Domenica 24 Novembre 2024

L’omelia dell’arcivescovo Padre Franco Moscone in occasione della festa di San Lorenzo Majorano

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San Lorenzo Maiorano 2022
“Come San Lorenzo, ogni discepolo di Cristo e il Vescovo in primis, è chiamato a servire e non ad essere servito, a spogliarsi di ogni forma di potere, perché l’unico vero potere che il Vangelo conosce è quello dell’amore, quello di dare la vita!”

Cari fratelli e sorelle nella fede, amati concittadini di Manfredonia e pregiate  Autorità civili e militari, nel breve messaggio pubblicato per l’odierna festività ho esordito in questo modo: “anche quest’anno celebriamo il nostro Pastore e Cittadino San Lorenzo Maiorano in situazione di difficoltà dovuta al prolungarsi della pandemia, che ci indebolisce nelle relazioni e ci ruba speranza nel futuro. E’ proprio tale appesantirsi di prospettive e paure che deve farci guardare a San Lorenzo e trarre da lui insegnamenti per vivere e servire la Chiesa e la Città di Manfredonia.
Lorenzo, in tempi difficili ed incerti, non ha derogato alla sua responsabilità, ha accolto le sfide del momento e fatto ripartire lo sviluppo della Chiesa e della Città colpite da flagelli immensi, ha ridato vita e forza all’identità originale e all’eredità culturale dell’antica Siponto ricreando i fondamenti tanto dell’organizzazione ecclesiale che della vita civile”.

Sì, San Lorenzo Maiorano è stato nel suo tempo autentica sentinella, che si è speso completamente tanto per la Città che per la Chiesa di Siponto, a cui era stato inviato come Pastore. Intendo guardare all’esempio del Maiorano non solo per richiedere la Sua protezione, ma per trovare la certezza che nessuna “tempesta” è insuperabile se si impara ad essere tutti coesi, tutti corresponsabili, tutti artigiani di collaborazione, tutti fratelli e sorelle! Il coronavirus ha aggiunto un’emergenza sanitaria ad altre già presenti: altri virus infettano da tempo le relazioni sociali,
economiche e culturali del nostro popolo facendo ammalare l’intero territorio. E’ urgente rifondare e rinnovare le basi di una vita civile sana, per progettare e costruire un futuro sostenibile, patrimonio delle nuove generazioni, per rispettare e curare il ricchissimo ecosistema ambientale e culturale che abbellisce, rendendola unica, Manfredonia. La stessa capacità di lotta ci aspetta come Chiesa: serve il coraggio di scelte profetiche che rendano credibile l’annuncio e la testimonianza del Vangelo oggi, e coerente la Chiesa che cammina insieme al suo popolo, ama il suo
territorio, lo cura con tenerezza e professionalità, collabora – senza risentimenti o sottomissioni – alla costruzione e sviluppo della Città. Convinto di quanto appena accennato e guardando, come modello di vescovo, a San Lorenzo, mi chiedo quale sia il ruolo del pastore per questa Città e questa Chiesa, e contemporaneamente quale missione attenda i credenti in Cristo oggi in
Gargano. Provo a rispondere mettendo in evidenza cinque verbi. A me, ed a tutte lepersone di “buona volontà” l’invito a coniugarli!

1° CUSTODIRE
Custodire è il primo verbo (il comandamento della responsabilità e della dignità) che il Creatore consegna all’umanità secondo il racconto della creazione: non si tratta di un mito, ma della vocazione che distingue ogni uomo e donna dalle altre creature, sue sorelle. E’ dovere del credente custodire il messaggio evangelico evitandone fraintendimenti, facili strumentalizzazioni, annacquamenti, intorpidimenti, letture distorte, di parte o dimezzate. Il Vangelo non si può barattare con nulla, perché la sua potenza e bellezza è dinamica di sviluppo e futuro per tutti e per tutto. In tempi di repentini cambiamenti e di facili stravolgimenti custodire il Vangelo richiede il coraggio della fedeltà e la fatica di seguire la strada segnata da Cristo: la strada della croce, della “sequela”, che insegna ed esige ad ogni passo la misericordia e la cura, il servizio alla verità e alla ricerca del bene comune, l’indivisibile fedeltà a Dio e all’uomo. Per questo il Vangelo ci costituisce custodi della nostra Città e della sua gente, custodi della vita nelle sue molteplici forme ed espressioni, specie quando questa è calpestata ed offesa.

