. A nord, man mano che ci si inoltra verso la testa del Gargano, la costa diventa sempre più alta e rocciosa, disegnando profili mozzafiato. Sempre a sud del golfo di Manfredonia, inoltre, si trova quello che, per estensione e biodiversità, può essere considerato il secondo polo, tra le zone umide italiane. Sabbia candida, sabbia nera, ciottoli, ghiaia, roccia a strapiombo sul mare, un lungo sistema di sorgenti, soprattutto tra la loc. Acqua di Cristo e Chiancamasitto, dove un tempo approdarono i turchi che invasero Manfredonia mettendola a ferro e fuoco. Questo è il golfo di Manfredonia, un quadro di rara bellezza che si guarda distrattamente. Dovremmo ricordaci più spesso e attraverso azioni concrete che quel golfo, al quale siamo indissolubilmente legati, merita di essere custodito e preservato. Del resto, Manfredonia è definita in tanti modi…uno di questi è “la città del golfo”, quel golfo che ogni atlante del mondo ricorda.

di Giovanni Gatta

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