Il Festival di teatro delle scuole organizzato dalla bottega degli Apocrifi ha concluso il 27 giugno scorso la quindicesima edizione. All’interno del Festival ha debuttato la nuova produzione della compagnia, ispirata agli Uccelli di Aristofane, ed è stato quasi un rito collettivo di libertà, un rito che ha portato a ragionare, non un semplice divertimento. Lo spettacolo ha coinvolto attori e musicisti professionisti affiancati da centocinquanta bambini e adolescenti che hanno preso parte al Laboratorio Teatro Diffuso. Una vera e propria produzione della nostra Comunità che ha registrato tre giorni di sold out e che a settembre verrà rappresentata in Spagna. In quindici anni di attività i laboratori del Teatro diffuso “Con gli occhi aperti” della Bottega degli Apocrifi sono diventati quasi un’esigenza per i ragazzi che scelgono di seguirli autonomamente e per gli alunni di quelle scuole dove dirigenti “illuminati” ritengono il teatro un’attività indispensabile e necessaria da inserire nell’offerta formativa di un’istituzione scolastica. Sono quelle attività che, se non finanziate dai PON, si fa tantissima fatica a realizzare con gli scarsi fondi di cui ormai dispongono le scuole. E invece il teatro, così come lo vivono i ragazzi in quest’esperienza che la Bottega degli Apocrifi porta avanti caparbiamente, e non senza affanno economico, è una scuola di vita, un luogo dove le nostre giovani menti si sentono ascoltate. “Tutti noi dovremmo investire un po’ del nostro tempo a cercare di ascoltare gli altri. – Ci ha riferito Cosimo Severo, direttore artistico della Bottega degli Apocrifi – Io non insegno il teatro ai ragazzi, ma dedico del tempo ad ascoltarli, li seguo senza giudizio e senza un limite di partenza. L’unica cosa che gli chiedo è di spegnere i cellulari, che non è cosa facile ma dopo un po’ diventa automatico. Questo li pone in una dimensione differente, devono mettersi in ascolto di se stessi e degli altri. Il mio lavoro è quello di dargli la motivazione per tornare. Aristofane, secondo me e Stefania (Marrone ndr), era il testo che andava bene per loro, che potesse parlargli anche a distanza di 2450 anni, e adesso sanno tutto di quest’autore greco del 414 a.C. Hanno perfino deciso di stravolgere il finale perché non lo sentivano loro, Aristofane ci perdonerà”. Tanti ragazzi al termine dei laboratori vogliono restare a dare una mano a chi gestisce il teatro “Lucio Dalla”, perché ormai lo sentono come una casa, e questo vuol dire teatro “abitato”, perché durante i mesi di laboratorio non si impara solo come si realizza una produzione, ma si capisce che c’è anche chi pulisce il teatro e chi si occupa della manutenzione delle luci e delle attrezzature. E’ un luogo che ha bisogno di cure, non un mero contenitore dove si vanno a guardare le rappresentazioni teatrali per poi tornare a casa. I ragazzi, quindi, da fruitori dei laboratori diventano frequentatori “attivi” del teatro, un teatro che non è di nessuno, ma quando qualcuno lo abita diventa proprietà di qualcuno. E così dovrebbe essere per tanti luoghi della nostra città: qualcuno dovrebbe impegnarsi ad abitarli e renderli posti di cui prendersi cura aprendoli agli altri, come la Bottega degli Apocrifi abita il teatro “Dalla”, facendone un luogo dove la cultura non è solo di passaggio ma si “fa” e si trasmette alle nuove generazioni.
di Mariantonietta Di Sabato