Giovedì 21 Novembre 2024

Palazzo Dogana: “la Gatta sul tetto che scotta”

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Il voto che ha recentemente rinnovato il Consiglio Provinciale di Foggia ha messo a nudo, ove ce ne fosse ancora bisogno, la vaghezza in cui si muove la politica, anche da queste parti. E già, perché in Capitanata la complicata opera di rigenerazione di quel che resta dei partiti è chiamata a fare i conti con la confusione che si è insediata nei suoi ormai vecchi e logori apparati interni. Basti pensare che sia il Pd sia la Lega, al netto di tutti i cavilli giuridici, non sono riusciti a presentare le liste come detta la norma, questo per dire a che punto di estemporaneità e di semplicioneria si è giunti. Come che sia, il dato che ha consegnato il voto ponderato conferma, a ben vedere, la crescente centralità dell’area moderata svelando un pareggio che assegna sei seggi all’area cosiddetta riformista e sei seggi alle rimanenti compagini  in lizza. Risultato, un Consiglio spaccato a metà. Vero è che la partita, quella vera, è un’altra e riguarda la presidenza dell’Ente che il calendario ha già messo in programma, forse, per fine anno. Sarà una gara delicatissima, per alcuni già in corso, ma che entrerà nel vivo a ridosso delle politiche. Non è un mistero che il Pd voglia riconquistarne la guida di Palazzo Dogana. Ma ne avrà davvero la forza? E con quale candidato? Nobiletti, Bonito o di nuovo Miglio? Nicola Gatta lo ha capito e, dopo aver incassato ben tre seggi con una propria lista appoggiata dai peones di Rino De Martino, comincia a guardarsi intorno. Lo fa bene, perché di spazi da coprire ce ne sono a iosa, senza star qui a dire dello scontento circostante che trae origine in quelle aree un tempo ritenute vicine, più elettoralmente che ideologicamente, al vecchio centrosinistra. E dire che Nicola Gatta non ha lavorato poi così male. Tutt’altro! Ha cercato di ridare un ruolo alla Provincia, dando voce e ruolo ai territori più dimenticati, spingendo sulla funzione dell’area vasta, restituendo dignità ad un palazzo che negli ultimi anni dava più l’impressione di essere un campo di addestramento per improbabili carriere di alcuni politici per fortuna caduti nella polvere ed oggi spariti dalla circolazione. Come dire, “quanto più alti sono gli scranni…più rovinose saranno le cadute”. Ma adesso inizia il bello. Perché Gatta, che non è un politico di professione, ha cominciato a guardarsi intorno. Lo fa con calma, scrutando il territorio di cui ascolta le ansie, le angosce, le speranze. E questo gli conferisce una sincera credibilità che può essere spesa in una storia ancora tutta da raccontare e da scrivere che in molti assicurano aperta. Come nel lavoro teatrale passionale di Tennessee Williams, la Gatta sul tetto che scotta.

di Micky dè Finis

Articolo presente in:
News · Venti ed Eventi

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