Sono francamente mortificato ed esterrefatto nel dover nuovamente evidenziare la richiesta di aiuto degli operatori del 118 della provincia di Foggia.
Dopo il mio intervento del 14 settembre scorso in quest’aula, dopo aver partecipato ad incontri pubblici con vertici aziendali e rappresentanti istituzionali regionali, mi illudevo che le ragioni che avevano provocato proteste ed iniziative di lotta fossero state affrontate, che il buonsenso nei confronti di lavoratori, ma prima di tutto padri di famiglia, avesse avuto la meglio.
Invece, non solo dalla stampa, ma anche da mail, lettere e messaggi che mi arrivano personalmente, apprendo che il disagio decennale dovuto alla continua precarietà, non solo lavorativa, ma anche di diritti e dignità, continua e assume sempre più i connotati della vessazione e della intimidazione, con lo spettro, e talvolta con l’attuazione, di licenziamenti o sospensioni di turnazione.
Apprendo delle tante difficoltà degli operatori del servizio del 118 a poter garantire una vita dignitosa alle proprie famiglie; di una formazione continua del personale che, spesso, viene pagata dallo stesso lavoratore, così come, addirittura, in diversi casi, la divisa da lavoro.
Ora, personalmente, sono stato, qualche giorno fa, a raccogliere le istanze di questi lavoratori. Ho con me un cospicuo numero di segnalazioni e con queste, con i rappresentanti sociali, andremo, nuovamente ad interloquire con i vertici aziendali e regionali, per capire, una volta per tutte, a che punto è l’attivazione dell’AREU (azienda regionale emergenza urgenza) e quali sono le cause che ostano il passaggio di tali lavoratori alla società in house Sanità Service.
Ma soprattutto, occorre far luce sui rapporti tra le Associazioni, la ASL, la Regione ed i lavoratori.
E’ questo che viene richiesto ai rappresentanti istituzionali ed è questo che io farò.