Domenica 3 Novembre 2024

Tesori per il futuro di Manfredonia da salvaguardare e valorizzare

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Presso l’aula consiliare del Comune di Manfredonia si è concluso il secondo appuntamento del Rotary Club di Manfredonia dedicato alla progettualità turistico-culturale del territorio. Per l’occasione l’avv. Enzo D’Onofrio, già Console del Touring Club Italiano e direttore dell’AAST ha parlato dei tre tesori che Manfredonia custodisce: Le Stele Daunie, Coppa Nevigata e le Grotte Scaloria – Occhiopinto. Relazione che volentieri ospitiamo:

 “Ritroviamo i tesori”

“Certamente sapete che ho operato nel settore pubblico del turismo quale direttore di Aziende Autonome di Soggiorno e Turismo, e sin dagli anni ’70 mi sono occupato del binomio turismo cultura, in particolare qui a Manfredonia. Nell’assistere, con i miei collaboratori, studiosi, giornalisti, registi, cine operatori, fotografi, turisti, ospiti illustri, semplici curiosi, visitatori, mi colpivano i momenti di stupore di quanti – percorrendo le nostre strade – rimanevano incantati dalla storia, dalle radici, dalle tradizioni, dall’umanità formatasi e sviluppatasi sin dalle antichissime civiltà mediterranee, da uno scenario e da un contesto ambientale fantastico quanto variegato, da quelle splendide pietruzze che messe assieme formavano e formano un incredibile e policromo mosaico. Uno dei miei impegni, alla direzione dell’Azienda di Manfredonia, quello di porre la nostra importante sede (eravamo a palazzo Celestini) quale punto di riferimento per tutte le missioni archeologiche che hanno operato in zona(tra le altre: Università Foggia, Bari, Genova, Roma, California e South Mississippi, ecc.),concedendo ospitalità operativa presso la sede,organizzando mostre,pubblicando quaderni e relazioni di scavo. Di qui la convinzione maturata che necessitava, e necessita ancor di più oggi, operare non soltanto per rendere agibili luoghi d’arte e di cultura momentaneamente inaccessibili, ma soprattutto per portare in luce eccezionali siti che rappresentano le nostre radici, il nostro modo di essere. Obiettivo che non ho trascurato anche nella mia qualità di Console del Touring Club Italiano, incarico che ho ricoperto per oltre trent’anni. Correva il 2014, quando il Touring, in occasione del 120° anniversario della sua fondazione, si poneva un interrogativo: Quanto del patrimonio storico e culturale del Bel Paese è realmente fruibile?”, scegliendo una nuova avventura, quella di accendere i riflettori sul “patrimonio negato” alla pubblica fruizione, riferendosi a palazzi, ville, castelli, edifici religiosi, musei, collezioni e aree archeologiche, non visitabili, a mezzo del volume “Tesoro Italia”. Un cono di luce sui “beni negati e dimenticati”, perché potessero essere conosciuti e restituiti il più possibile all’ammirazione di tutti. Un pregevole libro di 288 pagine, destinato ai Soci, che descriveva quasi cinquanta beni negati raccontati in brevi saggi d’autore e illustrati da centinaia di fotografie per un nuovo sorprendente viaggio attraverso l’Italia. Il monito quello di ritrovare questi tesori invisibili. In tal modo il Touring dichiarava il proprio impegno nei confronti del Paese, indicando l’ambito nel quale si sarebbe dovuta muovere la politica del turismo. Contestualmente suggeriva a tutti i Soci di partecipare attivamente, indicando altri beni negati,dimenticati o abbandonati. In adesione al progetto Touring, segnalavo ovviamente COPPA NEVIGATA e GROTTA SCALORIA, due siti di eccezionale importanza nella Preistoria Italiana. Condizioni e pregiudiziali, per ogni ipotesi di valorizzazione, l’acquisizione delle aree e la necessità di sostenere le campagne di scavo con puntuali finanziamenti, considerato che trattasi di siti unici per i resti conservati e per la ricchezza dei dati. Sotto il profilo scientifico, ricordo che sono stati pubblicati da qualche tempo sia un volume su “COPPA NEVIGATA” del Prof. Alberto Cazzella e della sua équipe, sia su “GROTTA SCALORIA”, curato dai dott. Elster – Isetti – Robb – Traverso e presentato nel 2016 in pompa magna in America in occasione di un convegno archeologico in Florida. La dott.ssa Eugenia Isetti ci dirà del progetto in atto per Scaloria dal titolo: “Sul filo dell’Acqua-Dalla Puglia assetata del passato ai cambiamenti climatici del futuro -“.Molti problemi, negli anni trascorsi, relativi a luoghi probabilmente dimenticati o abbandonati, sono stati risolti o avviati a soluzione. Tra questi, alcuni ricorderanno, negli anni ’70, la complicata e laboriosa vicenda dell’apertura del Museo Nazionale Archeologico presso il Castello Svevo Angioino di Manfredonia, poi le campagne di scavo e la istituzione del Parco Archeologico di