Non rispettata la normativa (che neanche c’è)
PRIMA INIZIATIVA amministrativa del sindaco Gianni Rotice e primo affondo dell’opposizione. Oggetto del contendere l’istituzione del “Garante della disabilità” e relativa nomina della figura cui affidare l’incarico. Il contendere non è sulla iniziativa e neanche sulla persona incaricata (entrambi meritevoli di apprezzamento), bensì sulle procedure legali non adottate dal sindaco in una attività di competenza del consiglio comunale peraltro non ancora proclamato. Rotice ha agito come un monarca medievale che assommava in sé tutti i poteri: ha disposto l’istituzione di un ufficio e la nomina dell’incaricato con “motu proprio”, senza averne il potere e la facoltà.
TRA I CENSORI dell’iniziativa Rotice, l’ex competitor nel ballottaggio elettorale, Gaetano Prencipe, che in una nota, fa presente come «l’iniziativa sia condivisibile e meritevole di sostegno» ma ci sono delle regole da seguire. «Prima di arrivare alla nomina del Garante – argomenta Prencipe – posto che tale figura non è prevista nel nostro Statuto comunale, né altrove, eppertanto per arrivare alla nomina di quella figura, occorre che il Consiglio comunale la istituisca così come avviene per i nuovi uffici e servizi, e approvi il relativo regolamento che ne stabilisca i criteri e i poteri di nomina, ne preveda i compiti, ne disciplini le modalità di funzionamento e quant’altro occorra per trasformare una lodevole iniziativa in atti amministrativi legittimi».
SI RIMPROVERA il sindaco anche per essersi affrettato a «scegliere la figura del Garante tra la schiera dei suoi sostenitori mentre il Consiglio comunale potrebbe prevedere forme di consultazione con le associazioni che si occupano di disabilità e prevedere un termine per le eventuali candidature di interessati». Insomma una iniziativa nulla, nella forma e nella sostanza. Non che Rotice, obbietta Prencipe, può decidere «imponendo una mano sulla spalla e pronunciando la formula di rito». E dunque l’affondo: «Amministrare il Comune richiede la conoscenza ed il rispetto dei principi e delle regole poste a presidio della corretta gestione della pubblica amministrazione (a partire dallo Statuto comunale), il rispetto delle prerogative e dei compiti affidati ai vari organi istituzionali. Se questo è il nuovo inizio non mi sembra un buon inizio».
L’auspicio è che l’episodio valga da esempio e da monito nel prosieguo dell’attività di questo nuovo governo cittadino. Manfredonia è stata pesantemente sanzionata per una amministrazione comunale che non ha saputo rispettare e adottare le regole imposte dalla normativa vigente; per una “mala gestio” che ha causato danni morali ed economici che costringono a recuperi affannosi. L’osservanza della legalità e l’adozione della trasparenza sono i poli-faro di una amministrazione che voglia essere espressione di democrazia e perseguire il bene comune. Qualche giorno addietro un esponente della coalizione di maggioranza, aveva espresso pubblicamente e decisamente il non gradimento dell’adeguamento delle regole che sovrintendono al funzionamento di un ente pubblico (ASE) alle normative vigenti richiamate espressamente dall’Anac (Autorità nazionale anticorruzione) che ne aveva riscontrate l’irregolarità, e chiedeva alla nuova amministrazione di «deregolamentare molte cose». Se così avvenisse magari per favorire qualche new entry nel contesto amministrativo comunale, sarebbe l’evidente negazione dei bei propositi espressi in fase elettorale. Una deriva niente affatto rassicurante. Non si sarebbe fatto alcun passo avanti. Anzi. Questa amministrazione ha il non trascurabile vantaggio di aver a disposizione i Regolamenti delle attività dei vari settori comunali, riformarti conformi alle normative vigenti: basta applicarle.
Michele Apollonio