Scadono domenica 14 alle 12 le dichiarazioni di eventuali apparentamenti
PRENCIPE O ROTICE? Questo l’amletico dilemma che incombe sui manfredoniani che domenica 21 torneranno alle urne per sciogliere il mistero che perdura sin dalle prime battute di questa vischiosa campagna elettorale per tanti versi banalizzata da situazioni che poco hanno a che fare con la politica e soprattutto con la necessità di dare alla città una prospettiva amministrativa che smentisca e dunque se ne distacchi radicalmente, le vicissitudini inquietanti e mortificanti che hanno caratterizzato la passata amministrazione sfiduciata ben due volte: la prima dal consiglio comunale che ha costretto il sindaco alle dimissioni; la seconda per intervento dello Stato che ha sciolto la stessa amministrazione per mafia e dichiarato incandidabili sindaco, vice sindaco e un consigliere di maggioranza.
LA CONSULTAZIONE popolare tenutasi il 7 novembre scorso, non ha sciolto nessuno dei tanti nodi che la contesa fra ben sei candidati sindaci e 465 candidati consiglieri distribuiti in venti liste, aveva posto. Tutte le forze in campo si sono autoproclamate come espressione del “cambiamento”, del “nuovo”. In pratica si potevano distinguere da una parte quelli che in qualche modo apparivano espressone di un passato di ben oltre un quarto di secolo (Prencipe, Rotice, Valente), dall’altra quelle che in qualche modo si ispiravano al nuovo (Fatone, Fresca, Rinaldi). I risultati elettorali hanno indicato il rappresentante di centrosinistra (Prencipe) e il rappresentante del centrodestra (Rotice) finalisti rinviati al ballottaggio; tutti gli altri in fila variamente suffragati. Nel mezzo gli astenuti, complessivamente il maggior partito.
QUALE sarebbe stata la risposta degli elettori – è l’interrogativo che anima tante discussioni a posteriori – se le formazioni non assimilate a destra o a sinistra, invece di affidarsi tanto egoisticamente quanto con superficiale calcolo elettorale a misurarsi singolarmente, si fossero coalizzate in un’unica formazione. Ma anche in politica non contano i “se” e i “ma”. Tant’è che hanno perso una opportunità per cambiare le cose.
ORA per loro si prospetta il problema di apparentarsi con uno dei candidati ballottisti, appunto Prencipe o Rotice. La possibilità di approfittare di tale opportunità scade domenica 14 a mezzogiorno. Dalle solite voci e susurri, parrebbe che non ci debbano essere abbinamenti. Per scelta dei candidati rimasti fuori dalla lotta al vertice, ma anche per scelta dei due pretendenti alla fascia tricolore di primo cittadino. Le ragioni oscillano tra motivazioni politiche e convenienze partiche. Le riserve cadranno allo scadere del tempo per pronunciarsi dentro o fuori. Insomma, è tutto da impostare e realizzare. Il risultato più che da una precisa e consapevole volontà dei cittadini, affidato al caso.
I DUE CANDIDATI finalisti dal canto loro ostentano fiducia e sicurezza nella vittoria. Entrambi, almeno in cuor proprio, vestono i panni di Calaf e cantano la celebre “Vincerò” non certo per conquistare il cuore di Turandot, bensì i voti dei manfredoniani.
Michele Apollonio