La Convenzione internazionale per la prevenzione dell’inquinamento causato da navi (nota anche come Marpol 73/78) è un accordo internazionale per prevenire l’inquinamento del mare. La convenzione Marpol 73/78, tra le più importanti convenzioni ambientali internazionali, è nata con lo scopo di ridurre al minimo l’inquinamento del mare derivante dai rifiuti marittimi, idrocarburi e gas di scarico. Il suo obiettivo dichiarato è quello di preservare l’ambiente marino attraverso la completa eliminazione dell’inquinamento da idrocarburi e da altre sostanze nocive e la riduzione al minimo dello sversamento accidentale di tali sostanze. Al 31 dicembre 2001, 161 paesi, che rappresentano il 98% del tonnellaggio mondiale, hanno aderito alla convenzione. Ma la realtà dei fatti è completamente diversa, nel mondo e purtroppo anche a Manfredonia. Sulla scia della sollecitazione normativa alla tutela del mare, nel lontano 2006, la Provincia di Foggia, grazie all’energica spinta del nostro concittadino Prof. Antonio Angelillis, all’epoca Assessore provinciale alle attività di promozione del territorio, indice un bando di gara per la realizzazione di un super innovativo impianto di somministrazione di acqua potabile e raccolta delle acque nere e di sentina prodotte dai pescherecci che stanziano nel porto commerciale di Manfredonia. La sentina è la parte posta più in basso nello scafo di un’imbarcazione, dove si raccolgono i vari scoli e l’acqua di mare che si infiltra attraverso lo scafo. In questa zona finiscono tracce di ogni sorta di liquido generato dalle varie attività della nave: carburanti, lubrificanti, condensazioni di condizionatori, acque grigie e nere, acqua residua dal lavaggio di motori e ponti, eccetera. Acque di sentina che sarebbero state trattate sul porto con un disoleatore in linea e scaricate direttamente a mare. Così come le casse nere, che sono i contenitori che ogni imbarcazione ha a bordo, dove finiscono tutti gli scarichi del wc, reflui che potrebbero essere trattati sul porto, piuttosto che sversali in mare. Una struttura di stoccaggio e di servizio in linea, realizzata sui moli di Levante, Tramontana e Ponente il cui importo complessivo dei lavori, è stato di € 567.515,80, finanziata con fondi POR Puglia 2004-2006 SFOP. Bando autorizzato dall’Autorità Portuale di Manfredonia, all’epoca gestita da un Commissario ed un sub-commissario (di estrazione politica FI). L’impianto, che avrebbe dovuto raccogliere gli scarichi dei pescherecci così da dare un po’ di sollievo al nostro martoriato mare, fallisce miseramente e non andrà mai in funzione. Così come non sarà mai erogata l’acqua potabile dagli impianti preposti. La struttura era composta da ben 43 piazzole a servizio degli operatori della pesca, oltre ad altrettante colonnine e pompe, (oggi abbandonate in un deposito sul porto) e tre grosse centrali di aspirazione e trattamento site sui tre porti. L’ambizioso progetto, completato e messo in funzione per il solo collaudo del 18 dicembre 2008, rimarrà abbandonato a se stesso. Se ne occuperà un’indagine della Guardia di Finanza che al momento non ha ancora trovato alcun responsabile del mancato funzionamento ed utilizzo delle strutture realizzate con finanziamenti pubblici. L’autorità portuale dell’epoca, commissariata e sopravvissuta fino alla data d’insediamento dell’attuale Autorità di Sistema Portuale, non sarà in grado di trovare un accordo con l’Acquedotto pugliese e non riuscirà ad affidare ad una ditta specializzata l’impianto per renderlo funzionante anche perché, occorreranno ulteriori risorse economiche che non arriveranno mai. Della questione hanno parlato servizi giornalistici nazionali gridando allo scandalo. Diciamo che ci siamo abituati, purtroppo. Nel 2014 iniziano nuovi lavori sul porto commerciale: manutenzione straordinaria della pavimentazione delle banchine, della rete di smaltimento delle acque meteoriche e nere e riordino dei sotto servizi per un importo di € 11.400.000,00. Il futuro della città va in porto, citava con gran soddisfazione il cartellone posto all’ingresso del molo di levante durante i grandi lavori. Interventi, molti dei quali, superflui ed inutili alla funzionalità del porto che ha portato sì strade asfaltate, ma in vari punti il porto cede. Lavori che avrebbero dovuto completare e ripristinare il progetto delle piazzole della distribuzione dell’acqua e del recupero delle acque sporche che invece giacciono ancora lì a fare da baldacchino alle reti dei pescatori che da anni chiedono dei locali dove poter depositare i loro attrezzi da pesca. Così come non ci sono bagni pubblici, mentre sul molo di levante si scava il nuovo asfalto per creare condotte di acqua dove l’impianto doveva essere già predisposto. E intanto Capitaneria di Porto ed Autorità di Sistema Portuale molto puntigliosamente fanno il pelo a concessionari e operatori della pesca staccando verbali di ogni sorta. Non abbiamo il pur minimo dubbio che ogni azione sanzionatoria venga fatta nel rispetto delle norme, che risultano, però, estremamente ingiuste verso chi paga le royalty portuali senza beneficiare di quei servizi essenziali che tutti i soldi pubblici spesi avrebbero dovuto garantire. L’impianto della fogna, per esempio, è potenzialmente funzionante, ma manca ancora l’accordo con la Regione Puglia e l’Acquedotto Pugliese per ottimizzare gli allacci. Regione che sembra sorda alle necessità dell’importante categoria della pesca sipontina. Autorità di Sistema Portuale, Capitaneria di Porto e gli operatori portuali avrebbero bisogno di strutturare un dialogo diverso, che faccia fronte comune verso gli enti regionali e nazionali cercando di superare l’immensa burocrazia che continua a non tutelare la salubrità del mare, rendendo ancora più difficile il duro lavoro di chi è a contatto col mare, sia per chi deve rispettare le regole che per chi le deve tutelarle. Durante il periodo del lockdown, l’Autorità di Sistema Portuale, che governa anche il porto di Manfredonia, oltre a quelli di Bari, Brindisi, Barletta e Monopoli, ha sottoscritto contratti di appalto per 15 milioni di euro. 10 milioni per il porto di Bari, 3 milioni per il porto di Brindisi, 370 mila euro per il porto di Monopoli. A Manfredonia, Monopoli e Barletta 520 mila euro per la realizzazione di strutture prefabbricate destinate ad infopoint e a servizio dei passeggeri. Il porto di Manfredonia ha bisogno di servizi e soprattutto di rinnovare il dialogo comune per costruire assieme un futuro migliore piuttosto che combattersi a vicenda per non correre il rischio, ancora una volta, di andare ad incagliarsi sugli scogli.
di Raffaele di Sabato
LA NOSTRA RASSEGNA STAMPA SUL PORTO DI MANFREDONIA
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