Una sorta di “passaggio di consegne”, di padre in figlio. A garanzia della riuscita degli affari, infatti, vi era il cognome. E tanto bastava. Pacilli, come Giuseppe Pacilli, Peppe U’ montanar, elemento di spicco del clan Li Bergolis, catturato dalla Squadra Mobile di Foggia nel maggio 2011 a seguito di un periodo di latitanza durato oltre due anni. Forte del suo cognome, il figlio Francesco Pio Pacilli, di 22 anni, aveva messo su una solida attività di traffico di stupefacenti, insieme a Libero Caputo, commerciante 41enne, in grado di gestire ingenti quantitativi di stupefacente – nello specifico hashish – monopolizzando, di fatto, lo spaccio nella città di Manfredonia.
Questa mattina, infatti, gli agenti di polizia del Servizio Centrale Operativo, delle Squadre Mobili di Foggia, Bari e del Commissariato di Manfredonia – il cosiddetto “Gruppo Gargano” – coadiuvati da personale dei Reparti Prevenzione Crimine “Puglia Settentrionale”, “Puglia Meridionale” e “Lucania”, hanno eseguito una ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. di Bari su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, nei confronti di otto soggetti (sei in carcere e due ai domiciliari), alcuni dei quali contigui alla criminalità organizzata garganica del gruppo mafioso dei Montanari e ritenuti a vario titoli partecipi dell’organizzazione criminale operante a Manfredonia e capeggiata dal giovane Pacilli.
L’attività in questione è stata coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, diretta dal Procuratore Giuseppe Volpe e con i Pubblici ministeri direttamente impegnati, sostituti procuratori Pasquale Drago e Ettore Cardinali. Essa ha permesso di delineare l’esistenza di un sodalizio criminale finalizzato al traffico di sostanze stupefacenti avente come base operativa la città di Manfredonia e dedito allo smercio di consistenti quantitativi di stupefacente del tipo hashish. Più nel dettaglio, le fondamentali risultanze emerse dalle attività tecniche, supportati da importanti riscontri, hanno permesso di accertare l’esistenza di una struttura organizzativa caratterizzata da un sistema verticistico facente capo a Libero Caputo, imprenditore nel settore del commercio a Manfredonia, e Francesco Pio Pacilli, entrambi deputati alla gestione, in prima persona, degli acquisti delle forniture di consistenti quantitativi di stupefacente, sfruttando relazioni privilegiate con altre consorterie criminali della provincia, ed occupandosi della gestione contabile dei consistenti ricavi generati dalla vendita al dettaglio attraverso una collaudata e ben organizzata rete di spaccio composta dagli altri sodali sotto-ordinati con grado di pusher a cui i due imponevano precise regole per lo spaccio al dettaglio.
L’attività investigativa ha permesso di accertare come proprio la caratura criminale del giovane Pacilli permetteva all’intera associazione di poter agire indisturbata nel comune di Manfredonia, assumendo di fatto il monopolio della gestione e smercio al dettaglio dell’hashish, che si concentrava principalmente in piazza Mercato e in zona ‘Monticchio’. Peraltro, ad ulteriore conferma della scaltrezza e dello spessore criminale dei due, le attività tecniche hanno evidenziato il tentativo dei due di sbarazzarsi delle attenzioni rivolte loro dalle Forze di Polizia, sfruttandone la risonanza del gesto nel rapporto con i sodali e più in generale con gli altri concorrenti, dapprima incendiando l’auto di un appartenente alle forze di Polizia e successivamente arrivando addirittura a formalizzare una denuncia per atti persecutori nei confronti del medesimo per allentare i frequenti controlli di polizia.
Inoltre, indagine – concentrata nei mesi settembre/dicembre 2017 – ha dimostrato che gli interventi degli operatori di polizia a carico dei vari esponenti di questa organizzazione criminale, caratterizzati da arresti e sequestri di consistenti quantitativi di stupefacente, comunque non interrompevano l’acquisto dello stupefacente ed il costante rifornimento delle piazze di spaccio. Infatti, l’11 novembre dello scorso anno, Caputo, Pacilli e Lorenzo Palena furono tratti in arresto da una volante del Commissariato di Manfredonia che, sotto la direzione degli operatori del “Gruppo Gargano” di questa Squadra Mobile, simulando un casuale controllo di Polizia sulla strada provinciale che porta a Manfredonia, trovarono i tre in possesso di 5 panetti di hashish del peso complessivo di 1 kg. Il tentativo di disfarsi dello stupefacente per sfuggire al controllo di polizia ed al conseguente arresto fu vanificato dalla prontezza degli operatori di polizia che notarono il lancio dal finestrino dell’involucro contenente lo stupefacente.
