Papa Francesco, con un gesto semplice, fortemente simbolico ed evocativo, si prende il mondo.
Tralascio il profondo significato religioso di quello che ha fatto. Non sono la persona giusta per poterlo commentare. Mi interessa invece cercare di comprenderne la portata politica.
Quelle di stasera, infatti, erano immagini che potevano essere trasmesse anche completamente mute,tanto forte era la loro potenza evocativa e simbolica. Il messaggio, senza l’importante discorso che Francesco ha voluto pronunciare, sarebbe arrivato comunque. Siamo tutti nei panni dei miliardi di persone che sono chiuse in casa, in quarantena e con l’angoscia di uno tzunami che si sta abbattendo sul mondo, sul presente, ma soprattutto sul futuro. L’immagine di un vecchio signore vestito di bianco, solo, fatta eccezione per un cardinale chierichetto che serviva più che altro da bastone per il claudicante pontefice, un crocefisso e la Madonna giusta per la circostanza, quella della “Salus populi romani”, di fronte a una piazza San Pietro completamente deserta e battuta da una pioggia violenta, il cui scroscio accompagnava un silenzio assordante, appare in contemporanea sugli schermi di tutto il mondo, Tv, Pc, Smartphone, Tablet.
Questa apparizione, anche muta, solo nella sua immagine, ha avuto la forza simbolica che solo papa Wojtyla probabilmente sapeva evocare, con l’uso straordinario che faceva dei media dell’epoca, sostanzialmente la televisione.
Francesco si spinge oltre, però. Fa quello che i più attenti forse si aspettavano dopo la sua passeggiata in solitaria della scorsa settimana in via del Corso. Dopo gesti di rottura, come il primo viaggio a Lampedusa, che segna il messaggio forte dell’accoglienza come rispetto per l’umanità intera, dopo la “Laudato si’” che segna il messaggio forte della necessaria assunzione di responsabilità nei confronti dell’ambiente e del pianeta con la sua Ecologia Integrale, mancava un gesto più marcatamente politico.
Il primo, meno compreso, era già arrivato: indicare l’Amazzonia come la terra che per lui ha lo stesso valore che aveva la Polonia per Woitjla: una terra da liberare, non solo spiritualmente, ma politicamente.
“Querida Amazonia” è un manifesto ecologico, spirituale, antropologico ma soprattutto è un manifesto politico che dichiara guerra ai Bolsonaro e agli sfruttatori degli uomini e delle risorse naturali. Segna la regione del pianeta da dove cominciare una lotta che non è solo simbolica, esattamente come il papa polacco aveva fatto con la sua Polonia, che poi innescò la storica caduta politica del comunismo.
Poi arriva la pandemia e i leader del mondo, i presidenti di Stati Uniti e Germania, che rappresenta la leadership di fatto della vecchia Europa, blaterano fesserie, puerilità, piccinerie, di fronte a un pianeta, e a un’Europa, che hanno bisogno di altro in questo momento così difficile. Le Nazioni Unite completamente silenti. Emergono solo i gesti di cui sono capaci gli ultimi comunisti di Cina e Cuba, altrettanto consapevoli di quanto siano importanti i simboli positivi nei momenti di difficoltà e di quanto la partita del futuro governo del mondo si giochi proprio qui, sul suolo italiano. Infatti mandano in avanscoperta gli unici che in questo momento godono di un’alta reputazione sociale: i medici. Putin arriva tardi, non credibile su gesti di pace e solidarietà, lui che sta facendo guerre in tutto il mondo, inoltre vittima del sospetto che stia mentendo sulla situazione interna del contagio in Russia.
Capirete come Papa Francesco resti solo sulla scena e non debba fare altro che un gesto. L’unico leader mondiale, capace di parlare a tutti, ai cristiani e ai laici, ai cuori e ai cervelli, ai vecchi e ai giovani.
Sì certo, ci sono i suoi nemici interni alla chiesa e quelli esterni, i rottami del Novecento che non mollano e che non perdono occasione per tentare di metterlo in difficoltà. Ma lui ha un messaggio politico forte e dalla sua anche la grande capacità comunicativa. Finora questa sua leadership era nei fatti, ma mancava l’incoronazione.
Quella che ha ricevuto, da sé medesimo, stasera. Quando si è presentato solo davanti al mondo a dire che il Covid-19 è una tempesta che ci ha messi a nudo. Che niente può più essere come prima,l’animo delle persone, le comunità, la politica, l’economia. Che il mondo ha dimostrato per l’ennesima volta, se servissero ancora prove, e nella maniera più eclatante, che siamo tutti interdipendenti e che questa interdipendenza va governata nella direzione della sua messa a valore, mandando al macero il lato peggiore della globalizzazione e sfruttandone finalmente quello buono. Questi e altri sono i messaggi che sono arrivati. Accanto all’icona semplice di un padre che è vicino ai figli, che è presente, accogliente e benevolo, e che piange per il dolore di tutti.
Una notizia devastante per i sovranisti, per la minoranza interna che vuole farlo cadere e che da oggi non avrà più nessuno spazio, per i relitti del Novecento, guerrafondai e petrolieri, per le retroguardie culturali e per i sedicenti leader mondiali che restano a nudo, loro più di tutti, con le loro piccinerie.
Francesco ieri ha seppellito definitivamente il papa re, dando vita a un nuovo papa, imperatore forse, nell’assenza della politica mondiale.
Franco Salcuni