Venti anni fa al porto commerciale di Manfredonia erano attraccate 70 barche da grande pesca di dimensioni tra i 23 ed i 26 metri, circa 180 barche da piccolo strascico dai 12 ai 15 metri e 30/40 erano le barche da piccola pesca. Il settore occupava all’incirca 1500 addetti con un indotto di circa 600 persone. Un fatturato stimato che si aggirava tra i 50 ed i 60 miliardi annui. Solo dieci anni dopo, 2010, le barche di altura scompaiono completamente, tutte vendute in Sicilia e nel Nord Adriatico. Rimangono più o meno 60 imbarcazioni tra i 16 ed i 23 metri , la flotta del piccolo strascico si riduce a circa 120 unità e la piccola pesca rimane sulle 40 imbarcazioni. Il fatturato, questa volta in euro si stimerà sui 23/24 milioni di euro dimezzano gli addetti a 700 unità così come l’indotto che arriva a contare circa 350 persone. Oggi le grandi barche sono 65, tra i 16 ed i 23 metri si riduce ancora il piccolo strascico a 110 unità, aumentano quelle della piccola pesca che arrivano a 50. Gli addetti del settore della pesca si contano sulle 650 unità con un indotto di circa 300 operatori per un fatturato stimato di circa 20 milioni di euro. Questa l’evoluzione del settore pesca a Manfredonia. “Oggi il prezzo del pescato si è ridotto del 20% a causa della chiusura del Mercato Ittico di Manfredonia che riusciva a garantire un prezzo medio più altro”. Lo dichiara ai nostri microfoni Nunzio Stoppiello, esperto conoscitore della pesca e del suo sistema burocratico ed economico. Fino a qualche anno fa coordinatore e dirigente del settore pesca a Manfredonia. Sedeva sui più importanti tavoli di trattativa nazionali ed europei per negoziare provvedimenti e leggi che tutelassero le caratteristiche peculiari della pesca del Golfo di Manfredonia. “Oggi nella nostra marineria c’è grande conflittualità per il carattere della categoria e perché manca una visione coesa e compatta nel comparto che dica sui tavoli giusti cose chiare ed accettabili. Una mancanza di condivisione sociale tra la categoria, il terziario e le istituzioni su rivendicazioni che si portano avanti da oltre dieci anni. Situazione che non ha prodotto nessun risultato migliorativo per il comparto pesca, trascurando problemi che stanno crescendo e che mettono in dubbio non la questione dell’attività di pesca ma l’equilibrio economico della pesca con l’aumento dei costi gestionali e un aumento dello sforzo di pesca continuo della flotta croata che ci concorre sia sulle risorse che sul mercato avendo un mare più pescoso e organizzando il lavoro in funzione delle richieste commerciali. E’ necessario evitare divisioni e cominciare ad affrontare i diversi problemi, ma proponendo soluzioni che coinvolgono tutti in un progetto di cambiamento sostanziale della città che non guardi solo al mare ma soprattutto a quello che avviene a terra visto che la qualità del nostro pescato non viene più riconosciuto e apprezzato”. Stoppiello lancia dei dati allarmanti, giusto per non farsi mancare nulla. “Il 60% delle barche di Manfredonia sono in vendita, il che vuol dire, dare il colpo di grazia alla già debole situazione economica della città in un momento difficile e importante che le istituzioni, nonostante la complessità dei problemi, si facciano carico di aprire un confronto, tracciare un percorso di rilancio del settore. La marineria ha risorse professionali che opportunamente organizzate insieme al miglioramento e utilizzo delle infrastrutture esistenti e a un cambio di mentalità della categoria che non guardi dietro e non vivere alla giornata, ma a una programmazione più a lungo termine. La perdita di valore del nostro prodotto negli ultimi anni sia alla produzione che dal commercio si può stimare intorno al 10 milioni di euro che recuperati darebbero alla nostra città un contributo al bilancio”. E’ importante fissare un luogo di confronto tra Capitaneria e la commissione straordinaria che ci sta governando, al fine di stimolare soluzioni condivise per l’economia di Manfredonia. Non sappiamo se sia nei loro programmi istituzionali”. La pesca per Manfredonia è sempre stato un settore importante ed ha bisogno di evolversi conquistando compattezza e serietà di dialogo per poter sperare che questo settore possa produrre, in futuro, numeri gratificanti per l’economia della città.
di Flavio Ognissanti