Per la Manfredonia che immaginiamo e che vogliamo realizzare, le politiche giovanili costituiranno una delle priorità dell’azione amministrativa, con il necessario coinvolgimento e coordinamento di diversi settori e linee di intervento: dalle politiche per il lavoro (con la creazione di nuove opportunità ed il sostegno a quelle esistenti) alle politiche sociali (affrontando criticità come la dispersione scolastica, i minori a rischio di devianza, l’alcolismo e la violenza tra i minori), dalle politiche culturali alle politiche dello sport e del tempo libero, per citarne alcune.
Quindi, non politiche ed interventi che vedano i giovani come destinatari, ma la creazione di spazi ed occasioni di protagonismo e di coinvolgimento diretto dei giovani, che saranno chiamati a co-progettare e co-determinare tali opportunità, così incoraggiandoli ad avviare esperienze di innovazione e di cambiamento del loro contesto ed a svolgere un ruolo attivo nella comunità.
Dopo l’incontro di ieri su questo tema, in cui in tanti abbiamo ascoltato Rita Amatore (Presidente e animatrice di Parco Città), Vincenzo Colucci (responsabile a Foggia del progetto “Si può fare”) e Domenico La Marca (instancabile animatore sociale e culturale) raccontarci le azioni positive che hanno saputo realizzare nella loro città, rendendo i giovani parte attiva nella trasformazione di luoghi urbani e di spazi relazionali, sono ancora più convinto che questa sia la strada da percorrere. Alle loro si è poi aggiunta la voce di Peppino D’Urso, presidente e vera forza trainante dell’attività del Teatro Pubblico Pugliese, sempre vicino alle esigenze culturali della nostra città.
Oggi più che in passato è strategico investire sul protagonismo giovanile, perché abbiamo bisogno della loro vitalità, della loro creatività e del loro talento per la rinascita sociale, economica e culturale della nostra città.
Una sfida che ci spinge anche a pensare a nuove forme di collegamento con quanti in questi anni sono andati a vivere altrove in mancanza di valide opportunità, per chiedere loro di darci una mano a creare le condizioni perché tornino a lavorare e ad investire nella loro città d’origine o comunque per arginare l’impatto sociale ed economico di questa grave forma di impoverimento comunitario.
Dobbiamo anche reimpostare le relazione con le scuole medie e superiori, e in modo particolare con gli istituti tecnici e professionali, a partire dal tema dell’orientamento scolastico per finire a quello del rapporto con il territorio ed il mondo del lavoro.
Fare comunità e fare politica è noi un modo di stare al mondo in relazione con gli altri, animati dalla gioia di vivere, dall’entusiasmo e dalla voglia di cambiamento che solo i giovani possono trasmettere.