Si è tenuta la sera del 4 agosto l’inaugurazione della statua realizzata da Florian Lettl, ispirata da un dipinto di suo padre Wolfgang, che tanto amava i nostri luoghi. Questo bellissimo monumento abbellirà la piazza detta della Rotonda per i prossimi vent’anni, rinnovabili. Per questo periodo di tempo Florian Lettl ha concesso la sua opera alla città di Manfredonia in comodato d’uso gratuito, e del quale gli siamo profondamente grati.
Un regalo sul quale nei giorni scorsi il popolo sipontino ha ironizzato, facendo battute su l’impressione che dall’esterno dà questa opera. Per ovviare a questa mancanza di senso estetico, dovuto anche al fatto che in tanti ignorano il significato profondo di quest’opera, improvvisandosi critici d’arte, pensiamo sia giusto riportare il discorso che Florian Lettl ha tenuto durante l’inaugurazione. In poche parole Florian ha descritto il senso di quei due uomini che con una grossa sfera sulle spalle, lo sguardo rivolto verso il basso, cercano di scalare una sorta di montagna uno contro l’altro.
“Rappresenta due persone, ognuna con la sua sfera pesante, da portare all´insù. Sembrano essere due Sisifi. Il mito di Sisifo racconta che per punire la sagacia dell’uomo che aveva osato sfidare gli dei, Zeus decise che Sisifo avrebbe dovuto spingere un masso dalla base alla cima di un monte. Tuttavia, ogni volta che Sisifo raggiungeva la cima, il masso rotolava nuovamente alla base del monte ed ogni volta, e per l’eternità, Sisifo avrebbe dovuto ricominciare da capo la sua scalata senza mai riuscirci.
Albert Camus, nel suo saggio “Il mito di Sisifo” del 1942, vide in Sisifo la personificazione dell’assurdità della vita umana, che lascerebbe come soluzione il suicidio, anche se quello “fisico” non risolve il problema del senso; ma Camus conclude i suoi pensieri filosofici affermando: “Bisogna immaginare Sisifo felice e libero durante la scalata del peso che rotola verso il basso.”
Qui nella scultura il Sisifo é raddoppiato, ma non arriveranno mai alla cima in quanto i due personaggi si intralciano a vicenda. Ma l’assurdo è che non riescono a capire il motivo che impedisce loro di andare avanti. Noi che possiamo vedere la situazione da lontano, in modo obiettivo, sappiamo che se si piega la testa sotto il pesante carico non si riesce a vedere cosa fa l’altro, in quanto lo sguardo è indirizzato soltanto verso i propri piedi e si sente soltanto che niente va avanti.
Ma noi che siamo amati da un Dio non siamo condannati a questo impegno come Sisifo.
La sfera è il simbolo di questa nostra missione terrena, è il peso che sosteniamo quotidianamente con la nostra capacità e con la nostra volontà, questo è importante per noi, per la nostra vita, per la nostra missione. Lavoriamo sostenendo questa sfera ogni giorno, nella vita privata così come nella vita politica.
Ma se le sfere diventano fardelli, pesi, come apparirebbe in questa scultura, che ci impediscono di vedere uno l´altro e non ci consentono di arrivare alla cima, per poi essere felici e liberi durante la scalata del peso che rotola verso il basso, bisogna ripensare la nostra missione, rettificare le nostre dottrine, superare il nostro egoismo. Dobbiamo mettere a parte le sfere per dare al nostro dirimpettaio una mano, per aiutarci a vicenda per arrivare insieme alla meta e non per frapporre ostacoli e impedimenti l’un l´altro.
Spero che questa scultura diventerà un monumento per ripensare la nostra situazione, per non dimenticare i nostri vicini, coloro che ci sono di fronte, per superare gli egoismi che purtroppo si diffondono prepotentemente nel mondo, sia nella vita privata sia nella vita pubblica e politica“.
Anche il nostro sindaco, Angelo Riccardi, che ha sostenuto il progetto di Florian, si è detto molto contento di questo regalo che sicuramente attrarrà appassionati d’arte non solo italiani.
Nella speranza che anche il popolo sipontino impari ad apprezzare non solo l’ingegno di questo generoso artista, ma anche l’opera in sé con tutto quello che vuole dirci e su cui invitiamo tutti a riflettere.
In fondo anche i francesi non apprezzarono la Torre Eiffel quando si decise di lasciarla anche dopo l’esposizione universale. Oggi, a più di un secolo dalla sua costruzione, chi potrebbe immaginare Parigi senza la Torre Eiffel?
Mariantonietta Di Sabato