:
(di Maria Teresa Valente)
Eventi meteorologici imprevedibili, opere dell’uomo, cambiamenti climatici, destino. Sono tante le cause o le concause che negli anni hanno visto Manfredonia, in particolar modo nel mese di luglio, protagonista di eccezionali precipitazioni che hanno provocato danni ingenti e, purtroppo, anche vittime. La cronaca delle abbondanti piogge di questi giorni è cosa nota, ma andando indietro nel tempo viene in mente l’alluvione di Sant’Anna del 1951, l’alluvione del 15 luglio 1972 e quella del 29 luglio 1976.
Il 15 luglio di 47 anni fa era un sabato. Io non ero ancora nata e mio padre, che con la sua famiglia si era trasferito da poco meno di due mesi dalle Tremiti a Manfredonia, mi racconta spesso che la sua mamma affacciandosi al balcone della loro abitazione, un quinto piano in via Torre dell’Abate, iniziò a chiamare i figli fuori dicendo di vedere le macchine camminare giù in strada su di un fianco. Mio padre aveva appena 14 anni e rimase molto colpito nel vedere quel giorno scene catastrofiche che non dimenticò mai. Il palazzo in cui abitava si trovava nel pieno del quartiere travolto da una furiosa piena. Secondo le cronache dell’epoca, più che dalle abbondanti precipitazioni, il disastro di quel giorno fu provocato da un enorme fossato poco più a monte degli uffici delle Poste di via Torre Santa Maria che si riempì d’acqua e straripò come quando una diga cede improvvisamente e le sue acque impetuose travolgono ogni cosa.
In quel tragico sabato a Manfredonia persero la vita quattro persone, di cui tre bambini: i fratellini Giovanni e Nina Riccardo di 7 e 2 anni, Raffaella Tomaiuolo, di 8 anni, ed un pensionato di 73 anni, Alessandro Manzella. Giovanni e Nina Riccardo abitavano in via Tribuna, quasi di fronte la chiesa di Santa Maria delle Grazie. Quando arrivò la valanga d’acqua, poco dopo le 6.30, erano in casa a dormire con altri 3 fratelli in un letto accanto a quello della loro mamma, Angela Granatiero, all’ottavo mese di gravidanza. Il papà Giuseppe era già uscito per lavorare. A seguire la cronaca dell’inviato Franco Capone pubblicata sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 18 luglio 1972.
<<Mentre la città è ancora attonita per la sciagura che si è abbattuta fulminea sulla sua gente e mentre ferve il lavoro per liberare le case e le strade di alcuni quartieri dal fango che si è accumulato, abbiamo raccolto dalla viva voce di alcuni fra i più colpiti dall’alluvione le testimonianze di quei drammatici momenti. Fra le persone da noi avvicinate anche la mamma dei due fratellini Giovanni e Nina Riccardo annegati in via Tribuna. Ricoverata in una clinica, Angela Granatiero, trentottenne mamma di 5 figli ed in attesa del sesto, è indubbiamente la donna più sconvolta di tutti. Il suo racconto è un dramma vissuto momento per momento. “Ricordo in questo momento poco – ha detto con voce rauca e a testa bassa – ho sentito gran rumore di acqua, mi sono alzata di corsa e sono andata a svegliare i bambini che dormivano tutti insieme in un lettino accanto al mio. Ho cercato di metterli in salvo, quando ho visto in casa più di un metro d’acqua. La furia delle acque ci ha sbattuto a destra e a sinistra. Era un mare agitato in casa mia e ho gridato disperatamente aiuto. Da quel momento non ho capito più niente”. Nella stanza accanto, in un lettino, si trova ricoverata anche una figlia della signora Granatiero, Rosa Riccardo, 11 anni, promossa alla seconda media: “Ricordo solo di aver visto scappare in uno stanzino i miei fratelli Giovanni e Matteo e chiudersi la porta dietro per non far entrare l’acqua che ormai aveva invaso letteralmente la casa”. “Poi – ha soggiunto la ragazzina – ho sentito le urla di mia mamma che cercava di chiamare delle persone per aiutarci. Non mi ricordo più niente”. All’ospedale civile, dove sono ricoverati gli altri feriti, abbiamo avvicinato due giovani. Pietro Tomaiuolo di vent’anni, militare, ci ha detto: “Sono in licenza per pochi giorni. Oggi avrei dovuto ripartire, quando l’acqua è entrata in casa non si capiva più niente. Ho visto i mobili galleggiare e i letti coperti dalla fiumana. Ho cercato di mettere in salvo i miei nipotini e mia madre che è anche anziana. Poi scalzo devo aver messo i piedi su qualche cosa che me li ha feriti. Trasportato dalla forza dell’acqua che entrava in casa ad ondate violente, ho picchiato la testa contro un muro. Poi è accorsa gente ad aiutarci ed ora sono qui”. Ancora più drammatico il racconto del meccanico Pasquale Pasqua di 24 anni abitante in via Tribuna: “Appena mi sono reso conto che l’acqua entrava in casa e si faceva sempre più alta, mi sono alzato dal letto di corsa. Ho aperto la porta per rendermi conto di quanto stava accadendo, ma l’acqua è entrata dentro con una furia tremenda. Ho svegliato tutti per dire di scappare. Mi sono ricordato subito che in una camera accanto alla mia c’era mia sorella che dormiva con i bambini tutti piccoli. Senza nemmeno svegliarli, ho preso in braccio due nipotini e li ho portati sul tetto della mia officina che è adiacente a casa. Poi sono tornato a prendere mia sorella con l’altro figlio e li ho fatti salire sul tetto. Quando sono ritornato in casa per cercare di salvare ancora qualcosa, la fiumana mi ha scaraventato contro un attrezzo che si trovava in officina e mi sono tagliato. Quello che ho passato questa mattina – ha concluso – non lo dimenticherò mai per tutta la vita”>>.
Nove furono le persone ricoverate in ospedale: Lucia Tomaiuolo, 8 anni, gemella di Raffaella, vittima dell’alluvione, e Pietro Tomaiuolo, 20 anni, loro fratello; Pasquale Pasqua, 24 anni; Mattia Mione, 59 anni; Raffaele Di Lascia, 20 anni; Addolorata Palumbo, 64 anni; Teresa Iaccarino, 54 anni; Rosa Riccardo, 11 anni, sorella di Giovanni e Nina, e Angela Granatiero, 38 anni, loro madre.
Trecento furono le famiglie che rimasero senza un tetto poiché le case furono dichiarate pericolanti dai tecnici.
Per le quattro vittime fu proclamato il lutto cittadino ed i funerali furono celebrati da Monsignor Valentino Vailati. Il cordoglio per il tragico evento giunse anche dal papa. Il dolore che avvolse la città fu enorme ed il ricordo è ancora oggi indelebile in quanti, residenti o emigrati tornati a far visita ai parenti, erano in quei giorni a Manfredonia.
Maria Teresa Valente
https://www.facebook.com/manfredoniacity/posts/2338255486266143?__tn__=K-R
2 anni fa ho ricordato un episodio di quella tragica notte ma per fortuna a lieto fine …con il salvataggio che mi zio fece di un intera famiglia con padre madre due figlie piccole e 2 anziani ad opera di mio zio Raffaele Fatone