Siponto, i restauri e l’apertura della Cappella della Maddalena, del Museo civico, del Museo diocesano…Ingenti finanziamenti ministeriali hanno consentito di recente di rendere concretamente fruibili altri beni: Ipogei Capparelli in Siponto, chiesa e fabbriche San Francesco, chiesa e fabbriche di San Leonardo, Castello e Museo Svevo Angioino.Anche se, lo ripeterò sino alla noia, occorre ancora disegnare modelli di proficua e di corretta gestione per far viveree rendere compiutamente produttivi questi beni culturali. Ma ritengo che dobbiamo ritrovare oggi anche altri tesori. Solo per fare degli esempi, dovremmo preliminarmente capire perché continuino a non essere fruibile Stele daunie, per le quali è stata avviatala procedura per il riconoscimento di patrimonio dell’umanità, ma da qualche anno il Museo Nazionale Archeologico è inaccessibile! Così come vorremmo che non fosse aperto soltanto in materia frammentaria e occasionale il Museo Etnografico sipontino. E ancora auspichiamo un allestimento definitivo del Museo del mare e che vengano portati definitivamente alla luce l’anfiteatro e la Siponto antica, ancora nascosta, a dirla con l’amico Aldo Caroleo, Presidente dell’Archeoclub, che ha proposto per sabato prossimo una full immersion su Siponto. Andrea Pacilli, Presidente del Rotary, mi ha incaricato di dirvi di Coppa Nevigata, poiché il Prof. ALBERTO CAZZELLA – Direttore della Scuola di Dottorato in Archeologia dell’Università La  Sapienza di ROMA – non ha potuto essere con noi. Seguo da oltre trentacinque anni le vicende del sito archeologico di Coppa Nevigata. Coppa Nevigata, per le caratteristiche dell’ambiente circostante, un tempo caratterizzato dalla presenza di una laguna costiera, fu occupato già nel Neolitico, nel corso del VI millennio a.C. La fase per cui sono disponibili più dati è l’età del Bronzo (II millennio a.C.). In questo periodo la posizione al margine della laguna fu sfruttata dai suoi abitanti per poter essere in contatto con il mare, e svolgere quindi attività di scambio per mezzo di imbarcazioni, senza essere esposti direttamente ad attacchi da parte di assalitori, che ugualmente si spostavano via mare. Nell’età del Bronzo si svilupparono, infatti, forme di bellicosità, come è indicato dalla costruzione di mura in pietrame a secco di notevole spessore (oltre 5 m), dotate di accorgimenti difensivi complessi (porta protetta da lunghe torri; numerose postierle). Le numerose campagne di scavo, che sono state condotte dagli inizi del ‘900, e con regolari campagne annuali dal 1983, hanno consentito di raccogliere più dati che per qualsiasi altro abitato del II millennio a.C. Solo per citare alcune delle informazioni più interessanti che si sono ricavate, si possono segnalare l’attestazione della produzione della porpora e dell’estrazione dell’olio dalle olive (già nel XVIII secolo a.C.) prima che negli altri siti dell’età del Bronzo della penisola italiana, probabilmente grazie ai contatti intessuti dal gruppo umano che qui viveva con le popolazioni transmarine della Grecia pre-micenea, e poi micenea, verso cui probabilmente veniva esportata la porpora. Il sito archeologico, che si estende per poco più di due ettari, si trova in proprietà privata e nel 1979 subì gravi danni da parte del proprietario del terreno e continua a essere esposto all’impatto delle attività agricole attuate con mezzi meccanici che continuano a modificare il profilo della collinetta artificiale costituita dai resti archeologici che si sono qui stratificati nei dieci secoli di vita dell’abitato nell’età del Bronzo e del Ferro. La condizione di trovarsi in proprietà privata non solo rende ogni anno più difficile continuare le ricerche archeologiche nel sito, e ottenere quindi sempre nuove informazioni, ma soprattutto impedisce che sia visitabile da parte della popolazione del territorio e valorizzato come risorsa turistica. Già agli inizi del ‘900 il senatore Angelo Mosso, che fu tra i primi a condurre regolari scavi archeologici, propose che il Ministero competente acquisisse l’area al patrimonio pubblico, ma la sua morte improvvisa non consentì l’attuazione di questo progetto. Nei decenni successivi più volte è stato proposto da parte del prof. Alberto Cazzella, che ha condotto e conduce attualmente gli scavi, che si arrivasse a rendere fruibile questo sito, ma senza un forte coinvolgimento da parte localeè difficile che si riesca a ottenere questo risultato.“Senza cultura e la relativa libertà che ne deriva, la società, anche se fosse perfetta, sarebbe una giungla. Ecco perché ogni autentica creazione è in realtà un regalo per il futuro”. Così lo scrittore, filosofo, saggista, drammaturgo ed attivista francese ALBERT CAMUS, Premio Nobel per la letteratura nel 1957.

