Domenica 24 Novembre 2024

Castel Del Monte: gioiello dell’architettura medievale e manifesto del pensiero federiciano

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È probabilmente uno dei castelli più famosi del mondo e ha ispirato leggende, miti e la fantasia delle migliaia di persone che hanno avuto nel tempo la fortuna di visitarlo. Con i suoi oltre 700 anni di storia Castel Del Monte è uno dei gioielli più preziosi della Puglia e ricorda con la sua imponente struttura l’importanza strategica che la Capitanata rivestiva durante il regno di Federico II. A comandare l’edificazione di questo gioiello dell’architettura medievale fu proprio l’Hohenstaufen che il 29 gennaio del 1240 ordinò al giustiziere di Capitanata Riccardo da Montefusco di predisporre i materiali per la costruzione di Castel del Monte.

All’epoca il puer Apuliae aveva 46 anni e iniziava a sentire sulle sue spalle il peso di anni di lotta contro il papato, la fatica della lunga e faticosa crociata che nel 1228 lo portò a Gerusalemme per trattare la pace con il sultano al-Malik al-Kamil, mentre in seno all’impero il Papa Gregorio IX organizzava segretamente una crociata contro di lui. La scomunica arrivata nel 1239 deve aver provato enormemente il morale di questo monarca illuminato profondamente intriso di sentimento religioso come quasi tutti gli uomini del suo tempo. Anche in virtù di questo provvedimento Federico decise di predisporre “un buon ritiro”, probabilmente consapevole del poco tempo che gli era rimasto a disposizione. Del resto Castel del Monte, grazie alla sua posizione isolata, permetteva al sovrano di staccare la spina dalla bagarre politica mentre in virtù della sua collocazione strategica consentiva all’imperatore di mantenersi costantemente “pronto” e operativo sul territorio, pur non rinunciando al piacere di una battuta di caccia tra i rigogliosi declivi della Capitanata.

Il Castello era dunque senz’altro anche un luogo di svago per l’imperatore che qui poteva venirsi a “rilassare” e dedicarsi all’arte della falconeria. La sua passione per i rapaci lo portò a redigere un testo per decodificare questa nobile attività, il celebre De arte Venandi cum avibus che insieme al Libro dei giochi (o Libro de los juegos) di Alfonso X (altro testo fondamentale per la storia degli svaghi dell’epoca) rappresenta in qualche maniera il nuovo gusto per il divertimento delle corti medievali.

Nel castello è anche possibile trovare la torre del falconiere dove qualche studioso ha voluto collocare il luogo di ricovero dei rapaci del regnante (sebbene molto più probabilmente questo ambiente veniva utilizzato come torre di osservazione per i fenomeni astronomici). Castel del Monte infatti era frequentata da letterati, alchimisti e studiosi di ogni genere e il regnante non lesinava investimenti per foraggiare e stimolare alcune celebri menti dell’epoca come il filosofo Michele Scoto o il matematico Fibonacci (luminari che hanno profondamente influenzato la cultura occidentale nei loro rispettivi campi).

Recentemente alcuni ricercatori hanno ipotizzato che la struttura potesse essere anche una sorta di “clinica privata” dove l’imperatore veniva a curarsi sfruttando il potere taumaturgico dell’acqua e del vapore. Il sovrano aveva del resto potuto toccare con mano in terra santa i miracolosi effetti benefici degli hammam. Castel del Monte è dotato di cinque cisterne pensili per raccogliere l’acqua meteorica e le complesse opere idrauliche, unite ai camini per creare vapore e scaldare i flussi acquiferi, farebbero pensare proprio alla struttura come ad un enorme bagno turco.

Le complesse geometrie del castello sembrerebbero invece studiate nelle loro proporzioni per richiamare costantemente la sezione aurea, quel rapporto quasi perfetto di numeri che secondo gli alchimisti avvicinerebbe alla conoscenza del demiurgo universale.

Tuttavia questa costruzione è anche in qualche maniera il testamento spirituale di Federico II che grazie a quest’opera ha lasciato un’impronta eterna di sé stesso e di quella sua concezione della realtà che avrebbe gettato i semi delle corti umanistiche e rinascimentali. Nel simbolismo del numero otto si cela infatti anche questa ricerca dell’immortalità, o voglia di eternarsi, che accomuna da sempre l’intera razza umana; in qualche maniera questo manifesto di pietra è riuscito nel suo intento visto che ad oggi Castel del Monte continua a far parlare di sé ricordando con la sua presenza uno dei personaggi più importanti della storia della Capitanata e di tutto l’occidente.

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Dall'Italia

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