Per accedere all’ospedale di Manfredonia è stato allestito fin dai primi giorni di emergenza sanitaria Covid 19 un punto di triage all’ingresso del Pronto Soccorso. Chiunque voglia entrare per fare esami urgenti o andare al Pronto Soccorso deve necessariamente passare dagli addetti sanitari, muniti di tutti i necessari dispositivi di protezione, che prendono ad ogni utente temperatura e informazioni relative allo stato di salute.
Lo stesso tipo di precauzioni è obbligatorio espletare in tutte le aziende e attività commerciali che, durante il periodo di isolamento sociale, hanno continuato a lavorare perché indispensabili ai cittadini. A maggior ragione, e con ancora più precauzioni, deve essere seguito un protocollo precauzionale negli ambienti sanitari.
Nel poliambulatorio di Manfredonia invece la situazione è differente, nonostante le indicazioni operative prevedano che si debba “vigilare sull’accesso dei visitatori “, all’ingresso non c’è nessuno che controlli la temperatura e imponga l’uso del disinfettante, manca, inoltre, il regolamento sull’accesso e sulle prestazioni. Occorrerebbe, invece, un “centro di accoglienza” che dia indicazioni e istruzioni precauzionali, magari anche dispositivi a chi ne arriva sprovvisto. Un distretto un po’ “distratto”, a differenza dei rigidi protocolli messi in campo nell’ospedale con l’ottimale gestione del triage.
Ci risulta che gli stessi operatori sanitari del Poliambulatorio ricevono due mascherine (giornaliere) alla settimana, e nei vari uffici e ambulatori del Dipartimento di prevenzione necessari riattivati nella fase 2, arrivano utenti, adulti e bambini, senza che nessuno prenda loro la temperatura. Questo aumenta il rischio contagio per tutti e fa sì che divenga ancora più preoccupante della fase “speriamo passata” più acuta della Pandemia.
Dal canto suo il direttore di distretto non risponde alle sollecitazioni sollevate dai sanitari che lamentano la mancanza di un chiaro protocollo per l’accesso degli utenti all’interno del distretto.
Altra grave situazione è quella delle visite ambulatoriali, chiuse da marzo. Un grande cartello all’ingresso del poliambulatorio comunica che “le prestazioni socio-sanitarie riprenderanno in maniera graduale”, invita a non recarsi al CUP, ma di chiamare il numero verde del CUP Provinciale per informazioni e prenotazioni.
Abbiamo provato a chiamare questo numero verde, abbiamo lasciato il nostro numero, siamo stati richiamati prontamente, ma la risposta alla richiesta di una visita specialistica URGENTE è stata: “Le agende per le visite urgenti sono chiuse fino ad ottobre per Manfredonia“. Ci si può rivolgere ai medici di base che dai loro studi rispondono ai pazienti a telefono, se riescono a raggiungerli. Mentre se qualcuno dovesse avere un’emergenza bisogna passare per il Pronto Soccorso o rivolgersi ai medici privati.
Una situazione gravissima che va ad aggiungersi a quella già precaria dell’emergenza sanitaria. Da queste pagine, dunque, sollecitiamo chi di dovere perché qualcosa si muova per tutelale la salute dei cittadini, non solo perché non si ammalino di Coronavirus, ma perché anche le altre patologie vengano curate con la dovuta attenzione e le necessarie cure mediche.
Mariantonietta Di Sabato