Ad ogni modo, tale arresto non impedì alla consorteria criminale di proseguire i lucrosi traffici illeciti. Infatti, a soli due giorni dal loro arresto, Pacilli e Caputo, ristretti in regime di detenzione domiciliare, pianificarono l’ennesimo viaggio verso la città di Cerignola per l’approvvigionamento di un ulteriore consistente quantitativo di hashish volto a recuperare la perdita inflitta dalla polizia. Su esplicito incarico dei vertici dell’organizzazione, infatti, Matteo Caputo e Raffaele Quitadamo, si procuravano un’auto e intraprendevano il viaggio alla volta di Cerignola in visto di un nuovo approvvigionamento di hashish. Pertanto, una volta assicuratisi la disponibilità di un altro chilogrammo di hashish, i due rientravano a Manfredonia, stavolta percorrendo strade secondarie e di campagna proprio al fine di scongiurare un altro intervento di polizia.
Tuttavia, il servizio di osservazione e pedinamento efficientemente svolto dagli operatori del “Gruppo Gargano” ha pemesso di documentare e accertare l’avvenuto approvvigionamento dello stupefacente. Così, il 13 novembre dello scorso anno, Caputo è stato trovato in possesso di 1 chilogrammo di hashish e tratto in arresto in flagranza di reato proprio sotto l’abitazione del Caputo, cui avrebbe dovuto consegnare lo stupefacente. Le attività investigative hanno permesso anche di accertare che i vari sodali dell’organizzazione criminale erano particolarmente attenti nella scelta dei luoghi di stoccaggio dell’hashish, provvedendo, con cadenza quasi quotidiana, ad effettuare numerosi spostamenti dello stupefacente con il preciso obiettivo di scongiurare ed ostacolare un’eventuale intervento delle forze di Polizia, potendo contare sulla disponibilità di numerosi locali a loro non direttamente riconducibili in quanto intestati ad insospettabili prestanome.
Durante l’intera indagine, infatti, è stato accertato l’approvvigionamento e lo smercio di consistenti quantitativi di stupefacente, nella dimensione di decine di kg., che l’organizzazione riusciva a procurarsi agevolmente sfruttando proprio la caratura e le entrature criminali del giovane Pacilli e le capacità manageriali di Caputo. I due, infatti, nel giro di qualche mese sono riusciti a conquistare l’egemonia dello smercio al dettaglio dell’hashish nella città di Manfredonia, impadronendosi di punti strategici quali “piazzetta Mercato” e più in generale alcuni luoghi di ritrovo dei giovani manfredoniani situati in zona Monticchio di Manfredonia.
Questa inchiesta evidenzia l’attuale interesse della criminalità organizzata garganica nel traffico di stupefacenti e che la spartizione dei relativi ingenti profitti costituisce elemento di tensione tra i diversi gruppi che operano in quell’area. La minuziosa e capillare attività investigativa ha altresì permesso di accertare e documentare numerosi episodi di spaccio al dettaglio dello stupefacente, appurando che la citata organizzazione criminale aveva di fatto egemonizzato il mercato dell’hashish nella città di Manfredonia, eleggendo la “piazzetta Mercato”, luogo frequentato dai giovani della “movida” manfredoniana e per questo motivo strategico per massimizzare i proventi della vendita al dettaglio dello stupefacente, quale base logista per il continuo e massivo rifornimento di stupefacente a giovani e meno giovani manfredoniani.
Con questo provvedimento della Direzione Distrettuale di Bari si è quindi riusciti a disarticolare il gruppo criminale operante a Manfredonia, dimostratosi capace di trattare e smerciare consistenti quantitativi di hashish ed assumendone via via il monopolio della vendita nell’intera città di Manfredonia. Il provvedimento eseguito oggi si inserisce a pieno titolo nell’azione corale portata avanti nel territorio garganico e più in generale nell’intera provincia di Foggia dalla Polizia di Stato, dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e dalla Procura della Repubblica di Foggia, finalizzato ad annientare ogni forma di criminalità nell’intera area garganica e segue analoga operazione compiuta nei giorni scorsi a San Severo, quella denominata Agosto di Fuoco del settembre scorso e quella straordinaria denominata Decima Azione a Foggia.
I NOMI
Francesco Pio Pacilli classe 1996, Libero Caputo classe 1977, Matteo Caputo classe 1998, Salvatore Pacillo classe 1963, Ciro Pacilli classe 1998, Valentino Conoscitore classe 1972 di cui alcuni contigui alla criminalità garganica del gruppo i Montanari, ritenuti a vario titolo, partecipi della organizzazione criminale operante a Manfredonia e capeggiata da Francesco Pio Pacilli, figlio di Giuseppe detto Peppe U Muntaner, elemento di spicco della sanguinosa organizzazione mafiosa del clan Li Bergolis.
Con il medesimo provvedimento cautelare il Gip ha disposto la misura degli arresti domiciliari a carico di Antonio Guerra classe 1980 e la misura dell’obbligo di dimora nei confronti di Raffaele Quitadamo classe 1996, sodali intranei alla stessa organizzazione, dediti, a vario titolo, all’approviggionamento e alla gestione dello spaccio al dettaglio dello stupefacente a Manfredonia