2° VIGILARE
La custodia di quanto ricevuto in dono ed affidato per essere curato e sviluppato, producendo una autentica ricchezza per tutti, ci chiede di saper vigilare: e saper vigilare con l’occhio del profeta. Come pastore e come credenti abbiamo il compito di vigilare smascherando le bugie e le mezze verità, che inondano come tsunami il nostro tempo, scoperchiare l’inganno delle fake news e delle false promesse che pretendono di vendere felicità e verità a buon mercato. Vigilare sui subdoli inganni, sulle diverse e soffuse modalità di abusi di potere, sulle vecchie e nuove forme di oppressione con cui di nascosto si continua a tenere al giogo fasce intere della società approfittando dei più fragili e dei più indifesi. Vigilare perché la libertà, promessa dal Vangelo e difesa dalla Costituzione, non venga barattata o mercanteggiata con moneta scaduta promettendo favori ed uno stile di vita che di fatto rende dipendenti da poteri forti inquinati di tracotanza.

3° SVEGLIARE
Svegliare significa tenere deste le coscienze facilmente assopite dal sonno della banalità e della noia che stanno inquinando, senza far rumore, le nostre vite e le speranze delle nuove generazioni. Svegliare le coscienze sia individualmente che come comunità, per innescare processi virtuosi e generativi che partendo dal cuore di ciascuno contagino creativamente territorio, Città e Chiesa: si tratta di inaugurare l’umanesimo della prossimità. Sotto questo aspetto, come vescovo, credo di dover continuamente pormi due impegni verso la Città e la Chiesa:

1) svegliare il popolo laico al senso civico e alle responsabilità civili. Aiutarlo a superare le due infezioni della sfiducia e della paura che abbruttiscono ed appesantiscono le relazioni e sfigurano i volti dei cittadini e della stessa Città. Manfredonia ed i manfredoniani non possono permettersi di lasciarsi addormentare dalla sfiducia e paralizzare dalla paura: è troppo bella la nostra Città, è troppo incantevole il nostro territorio, sono troppo sensibili i nostri cittadini per abbandonarli in braccio a sfiducie e paure!
2) svegliare il popolo cristiano al Vangelo da seminare nel tessuto delle tante comunità parrocchiali e forme associative di ispirazione cristiana che arricchiscono la Chiesa di Manfredonia. Solo se svegli possiamo uscire, ascoltare e camminare tutti insieme annunciando, senza vergogna, il Vangelo alla nostra magnifica Città!

4° DENUNCIARE
Non c’è annuncio di Vangelo e impegno civile che esima, quando serve (… e come che serve!) dal denunciare. Si deve rischiare di essere e di risultare scomodi, di non avere facili consensi e approvazioni accomodanti. La Chiesa è consapevole che per amore del suo popolo non può tacere, che deve farsi voce e grido degli ultimi, degli indifesi, degli scartati, degli abusati e di chi vien colpito dall’ingiustizia e dalla violenza dilagante. Questo inizio 2022 ha macchiato e ferito la nostra Città con diversi atti intimidatori. Faccio memoria di alcuni gesti segnati con lo sfregio del fuoco:
1) 8 gennaio l’auto dell’ex assessore Damiano D’ambrosio in zona Sacra Famiglia;
2) Il 23 gennaio lo stabilimento balneare l’“Ultima Spiaggia” a Siponto;
3) Il 26 gennaio l’auto dell’intagliatore Olivieri Nicola in viale Giuseppe Di Vittorio;
4) Il 28 gennaio un negozietto di distribuzione (senza personale) in via Croce.