Tra gli obiettivi programmatici e tra le autentiche creazioni necessita dunque aprire finestre e spazzare via tutti i veli che nascondono un eccezionale patrimonio sottratto all’ammirazione di tutti. Ma come pensare a ipotesi progettuali per Coppa Nevigata se il sito è circondato da proprietà privata, quindi non raggiungibile, non visibile, non visitabile? L’ho detto in un recente convegno e non me ne vogliate se lo ripeto: cerchiamo di incentrare ogni sforzo per far emergere, per far conoscere e amare quegli aspetti che ancora di più possono individuare e caratterizzare Manfredonia quale terra di cuore, centro pilota, crocevia di nuovi turismi, marina del Gargano, puntando sulla qualità del nostro sistema. Leghiamo con un filo d’oro, annotando gli impegni sulla nostra agenda quotidiana, Museo Archeologico Nazionale, Stele Daunie, Siponto antica, Coppa Nevigata, Grotta Scaloria. Insieme, si può e si deve.Non abbassiamo la tensione, mettiamo in rete le rappresentanze di tutte le forze sociali, politiche e culturali che vorranno aderire, perché possano offrire collaborazione e sostegno intorno a un tavolo tecnico; chiediamo il fondamentale concorso dei nostri Parlamentari e dei Consiglieri regionali, anche per la ricerca delle fonti di finanziamento per l’acquisizione delle aree e per le necessarie campagne di scavo. Avanti, tocca anche a tutti noi dare supporto alla pubblica amministrazione e alla mano pubblica,con consapevolezza con sentimento con entusiasmo, perché quando si elimina la passione da un impegno, da un obiettivo, da un progetto, da un evento,tutto diventa irrimediabilmente grigio.”

Enzo D’Onofrio

Foto di Lorenzo Tagliamonte

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Commenti

  • Ritengo che se lo “scrigno di Sipomto” verrebbe alla luce, anche in parte, darebbe la stura ad una campagna di scavi che stravolgerebbe la storia di questa città che vive una depressione economica, lavorativa, sociale e politica/amministrativa. L’esempio Caroleo che si sporca le mani in Dipinto antica è un fare del fare che non ha eguali….basta parole, fatti per far e,erigere le ricchezze nascoste del nostro territorio che dal turismo potrebbe avere tanto ma sopratutto dare molto altro.

    cittadino 10/11/2018 20:50 Rispondi

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