Fischia il vento…
Dopo gli orrori
dei neri scarabei,
coi rastrellamenti
di uomini e donne
denudati di ogni dignità
o inceneriti nei forni
come bambole di pezza,
siam tornati a godere
il dolce suono della libertà.
Scarpe rotte e pur bisogna andar…
dice l’antica canzone
a ricordo della gloriosa lotta,
ma la battaglia non è finita,
ce lo fa capire il Corona
togliendoci il respiro
e trasformando la terra
in una fossa comune,
ce lo conferma il vento
battendo adirato contro i vetri.
Il pessimismo del poeta nasce
quando si vive senza passione
la chimica avvelena e uccide
le api non fecondano più i fiori
i cibi hanno sapore di morte
i ghiacciai si sciolgono
e gonfiano i mari divenuti
simbolo del falso progresso
la tenebrosa caligine del cielo
ha spento i raggi del sole
e la negletta luna non
sorride più agl’innamorati.
Urla la bufera…
Dopo i due grandi conflitti
la guerra oggi abita
ogni angolo del mondo
s’intrufola nelle case
uccide pervicace i bambini,
con le malattie o gli stenti,
la nostra ingordigia ha nutrito
insetti e virus divenuti funesti,
gli uccelli non cantano più
e con l’ostinato silenzio
ci chiedono di cambiar vita.
Questo giorno
che noi celebriamo lieti
è un accorato appello
a riprendere la lotta contro
il vile denaro globalizzato,
che ci ha lanciato la sua sfida
nutrendo un istinto bestiale
e coprendo l’intero mondo
col velo funebre dell’indifferenza.
Ma la lotta può di nuovo tornare
nelle strade ricoperte di rifiuti
e sulle piazze mediatiche dove
s’agita una bellezza senz’anima.
Possiamo essere tutti poeti
se bonifichiamo il nostro cuore,
così pieno di cinismo e disincanto,
se torniamo a batterci fiduciosi
perché il vento torni a fischiare
per conquistare una nuova primavera
dove sorge il sol dell’avvenir.