Invito ad avere il coraggio e sentire il dovere di denunciare ogni malaffare, inganno, abuso di potere e ogni forma di intimidazione. Ricordo che “il silenzio dei buoni è partecipazione alla colpa … è terreno fertile per la criminalità organizzata”. Se non si denuncia si cade nel cinismo convinti che la chiusura nell’individualismo e l’indifferenza proteggano, mentre permettono al male di diffondersi e diventare un cancro mortale. Due sere fa l’ex questore e scrittore foggiano Piernicola Silvis, nel presentare il suo ultimo libro, ci ha ricordato che “la mafia garganica si sta preparando a diventare grande”; non glielo possiamo permettere. “Grande” deve diventare solo il popolo garganico con tutte le sue bellezze, ricchezze ed unicità!

5° SERVIRE
Lascio come ultimo il verbo servire, non perché sia il meno importante, ma perché non può reggersi senza i precedenti. A volte ho avuto la sensazione che certi miei interventi siano stati percepiti come una sorta di ingerenza in questioni che non mi riguardavano come pastore, sostituendomi a chi gli compete. Si pensa che un vescovo debba starsene zitto e chiuso nella struttura mistica dei riti sacri, come se il “sacro” si leghi solo alle liturgie o a manifestazioni di folklore religioso. NO! Sacre sono le persone, il loro lavoro, le loro relazioni, le loro unicità. Sacre sono le famiglie
dove si accoglie, cresce, protegge e cura la vita. Sacre sono le città con le strade e le case che le costituiscono. Sacri sono gli ospedali che non si strutturano come aziende, ma servizi e sostegni agli infermi. Sacre sono le scuole che devono essere sostenute per formare ed istruire. Sacro è l’ambiente che non va deturpato o violentato, ma protetto e valorizzato. Sacre sono le nuove generazioni che hanno il diritto di ereditare un paese sano ed un futuro sostenibile. Sacre sono le relazioni umane e le loro nobili espressioni. Sacri sono i malati e gli anziani, la cui dignità non
viene mai meno. Sacre sono le compagnie ed i teatri dove si trasmette ed elabora cultura. Sacre sono le imprese capaci di sana economia, che danno lavoro e contribuiscono al progresso sociale del territorio e che, per questo motivo, non devono essere lasciate sole, ostaggi del ricatto della criminalità organizzata. Sacre sono le Istituzioni che non devono piegarsi a logiche clientelari, ma porsi con dignità e coraggio al servizio della Città. Sacro è tutto ciò che interessa al bene dell’uomo, perché è l’uomo che interessa a Dio!

Per questo ripeto a me e a tutti il motto e programma del profeta Isaia (Is 62, 1-2) caro al sacerdote martire don Peppe Diana: “Per amore di Sion non tacerò, per amore di Gerusalemme non mi darò pace, finché non sorga come stella la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come lampada.”. Come San Lorenzo, ogni discepolo di Cristo e il vescovo in primis, è chiamato a servire e non ad essere servito, a spogliarsi di ogni forma di potere, perché l’unico vero potere che il Vangelo conosce è quello dell’amore, quello di dare la vita! Cari fratelli e sorelle nella fede, amati concittadini e stimate Autorità, coniugare con attenzione questi cinque verbi ci mette tutti e tutte, come ho scritto nel programma della Lettera pastorale, indipendentemente dal nostro
credere o non credere, dalla nostra posizione nella società e nella Chiesa, nella condizione di collaborare a TRASFIGURARE il Popolo ed il Territorio del nostro amato Gargano e della nostra splendida ed unica Manfredonia. Che San Lorenzo Maiorano, ci sia di conforto e stimolo per fuggire ogni fiducia e paura, e ci dia il coraggio per sentirci tutti autori e protagonisti nel
TRASFIGURARE:

• la nostra promettente economia,
• la nostra splendida società e Città,
• la nostra ricca cultura,
• il nostro magnifico ed unico ambiente,
• la nostra viva e generosa Chiesa.
Amen

*arcivescovo
Manfredonia, 07 febbraio 2022

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Comunicati · News

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