Nel terzo millennio la scienza e la tecnologia hanno fatto passi da gigante. In proporzione, però, sono incrementati i disagi e le patologie correlate all’abuso dell’IT Information Technology, dello IAD Internet Addiction, riscontrando anche in Italia i casi di Hikikomori, adolescenti che vivono più la vita virtuale, estraniandosi da quella reale. Le “classiche” dipendenze da ludopatia (gioco d’azzardo) e da alcol continuano a persistere. Giovedì 6 Febbraio, durante il programma radiofonico di Rete Smash “pillole di salute”, condotto da Stefania Troiano, tratteremo il tema dell’alcolismo.
I dati ISTAT sono allarmanti. Dal Report emerge che < Il consumo di alcolici tra gli adolescenti – sia quello giornaliero (peraltro molto contenuto), sia quello occasionale (seppure con un andamento oscillante negli ultimi anni) – è diminuito sensibilmente, passando dal 29% al 20,4%, sebbene nel consumo di alcol le fasce d’età a eccedere più frequentemente sia proprio quella degli adolescenti di 11-17 anni (22,9% maschi e 17,9% femmine) seguita da quella dei giovani di 18-24 anni (22,8% maschi e 12,2% femmine), preceduta solo dagli ultrasessantacinquenni (36,2% uomini e 8,3% donne)>. I dati statistici dimostrano che sale la percentuale degli adolescenti che beve alcol prevalentemente nei pub e in discoteca in modo smodato fino ad ubriacarsi, fenomeno noto come binge drinking. Il Rapporto Istat afferma che <Si parla di binge drinking (ubriacatura) quando si assumono oltre 6 unità alcoliche (UA) in un’unica occasione. Una unità alcolica corrisponde a circa 12 grammi di etanolo che sono contenuti in un bicchiere piccolo (125 ml) di vino a media gradazione, in una lattina o bottiglia di birra (330 ml) di media gradazione o in una dose da bar (40 ml) di superalcolico>. Gli adolescenti 11-17 anni e i giovani (fino a 44 anni) consumano prevalentemente birra e aperitivi, amari e superalcolici. Sono forti le differenze di genere: gli uomini scelgono soprattutto la birra, le giovani fino a 24 anni invece aperitivi, amari e super alcolici. Per combattere questo fenomeno occorrerebbe informare ed educare i ragazzi a un consumo moderato di alcol non legato alle mode, superando l’ignoranza e i falsi miti legati alla socializzazione e al successo. L’alcol assunto precocemente danneggia in modo irreversibile il cervello che è in fase di sviluppo nell’età adolescenziale. La prevenzione è quanto mai necessaria, attraverso opportune campagne formative presso le agenzie educative e nelle famiglie, molti comportamenti scorretti vengono appresi anche tra le mura domestiche. La fascia d’età adolescenziale è molto delicata in cui tutto è messo in discussione. Occorrono figure professionali di fiducia a cui i giovani possono far riferimento per affrontare i primi segni di disagio.
L’AICAT, Club alcologico di Manfredonia, presente da ben 14 anni, riveste questo ruolo fondamentale nel territorio. Le famiglie di ogni classe sociale, accolte nel Club, condividono il proprio disagio con altri che lo vivono come padri, madri, figli, avvertendo un maggior sollievo nel confrontarsi. I benefici dell’auto-mutuo-aiuto sono ampiamente analizzati da studiosi, non ultimo il contemporaneo prof. Fabio Folgheraiter che attraverso la sua “scuola di pensiero” forma Istituzioni, Associazioni e professionisti ad affrontare i tanti “disagi” del nostro secolo attraverso il “lavoro sociale di rete”. Anche a Manfredonia sono presenti servizi socio-assistenziali realizzati attraverso il “network” di Associazioni, Cooperative, Istituzioni e Parrocchie che fondano le loro azioni con le pratiche “del fare assieme”. Il Servizio fornito dal Club Alcologico di Manfredonia potrebbe ancor più svilupparsi se nella Rete collaborassero maggiormente le Istituzioni (ASL e Comune) non sempre presenti.
Grazia Amoruso