La più brutta e velenosa campagna elettorale della nostra storia si era aperta con una bella dichiarazione d’intenti, grazie alla sottoscrizione del Manifesto Parole O-stili e si è conclusa, fortunatamente, con un grande gesto di signorilità da parte di Gaetano Prencipe verso Gianni Rotice; da qui bisogna ripartire.
Dal mio personalissimo punto di vista, c’è stato molto fermento (forse anche troppo) da parte di chi ha partecipato, direttamente o indirettamente, a questa campagna elettorale ma che non ha scaldato i cuori di quasi metà della popolazione che, tra astensione e schede bianche, si è tenuta fuori dalla competizione.
Grande responsabilità, a parer mio, è da attribuire soprattutto alla stampa locale che si è limitata, nella migliore delle ipotesi, a fare da passacarte e non è stata in grado di mettere a confronto i candidati sindaci, casomai due-tre per volta, al fine di far emergere le singole caratteristiche, idee programmatiche e visione della città, dando quindi la possibilità ai cittadini di conoscerli meglio e votare con più consapevolezza.
Nel nostro piccolo, con il nuovo partito Azione Manfredonia, abbiamo provato a cambiare paradigma, presentandoci con una lista di persone competenti e preparate, evitando di utilizzare la macchina del fango e sforzandoci di parlare solo ed esclusivamente di programmi e di come riportare a galla la nostra città; il nostro sforzo solitario ci è stato riconosciuto dal 5% dei nostri cittadini che, pur essendo un risultato di tutto rispetto, non ci ha consentito di accedere a Palazzo S. Domenico. Ecco, se potessi ritornare indietro, non perderei più tanto tempo per cercare di trovare accordi con chi si è dimostrato totalmente incapace di avere una benchè minima visione di strategia politica e mi sarei lanciato a capofitto ad incontrare quanta più gente possibile: sono certo che avremmo recuperato almeno qualche centinaio di voti in più ed oggi un seggio sarebbe nostro.
Per quanto riguarda Gianni Rotice, il vincitore di questa tornata elettorale, è stato bravo a raccontare il “fare”, ad occupare quasi militarmente i canali di informazione e ad intercettare quel voto di protesta, certamente né suo né del centro destra (vedasi accordo elettorale con Città Protagonista, E885 e La mia Città), ma che è servito a rompere vecchi equilibri tra i poteri; operazione alla fine necessaria per riportare una ventata di aria diversa nelle stanze comunali.
Il centrodestra, legittimamente gongolante, ancora una volta si è presentato impreparato a questa tornata, ma grazie allo scudo fornito da Rotice è riuscita a portare a casa un risultato molto importante, con Forza Italia primo partito cittadino, ed uno davvero imbarazzante con Fratelli d’Italia e UdC (ultima lista in assoluto…), ben al di sotto del 3%.
Il centrosinistra ha sbagliato tutto ciò che era possibile sbagliare; dalla mancata presenza del simbolo più importante della coalizione che, secondo il mio modesto parere, gli è costato almeno un 2% di zoccolo duro, passando per una campagna di comunicazione folle, culminata con la presenza al comizio finale del governatore Emiliano, inviso alla stragrande maggioranza della popolazione sipontina (e foggiana), tra l’altro presentatosi in questa tornata elettorale con una coalizione che ha drenato voti proprio al centrosinistra. Alla fine, la candidatura inaspettata di Gaetano Prencipe è servita quantomeno a limitare i danni, comunque profondissimi: senza la sua presenza carismatica e carica di esperienza amministrativa, sono certo che non avrebbero raggiunto nemmeno il ballottaggio.
In ultimo, le liste che hanno sfiorato un possibile ballottaggio, senza dimenticare il coraggio di Maria Teresa Valente, presentatasi come agnello sacrificale ma tenendo fermamente botta e portando a casa il suo seggio, nonostante la non-presenza ingombrante del suo mentore.
La coalizione di Raffaele Fatone, ha sfruttato in maniera eccellente la venuta in città del capo del suo partito e alcune candidature che gli hanno permesso di fare il pieno di voti in determinate zone della città; la presenza costante sui mezzi di informazione e l’aver stretto alleanze con due liste civiche con pacchetti di voto ben consolidati, gli ha permesso di sfiorare il ballottaggio; ma, quelle stesse liste civiche (in particolare quella che portava il suo nome…) si sono rivelate poi il cavallo di Troia del suo movimento che, alla fine, si è dovuto accontentare di un 7,21%, sesto posto tra le varie liste. Ha portato a casa due seggi ma, rispetto al quasi 20% di consensi ottenuto dalla sua coalizione, non un grandissimo risultato.
Termino la mia analisi con la coalizione che ha visto in Giulia Fresca, a torto o a ragione, la vera novità di queste amministrative. Una parte della cittadinanza si è immediatamente innamorata del suo curriculum e del suo non avere legami con i potenti sipontini e lei è stata brava a sfruttare questa apertura di credito a suo vantaggio, aiutata anche dall’incessante megafono mediatico di colui che viene definito il decano del giornalismo (?) sipontino.
Probabilmente, la Fresca si aspettava molto di più, in termini elettorali, dal duo Tasso – Ritucci che, pur impossessandosi del nuovo santino (a scapito di Italo Magno che l’aveva portata in città) non sono andati al di là di un 6,91%: poca cosa per un onorevole della Repubblica ed un già arrembante consigliere comunale. Tant’è vero che l’unico seggio conquistato da questa coalizione, attestatasi complessivamente al 17%, è quello brillantemente guadagnato sul campo dall’ingegnera di Cosenza.
Cosa resta, alla fine, della competizione elettorale?
Un vincitore indiscusso, Gianni Rotice, che, tuttavia, dovrà fare i conti con una opposizione decisamente tosta; se quest’ultima si coalizzasse, potrebbe dare seri grattacapi ad una maggioranza la cui tenuta dipenderà quasi esclusivamente dalla qualità della giunta.
Buon lavoro al nuovo consiglio comunale e Viva Manfredonia!
Che bell esempio tutti “ammassati senza mascherina” questo Sindaco inizia proprio bene!!!