Venerdì 22 Novembre 2024

L’International Association for Cannabinoid Medicines (IACM) sulle fake news su cannabis e coronavirus

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La comunicazione su scala planetaria stava già osservando da tempo i metodi e l’efficacia di persuasione e condizionamento della moderna disinformazione, in special modo per quanto riguarda i miliardi di persone che oggi si collegano ad Internet con estrema facilità ed una certa leggerezza. Proprio le fake news, cioè notizie false che in italiano siamo abituati a definire come bufale, sono in costante aumento praticamente su ogni tema: uno dei più emblematici esempi ci viene dal grande scandalo Cambridge Analytica, che ha visto mettere in campo un complesso piano di subdolo condizionamento degli elettori degli Stati Uniti e non solo.

In maniera alquanto prevedibile la diffusione a tappeto di notizie false, o quantomeno non del tutto esatte, ha cominciato a colpire fin dai primi momenti dell’emergenza sanitaria dovuta al nuovo coronavirus (COVID-19). Si può parlare di un fenomeno tristemente prevedibile, perché ci si è trovati di fronte ad un evento improvviso (e forse inevitabile) in un’epoca in cui i social media la fanno da padrone: è letteralmente la prima grande epidemia nell’era dei social.

Tutti hanno ricevuto almeno qualche messaggino sulle più stravaganti teorie di fantomatici complotti degli Stati economicamente più potenti, Vip che sarebbero stati in gravi condizioni e asserzioni infondate scientificamente su terapie già possibili con successo. Una delle prime voci ha riguardato l’efficacia della cannabis come rimedio per sconfiggere la grave polmonite provocata dal Covid-19 nell’uomo, pur non esistendo alcuna evidenza scientifica.

In molti l’hanno presa per vera, partendo dal fatto che svariati studi degli ultimi anni hanno acclarato che alcuni principi attivi contenuti proprio nella cannabis siano curativi. È assolutamente vero che fra i principi attivi finora noti, ossia i cannabinoidi, la scienza ha riconosciuto al CBD (cannabidiolo) la capacità di diminuire il livello di stress e rilassare, funzioni neuroprotettive e contrastare in maniera importante le infiammazioni: tutto questo avviene senza provocare effetti psicoattivi, motivo per cui viene impiegato questo estratto per produrre olio di CBD e altri prodotti, viene utilizzato persino  nella cosmesi come si può vedere sul sito di Nordic Oil.

Tutta questa confusione ha portato anche l’International Association for Cannabinoid Medicines (IACM) sulle fake news attorno alla cannabis e il coronavirus che, con la pubblicazione sul loro bollettino ufficiale, riporta:

“Diversi studi di laboratorio suggeriscono che i cannabinoidi possano avere effetti antivirali e antibatterici.

Ne abbiamo parlato ripetutamente nel Bollettino IACM.

Tuttavia, non ci sono prove che i singoli cannabinoidi – come CBD, CBG o THC – o

i preparati di cannabis proteggano dalle infezioni del virus SARS-CoV2 o che possano essere utilizzati per trattare la Covid-19, la malattia prodotta da questo virus.

Inoltre, non ci sono prove che l’uso di cannabinoidi possa aumentare il rischio di infezione virale.

Si prega di non far circolare le false informazioni che circolano su Internet. Aiutate a contenere la diffusione del virus seguendo le linee guida del governo e delle autorità sanitarie.”.

Nel frattempo ben vengano le iniziative a sostegno anche dello stato psicologico, come approntato dalla Questura di Foggia, in affanno di fronte al pericolo di contaminazione e l’incertezza sulla durata del pericolo.

Articolo presente in:
Dall'Italia

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