PER IL PORTO di Manfredonia è di fatto avviata l’operazione rifunzionalizzazione secondo il progetto elaborato dall’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico meridionale e presentato a Manfredonia dal presidente Ugo Patroni Griffi in una manifestazione pubblica tenuta nell’auditorium “C. Serricchio”.
A ROMPERE gli indugi e dare certezza alla importante operazione che imprimerà alla struttura portuale su palafitte sipontina un notevole potenziamento operativo, la concessione di 120 milioni di euro dal recovery Plan, come da decreto pubblicato dalla Gazzetta ufficiale. «80 milioni di euro rivenienti dal fondo Piano di ripresa e resilienza (PNRR), e 40 milioni rivenienti dal fondo ZES» precisa Patroni Griffi che annuncia per gli inizi del 2022 l’emissione dei bandi europei per l’assegnazione delle opere da realizzare.
Il Piano ripresa e resilienza del governo Draghi ha apportato importanti novità negli interventi speciali per la coesione: aumentano le risorse e entrano le ZES opportunamente riformate che si presentano come “volano per gli investimenti”.
SARA’ QUELLO il primo intervento strutturale di un porto realizzato negli Anni settanta e ancora oggi ritenuto assetto di eccellente fattura. Quel “serpentone” disteso nel mezzo del golfo adriatico, destò grande interesse anche negli ambienti ingegneristici, per la tecnologia impiegata, vale a dire palafitte in acciaio che si avanzano nel mare del golfo per circa tre chilometri dalla costa. Tra le caratteristiche salienti, quella della dotazione di una doppia linea di nastri trasportatori che dalle banchine del bacino isola, raggiungono il retroporto dando luogo ad un sistema di trasporto complesso che però non è mai entrato in funzione, l’impianto dei nastri trasportatori mai neanche collaudato. Avrebbe dovuto servire a supportare anche l’alimentazione di carbone della centrale termoelettrica a carbone progettata da Enel la cui costruzione non è però mai stata neanche avviata.
QUEL PORTO funzionò a pieno ritmo durante l’attività dello stabilimento Anic poi Enichem movimentando anche oltre due milion i di tonnellate di merci tra rinfuse e liquide che attivò un consistente traffico di navi. La struttura adeguatamente assistita dalla sofisticata manutenzione. Fino a quando lo stabilimento non è stato dismesso. Quel porto ha seguito la sorte delle attività per le quali era stato realizzato a supporto: ha subito un calo vertiginoso, la struttura rimasta priva di manutenzione fortemente deperita, i traffici collassati.
IL RISVEGLIO con la nuova Autorità portuale istituita dalla riforma Del Rio del 2016, che si è interessata a questo scalo marittimo inserito nell’ambito del sistema portuale dell’Adriatico meridionale assieme ai porti di Bari, Brindisi, Monopoli, Barletta. Le sue caratteristiche tecniche e la sua posizione strategica ne fanno uno scalo marittimo di grande interesse non solo nell’ambito mediterraneo. Un profilo che l’importante investimento ne riconosce la validità e lo rilancia nel contesto dei traffici marittimi. Una infrastruttura di base essenziale per sostenere una economia di largo respiro propiziata anche dalla presenza di una cospicua dotazione di aree Zes con zona franca. Mancano i progetti per l’abbrivio di un possibile nuovo corso di sviluppo.
Michele Apollonio