PROBABILMENTE c’era da aspettarselo. Dopo la reiterata, da anni, limitazione delle corse del treno sulla tratta Manfredonia-Foggia ai soli due mesi estivi, le Ferrovie dello Stato italiane starebbero per chiudere il cerchio dismettendo completamente i binari ferroviari e affidando i collegamenti col capoluogo agli autobus già in esercizio e che dunque verrebbe incrementato favorendo la concorrenza nei confronti delle altre aziende che svolgono lo stesso servizio.
TUTTO PARTE dalla cancellazione nel Piano regionale dei trasporti, di quel tanto faraonico quanto illusorio progetto del treno-tram che avrebbe dovuto per l’appunto funzionare sulla tratta Manfredonia-Foggia. Un progetto succulento dotato di ben cinquanta milioni di euro dei quali si è riusciti a spenderne solo un paio per la costruzione di quella “Manfredonia ovest” che più che una stazione è una fermata in piena campagna. Una forzatura madornale sulla quale l’imprenditore candidatosi a Palazzo San Domenico, Gianni Rotice, dovrebbe dire qualcosa. Suona come marchiana beffa la targa presso quella “stazione fantasma” che ricorda come sia un “Progetto innovativo di Treno Tram primo lotto funzionale nodo di scambio intermodale Stazione di Manfredonia Ovest – Intervento cofinanziato nell’ambito del P.O. Fesr Puglia 2007-2013” e più in grande “Investiamo nel vostro futuro”. Un futuro fatto di nulla.
SULLA SCIA di quella cancellazione ovvia e naturale dal momento che il treno-tram è esistito solo nella fantasia (calcolata) di qualcuno, si è pensato bene di eliminare del tutto la ferrovia. E ti pareva che la Regione di Emiliano e Piemontese non ne ha approfittato per dare un altro taglio al già martoriato corpo di Manfredonia, consenzienti i nostri rappresentanti in Regione Campo e Gatta che si è limitato ad emettere la solita interrogazione “d’ordinanza” naturalmente ignorata come tutte le altre. E i 50milioni di euro che fino hanno fatto? Nessuno ne dà conto.
DOPO OLTRE 136 anni quel monumento al progresso che tanto ha influito sulla crescita di Manfredonia, rischia di finire a ferro vecchio. Una perdita che oltre a penalizzare il comparto viaggiatori, non mancherà di condizionare lo sviluppo delle aree Zes e zone franche retroportuali dove arriva la linea ferroviaria. Sul molo di ponente i binari c’erano ma sono stati divelti. Manfredonia capitale delle dismissioni: i collegamenti navali con le isole Tremiti; le decine di aziende del contratto d’area; importanti reparti dell’ospedale; ai quali vanno aggiunti le beffe del metrò del mare, dell’eliporto finanziato ma non realizzato (quei soldi dove sono finiti?).
IN COMPENSO la città avrà in fregalo molti più autobus che intaseranno ulteriormente il traffico scaricando nell’aria gas malefici in quantità. Autobus che non hanno una stazione di riferimento con relativi servizi: arrivano e partono occupando strade cittadine; i viaggiatori esposti al sole, vento e pioggia (e tanto altro). Aspetti fortemente negativi che surclassano quelli positivi che volenterosi cittadini si sforzano di creare ed evidenziare a sostegno del turismo che verrà (si spera).
Michele Apollonio
Manfredonia bisognerebbe rifarla da capo ,ma non solo la città ma anche tutti i cittadini…….matteo
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