Ero segretario provinciale del Partito Democratico quando Ivan Scalfarotto fu inserito (a Roma) nella lista bloccata dei candidati alla Camera. Fui tra i non molti ad esprimere una valutazione politica positiva, a prescindere dal modo in cui ce lo ritrovammo, pur non conoscendolo personalmente.
Ero convinto che avrebbe reso più ricca la nostra comunità e più attrattiva la nostra lista. Mi sbagliavo e riconoscerlo è doveroso. A memoria, non ricordo un solo atto o intervento degno di nota per la Puglia e la Capitanata da parte di chi è stato componente dei Governi Renzi – Gentiloni.
E ricordo tutti gli atti e gli interventi orientati a frammentare e disunire la comunità politica che lo aveva accolto e gli aveva consentito di ottenere il seggio alla Camera. Le occasioni in cui ha frequentato i nostri circoli, al di fuori dalla campagna elettorale, si contano sulle dita di una mano “a causa dei suoi impegni di governo”. Impegni ora, evidentemente, non altrettanto pressanti e che gli consentono di partecipare ad una lunga e faticosa campagna elettorale nella regione che neanche “rappresenta” più, essendo stato eletto in Lombardia.
È per tutto questo che non intendo soffermarmi un solo secondo sulle ragioni della sua candidatura a presidente della Regione Puglia. A meno che non si dimetta dal governo Conte, sostenuto da forze populiste, e non lasci Italia Viva, nelle cui fila militano eletti ed ex rappresentanti della destra. Credibilità e coerenza, però, sono doti che non gli appartengono.
senti da dove viene il Pulpito, un politico che si è fatto in quattro per la capitanata.
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Lui quante ne ha fatte? ma che parla a fare??